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PD, non serve una corrente di cattolici
 
di Giorgio Merlo
 

Da alcune parti si ritiene che, esaurita la stagione dell'unità politica dei cattolici, vi sia la necessità di organizzare nel PD, l’unico partito ancora degno di questo nome, un’area cattolico democratica o popolare. Un tema indubbiamente suggestivo – almeno per chi proviene da quel filone ideale – ma che richiede, comunque sia, un po’ di chiarezza per evitare di cadere in grossolani equivoci.
Innanzitutto il PD si sta progressivamente trasformando in un “partito personale”: PdR, cioè Partito di Renzi, viene ormai comunemente definito da quasi tutti gli osservatori e gli opinionisti politici. Un processo auspicato e perseguito dal suo leader ma che trova anche molti intoppi sulla sua strada. Soprattutto a livello periferico, dove vecchie appartenenze, collaudati pacchi di tessere, notabilati clientelari non scompaiono così facilmente.
Poi, al di là delle intenzioni del suo leader maximo, è ovvio che in un grande partito popolare, di massa e profondamente interclassista – anche se si sta trasformando sempre più in un grande contenitore elettorale, il cosiddetto “partito della Nazione” – azzerare il pluralismo culturale interno non sarà un’operazione né facile né indolore. Perché le grandi correnti culturali continueranno a scorrere come un fiume carsico sotto la crosta del “partito personale”, destinate a riemergere appena possibile. E anche la tradizione cattolico democratica rientra a pieno titolo in questa avventura. Però anche su questo versante occorre essere chiari per non disegnare scenari virtuali o del tutto fuori luogo.
Se è tramontata la stagione dei cosiddetti “partiti identitari”, diventa oggettivamente singolare dar vita a “correnti” semiconfessionali, o comunque sia, identitarie all'interno del PD. E questo per una semplice ragione: se così fosse non avrebbe avuto alcun senso dar vita nel 2007 a un soggetto politico che aveva come suo presupposto essenziale la confluenza di diverse tradizioni culturali in un solo grande partito. Semmai, per essere ancor più realisti e non ipocriti – cioè quelli che riscoprono la tradizione cattolico democratica e popolare solo per espedienti legati ai posizionamenti tattici interni al partito – la gloriosa e incancellabile tradizione del cattolicesimo politico italiano può essere di grande aiuto nel saper fecondare il dibattito interno al partito sulle singole scelte senza immaginare di dar vita a “cartelli culturali” o a “correnti organizzative” che si richiamano grossolanamente a quella tradizione.
Sarebbe curioso, per dirla in termini più comprensibili, se nascesse una corrente “popolare” nel PD che sostiene acriticamente il profilo di un “partito personale”, che rinnega alla base ogni forma di cultura delle alleanze, che polemizza quotidianamente con il sindacato, che ridicolizza i corpi intermedi e che sostiene un ridimensionamento del meccanismo della rappresentanza a vantaggio di un potere sempre più concentrato nelle mani dell’esecutivo.
Al contrario, sarebbe molto più efficace – almeno a mio parere – mantenere vivo e saldo quel patrimonio o attraverso una seria azione nel prepolitico e nell'ambito culturale, oppure sostenendo laicamente quel patrimonio ideale all'interno del partito di riferimento. In questo caso nel PD. Ma senza pretendere di rappresentare in modo esclusivo quella gloriosa tradizione facendola coincidere con la propria militanza.
Mi pare sia questo un modo più laico e corretto di cercare di interpretare l’universo popolare e cattolico democratico in una stagione politica italiana sempre più confusa, frammentata e disorientata.


Giuseppe Davicino - 2015-04-15
PNR, come scrive Cicoria, è ancora più evocativo di PDR... , ma a raccogliere i frutti avvelenati dell'Italicum non è affatto detto che sarà Renzi. Condivido: teniamo la matrice popolare al di sopra delle fazioni interne di questo Pd che è sempre più un partito personale, di centrodestra e plutocratico, eterodiretto dagli interessi della finanza speculativa internazionale.
giuseppe cicoria - 2015-04-14
Credo che dichiararsi cattolici non vuol dire essere cattolici veramente. Nell'attuale PDR o PNR albergano una quantità impressionante di "cattolici per modo di dire". E' gente "che tiene famiglia...". Fa finta di "non capire..." e, poi, cosa farebbe senza i quattrini che gli permette la politica? I propri principi, quando esistono, vengono ammorbiditi, oscurati, dimenticati o addirittura messi da parte "per il bene dell'Italia...!". Qualcuno dirà: ma sono "facce di tolla"? (come dicono in Piemonte). Giudicate voi! Questo manipolo sta dando una decisiva mano all'uomo solo al comando per sfasciare la nostra democrazia; e loro cosa fanno? Si sdilinguano in privato ed in pubblico per magnificare ogni sconceria del loro dante causa. La domenica,poi, forse vanno in chiesa e, fregandosi se il padre eterno è contento di loro, prendono pure l'eucarestia! Io sono sicuro che questi signori andranno all'inferno ma, intanto, ci regalano l'inferno a noi mentre siamo vivi. Per quanto sopra detto mi sembra assolutamente inutile fare un partito cattolico, tanto non cambia assolutamente niente: se questi "sepolcri imbiancati" sono in malafede essi rimarranno tali anche in altra formazione!