Durante le vacanze, tutto era immaginabile fuorché una polemica a tutto campo tra la Chiesa cattolica e l’intera classe politica italiana. Ma questo fatto era davvero imprevedibile?
Con le dimissioni di papa Ratzinger e l’inizio del pontificato di papa Bergoglio, la Chiesa sembra aver nuovamente assunto le celebri parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura!”. Con questo motto si sta portando ad un profondo e vero rinnovamento interno che ha come stella polare la riscoperta della sua vocazione sociale nei confronti degli ultimi della terra. Una rivoluzione che ha quindi molto il sapore francescano ed è credibile all’esterno, pur con qualche inciampo, perché si pone come primo obiettivo innanzitutto quello di cambiare la Chiesa stessa.
Con questo processo la Chiesa sta tornando ad essere punto di riferimento non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Questo percorso crea però scintille con una politica italiana che vive invece enormi difficoltà nel rinnovare sé stessa, a partire dalla “storica” crisi senza fine del sistema dei partiti, crisi che dura ormai da oltre 20 anni e che sta divorando la qualità della nostra democrazia.
Sia ben chiaro, è ingiusto dire che i politici son un gruppo di furbi, come dice monsignor Galantino, conosco infatti molte persone, credenti e non, che cercano in ogni modo di portare i valori cristiani nella vita pubblica. Ma allo stesso tempo è vero che spesso i cattolici impegnati in questo ambito, come giustamente sottolineava Giorgio Merlo, sembrano oggi privi di forza e carisma e pare abbiano addirittura smarrito la propria storia!
La frase che più di ogni altra fotografa questa enorme distanza è contenuta nell'ultima enciclica di papa Francesco: “Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla
preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente”.
In altre parole: esiste un grave problema da risolvere? (in questo caso la questione ambientale che incombe sul futuro del nostro pianeta ma potremmo traslare il ragionamento su un'altra emergenza locale o globale). Al posto di mettere al centro il Bene Comune e costruire le migliori soluzioni possibili, nei luoghi di responsabilità proprio chi dovrebbe osare per primo, sceglie invece la strada della Realpolitik. Il risultato è devastante: senza validi esempi molti ragazzi decidono di impegnarsi nelle attività di volontariato, mentre nei luoghi dove si decide il destino di una città o di un Paese dominano gli interessi economici o i “furbi” additati da monsignor Galantino. |