Giuseppe Ladetto - 2015-05-01 Joseph Roth, uno scrittore da me molto amato, in un bel libricino (Ebrei erranti) del 1927, narra degli ebrei dell’Europa orientale che emigravano nell’Europa occidentale per fuggire dalla miseria e soprattutto dalle discriminazioni presenti nell’est europeo. Roth si sofferma sulla reazione che tale fenomeno provocava nella gente dei paesi di approdo, in particolare negli ebrei occidentali, ai quali era richiesto di dare accoglienza a questi loro correligionari. A fronte di un fenomeno immigratorio che, per quanto coinvolgesse un numero di persone non eccessivo, pareva comunque non aver termine, Roth osserva: “Quando scoppia una catastrofe, i vicini, sconvolti, si dimostrano soccorrevoli. Tale è l’effetto di gravi catastrofi. Sembra che gli uomini sappiano che le catastrofi non durano a lungo. Le catastrofi croniche, invece, sono così mal sopportate che a poco a poco, sia di esse che delle loro vittime, non importa più niente a nessuno, quando addirittura non sono vissute come qualcosa di molesto. A tal punto è radicato negli uomini il senso dell’ordine, della regola e della legge che alle eccezioni senza legge, al caos e alla follia è concesso soltanto un brevissimo tempo. Se però la follia dura a lungo, le braccia soccorrevoli si paralizzano e si spegne il fuoco della misericordia”.
Oggi, di fronte a flussi migratori ben più consistenti e in crescita, dei quali non si intravede un termine temporale, è ovvio che l’opinione pubblica sia disorientata e, se pure ancora manifesta compassione per le molte vittime, è sempre più preoccupata per la dimensione del fenomeno, anche perché non vede, né in campo, né in cantiere, alcuna misura atta a dare una vera soluzione al problema. Ha scritto Benedetto XVI che la strategia principale per affrontare il fenomeno consiste nel migliorare la situazione e le condizioni di vita delle persone nel loro paese di origine affinché non siano costrette ad emigrare. Ma nella società globalizzata, il cosiddetto turbocapitalismo indirizza gli investimenti di capitali ove il rendimento è massimo, e tutto il resto deve essere a ciò subordinato: si accentuano in tal modo gli squilibri tra territori nella distribuzione della ricchezza, nell’occupazione e nei tassi di sviluppo; di conseguenza, gli esseri umani sono spinti a spostarsi dove possano intravedere qualche maggiore opportunità. E quando il fenomeno assume grandi dimensioni, ne risultano distrutti modi di vita, culture e relazioni sociali, sia nei paesi di origine che in quelli di approdo dei migranti.
Oggi, a fronte di queste migrazioni, c’è chi innalza steccati che vorrebbe impenetrabili, e chi invoca come sola misura l’accoglienza; ma, se è giusto l’invito a considerare l’immigrato innanzitutto come una persona bisognosa di aiuto, non è possibile, in argomento, proporre una politica che ignori la difficoltà di ricevere numeri crescenti di immigrati, e che presupporrebbe una società abitata da santi. Roth coglie un aspetto importante del problema, e ci richiama al senso della realtà.
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Giuseppe cicoria - 2015-04-30 C'è un problema serio di cui si parla poco ma che, però, è vivo nella mente della gente e che travalica ogni sano sentimento. In questo momento è in atto una vera e propria guerra di religione scatenata da pazzi sanguinari che interpretano il loro credo islamico in maniera davvero terrorizzante!. Questi sanguinari, approfittando delle norma democratiche in vigore nei paesi occidentali hanno espressamente dichiarato che intendono occupare(gradualmente si intende!) i nostri territori. Non possono integrarsi perchè il loro credo glielo impedisce e, quando, diverranno massa critica imporranno (prima gradualmente, s'intende, poi, con la forza terroristica, se necessario!) le loro leggi del corano anche a noi. Questo credo sia l'unico motivo perchè alcuni paesi previggenti, come la Francia, si oppongono all'ingresso della Turchia nell'Europa. In Italia nessuno si lamenta più di tanto di immigrati di altre religioni rispettosi delle nostre leggi ma abbiamo paura dei musulmani. D'altra parte come si fa a respingere solo i musulmani? Si tratterebbe di ufficializzare questa guerra in atto, e ciò non si deve fare per ovvi motivi. I cosiddetti governi di questo popolo finora si sono dimostrati acquiescienti o ambigui. Non hanno mai dichiarato e agito in modo deciso e compatto per scongiurare questo cataclisma che sta montando. Bisognerebbe parlarne di più con concretezza e serietà soprattutto con costoro. Per il resto salviamo tutti ma mandiamo a casa quelli che non avrebbero alcun motivo o diritto. |