Diciamoci la verità, anche se può essere un po' scomoda. Spiace dover constatare, almeno in questa travagliata fase storica, che la presenza politica dei popolari di ispirazione cristiana, sia alquanto marginale, se non del tutto evanescente. Certo, già conosciamo la risposta: i vertici dello Stato, del Governo, e molti esponenti politici nazionali e locali provengono da quell'area culturale. Ma questa considerazione, come tutti sanno, è politicamente del tutto ininfluente. Perché anche un non addetto ai lavori è consapevole che in politica non conta la provenienza del singolo ma, semmai, la capacità di saper organizzare un "pensiero" e trasformarlo poi in fatto organizzativo in grado di incidere nella concreta dialettica politica, culturale e istituzionale.
Ora, tutti sappiamo che la storia non si ripete mai. E, del resto, sarebbe del tutto fuori luogo pensare oggi a una semplice riedizione di esperienze del passato. Da una DC in miniatura o a un PPI riaggiornato o anche solo a una Margherita rivista e corretta. No, quelle esperienze non devono essere rimosse, come ovvio, dalla memoria storica ma è molto difficile, se non impossibile, riproporle in un contesto politico così diverso rispetto anche solo ad un recente passato.
Quindi, i cattolici democratici devono limitarsi a contemplare i fasti del passato o, peggio ancora,
ridursi a una presenza del tutto testimoniale e dunque irrilevante nella stagione contemporanea?
Considero questo epilogo fuori luogo e anche anacronistico. La presenza, il ruolo, la stessa "mission" della cultura cattolica democratica continuano ad essere utili, se non indispensabili, anche nell'attuale congiuntura politica italiana. Anche senza un partito organizzato o una corrente organizzata in un partito.
Semmai, serve una presenza compatibile con le modalità organizzative imposte dalle dinamiche politiche contemporanee. E cioè, una presenza politica nella "diaspora" che sta caratterizzando l'universo cattolico democratico nel nostro Paese. Una presenza, quindi, plurale e disseminata in varie formazioni politiche che difficilmente possono identificarsi nel solo PD. Ma, per restare al solo PD, la presenza dei cattolici democratici trova cittadinanza in tutte le varie e numerose componenti che compongono e affollano il partito. Tanto quelle riconducibili alla maggioranza quanto quelle che si riconoscono nella attuale minoranza. Una presenza, cioè, che svolge un ruolo di lievito e di fermento per l'elaborazione e la costruzione di politiche che siano ispirate a un complesso valoriale profondamente ancorato al nostro impianto costituzionale. Una presenza oggettivamente dispersa in molti rivoli ma che può contribuire, anche in un clima difficile, complesso e confuso come quello che stiamo vivendo, a definire un quadro politico meno legato alla improvvisazione e all'estemporaneità.
Certo, in una politica dominata dal leaderismo e da una crescente "personalizzazione" della politica non è affatto semplice riaffermare e riattualizzare la cultura cattolica democratica. Ma, almeno per chi proviene da quel filone culturale, continuare a coltivare quei valori, quei principi, quel progetto politico e quello "stile", per dirla con Scoppola, più che un lusso o un privilegio, è semplicemente un "dovere". Senza indugiare granché sulle contraddizioni e sulle difficoltà dell'attuale stagione politica italiana. E anche senza rifugiarsi in un vittimismo e in una rassegnazione del tutto fuori luogo. |