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Lettera sul TTIP
 
di Beppe Mila
 

Qui su “Rinascita popolare” Giuseppe Ladetto scrisse tempo fa un articolo ben dettagliato (vedi il link a fondo pagina) in cui si facevano presenti tutti i rischi che il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) comporterebbe se venisse approvato come è attualmente in discussione. Il TTIP in parole semplici è un mega accordo commerciale tra USA e Unione Europea, ancora all’esame degli esperti, il cui scopo è eliminare il più possibile barriere, dazi e controlli per favorire e incentivare in misura massiccia il libero mercato ed il libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico.
L’articolo di Ladetto, rintracciabile in calce al link1, è altamente meritorio perché dell’argomento si parla molto poco e perché, in anticipo, ha sviscerato la questione. Confesso che quando lo lessi per la prima volta pensai che avesse esagerato con il pessimismo. Invece no, l’autore non aveva esagerato per niente, anzi.
Aggiungerei anche che i Popolari piemontesi devono essere fieri che un analista di tale finezza scriva sul loro sito: una ulteriore prova di quanto il popolarismo potrebbe ancora dare alla società civile e politica italiana. Basterebbe soltanto che nell’attuale clima politico vi fosse qualche tweet in meno e qualche analisi in più.
A fine febbraio ho partecipato a un seminario al campus Einaudi di Torino in cui si parlava di Europa. Tra i relatori vi era anche Francesco Laera, addetto stampa della Commissione Europea (Rappresentanza di Milano), che a domanda specifica ha avvalorato i dubbi di molti sul tema. Soprattutto ha confermato che la bozza di trattato vede come organo arbitrario per dirigere le inevitabili controversie che arriveranno, un nucleo di sole tre persone. Tre persone che hanno potere decisionale superiore a qualsiasi Ente o Commissione governativa o comunitaria.
Questo è gravissimo. Basti pensare che in altro campo, quello dei rating finanziari, la ben nota Standard and Poor’s è posseduta da una divisione della società editrice McGraw Hill, la McGraw Hill Financial. Questa è posseduta dalla società State Street, la quale a sua volta è posseduta dalla Barclays Bank. In parole povere, alla fine della fiera, è una banca privata d’affari che controlla l’Agenzia di rating Standard and Poors: agenzia che con un suo giudizio premia o affossa un governo e un Paese, in linea con il miglior turbo capitalismo rampante di questi anni. È giusto e logico che sia una società totalmente privata ad avere un simile potere?
Io penso di no, come non sarebbe assolutamente giusto che qualsiasi diatriba commerciale tra USA ed Europa fosse in mano a sole tre persone.
Qualcosa si muove, però. Il 4 marzo scorso, ben 350 Enti, Associazioni, Sindacati appartenenti a diversi stati membri hanno scritto una lettera aperta alla Commissione Europea perché riveda tutto ciò che concerne il TTIP. Il trattato potrebbe limitare i processi democratici rafforzando in modo smisurato l’influenza delle grandi aziende. Inoltre gli stessi servizi pubblici, l’ambiente, la salute pubblica, il cibo e i diritti dei lavoratori potrebbero essere messi a repentaglio. Tra i firmatari italiani, hanno sottoscritto Legambiente e Slow Food. Allegato in calce come documento trovate il testo della lettera con l’elenco dei firmatari.
Penso che anche i Popolari piemontesi dovrebbero aderire a questo appello e inviarlo per conoscenza al neo Presidente della Repubblica, salutato con calore e speranza da tutti noi per i valori e l’esperienza che incarna.

Link1

marco verga - 2015-03-17
Sinceramente penso sia un tema da approfondire perché se ne parla relativamente poco e non risulta molto chiaro. Un approfondimento sul tema da parte dell'Associazione sarebbe certe molto positivo.
Giuseppe Ladetto - 2015-03-17
Ringrazio Beppe Mila per le parole di apprezzamento che ha indirizzato al mio scritto sul TTIP. Voglio fare presente che a fornirmi spunto ed argomenti sul tema, è stato un bel articolo di Aldo Novellini su “Il nostro tempo” del 20 aprile 2014. Nel silenzio della grande stampa (quasi ci fosse una direttiva a sottacere al pubblico quanto accade), ancora oggi (sul numero di domenica scorsa), è di nuovo questo settimanale a ritornare sulla questione con un articolo di Antonio Abate.