Come creare lavoro. Questo è il primo problema da risolvere. Se vogliamo è più importante anche rispetto alla progressiva perdita di democrazia nel nostro Paese, l’altra questione su cui i Popolari piemontesi hanno deciso di incentrare la loro preoccupata attenzione. Infatti la disoccupazione e la mancanza di prospettive di lavoro sono la piaga che più favorisce derive autoritarie, come Storia insegna.
Quindi, come creare lavoro in Italia? Con alcuni articoli preliminari abbiamo cercato di fornire una serie di spunti utili a definire il problema (li trovate tutti nella sezione CREARE LAVORO della home page). Un grazie soprattutto a Franco Maletti per i suoi contributi senza reticenze, e per il primo tentativo di dare una risposta alla nostra domanda focale.
Siamo già tutti consapevoli di quanto sia ampio e complesso il problema. Qualche furbacchione ha cercato di far credere che si possa creare lavoro modificando l’articolo 18 o le modalità di reclutamento della manodopera. Ridicolo. Chi ha sventolato questi provvedimenti come salvifici è solo un seminatore di specchietti per le allodole. Il Jobs Act (a proposito, sarebbe stato poco chic chiamarla “Legge sul Lavoro”?) contiene propositi ottimi, come l’estensione di alcuni diritti anche ai lavoratori precari e la secca riduzione delle tipologie contrattuali, altri invece dubbi, come il contratto a tutele crescenti o la rimozione del tabù sul famigerato articolo 18. I primi dati confermano il successo del nuovo contratto a tutele crescenti, favorito dai consistenti sgravi fiscali previsti dall'ultima Legge di stabilità (8000 euro annui per 3 anni), che sostituisce altre tipologie di contratto a termine. Se i contratti del Jobs Act si trasformeranno in solidi tempi indeterminati oppure, finiti gli incentivi, saranno in gran parte un “arrivederci e grazie”, lo sapremo soltanto fra tre anni. Per adesso possiamo tranquillamente sostenere che il Jobs Act non porterà nuova occupazione: “Serve a togliere alibi agli imprenditori, che si sono sempre lamentati della rigidità in uscita del mercato del lavoro” ha giustamente osservato il senatore Stefano Lepri in un pubblico incontro.
Le regole di reclutamento della manodopera, da sole, non creano lavoro. Sono piccolissima cosa di fronte a indispensabili interventi: giustizia civile, repressione di corruzione e criminalità organizzata, riduzione della pressione fiscale sul lavoro, semplificazione burocratica. Solo riforme profonde in questi ambiti potranno rendere appetibili gli investimenti nel nostro Paese. Ma sono tutti percorsi a lungo termine. Sul breve periodo si dovrebbe da un lato sostenere il reddito di chi non ha lavoro, dall'altro dividere il lavoro che c’è.
Su questi argomenti, sintetizzati nel documento allegato in calce, i Popolari torinesi intendono confrontarsi in un seminario che prevede 4/5 incontri tra aprile e maggio, invitando esperti che possano dare, sulla base delle loro conoscenze ed esperienza, delle risposte al nostro quesito di fondo.
Cominceremo giovedì 16 aprile, con ospite Piercarlo Frigero, docente di Economia applicata all'Ateneo torinese e profondo conoscitore delle politiche industriali nel nostro Paese.
Un secondo incontro è già organizzato per lunedì 27 aprile, con intervento di Enrica Valfrè, da pochi mesi segretario provinciale della CGIL, e di Nanni Tosco, presidente dell’Ufficio Pio San Paolo ed ex segretario della CISL torinese.
Questi incontri, così come i prossimi in via di definizione, si terranno tutti presso l’Educatorio della Provvidenza di corso Trento 13 a Torino, in orario preserale tra le 18 e le 20.
Dai vari incontri del seminario su COME CREARE LAVORO ricaveremo spunti e proposte per arricchire il documento di partenza, che diverrà così la sintesi del nostro lavoro comune. Tutti coloro che sono interessati ad ascoltare e dare un loro contributo sono i benvenuti agli incontri. |