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C’è un posto in Europa
 
di Beppe Mila
 

C’è un posto in Europa dove nelle strade in cui vi è il limite dei 50 km orari tutti lo rispettano.
C’è un posto in Europa dove nessuna signora bene, moglie di un professionista con i danè, posteggia il suo mega Suv in doppia fila o sul marciapiede.
C’è un posto in Europa dove i datori di lavoro pagano regolarmente stipendi e contributi ai propri dipendenti.
C’è un posto in Europa dove si controllano i flussi migratori per far sì che chiunque arrivi possa avere un lavoro e una vita dignitosa.
C’è un posto in Europa dove, se una signora con tre figli sfortunatamente si separa e trova solo lavoro come aiutante saltuaria a un distributore di benzina, si vede arrivare in casa i servizi sociali che le chiedono: “Signora quanto guadagna adesso?”; ricevuta risposta le dicono: “Bene, lo Stato pensa che per poter vivere dignitosamente con tre figli occorrano X franchi al mese. Noi le integriamo la differenza: lei ogni mese ci comunica quanto guadagna per sapere quanto versarle sino a che non avrà trovato un’occupazione continua adeguata”.
Non è un sentito dire. Posso dirvi nome, cognome e città dove risiede la signora in questione.
Beh, questo Paese un giorno decide che la propria moneta va conteggiata al vero valore di mercato e in un giorno solo la rivaluta di circa il 30% sull’euro. Con buona pace della maestrina germanica dalla penna rossa, la signora Merkel.
Prima riflessione: non occorrono Jobs act e riforme strane per far sì che un Paese sia funzionale e attraente per gli investitori: è la normalità delle cose che manca in Italia…
Seconda riflessione: non sarebbe ora di smettere di chiamare comunista qualsiasi persona, progetto o idea che abbia dei contenuti sociali e non sia soltanto un inno al libero mercato?
A proposito, il paese in questione non è al Polo Nord ma molto più vicino: la Svizzera.