La qualità dei commenti seguiti all'articolo in cui ho esposto le mie considerazioni su Occidente e Islam dopo i fatti di Parigi, mi spinge a una breve risposta e a proporre due letture di approfondimento che giudico utili per il nostro dibattito.
Ringrazio Aldo Cantoni, Aldo Bassi, Giuseppe Ladetto, Pietro Policante e Beppe Mila per i loro contributi, che hanno aggiunto considerazioni complementari e condivisibili. Anche i loro silenzi, sulla incoerenza nell'appoggio occidentale a Paesi oscurantisti e finanche a dittatori, oppure sul mancato riferimento alle “radici cristiane” nella Costituzione europea, mi sono parsi eloquenti cenni di assenso. Le osservazioni critiche sono tutte arrivate sulla presunta “superiorità” dell’Occidente.
Voglio rassicurare tutti: non sono un “fondamentalista cristiano”, e sono consapevole di aver “giocato” con un titolo un po’ provocatorio. Ho una sufficiente cultura storica per conoscere le antiche benemerenze della civiltà araba (vedi Ladetto) e per sapere che il “relativismo dell’Occidente” (Cantoni) ha provocato nei secoli una serie di immani disastri (ricordati da un po’ tutti i miei interlocutori).
Riprendo però l’immagine di Policante, secondo cui il mio intervento è una “fotografia statica, (che) ferma un momento”. Non ha torto, fissa un momento “contemporaneo”, dell’oggi. Da questa istantanea – che non è un film, così come un articolo non può avere l’ampiezza di un trattato – ho proposto il mio arrischiato giudizio, dopo aver volutamente circostanziato il punto di vista: “ritengo che l’Occidente possa vantare una superiorità culturale nei confronti dell’Islam, che non ha saputo fare i conti con i principi di libertà ed eguaglianza che stanno alla base di ogni convivenza che definiamo civile e democratica”. Il giudizio non è generico o assoluto, ma è riferito a un ambito dichiarato: la convivenza sociale, che si basa sui diritti individuali e collettivi. O meglio: sul rispetto del prossimo.
Se prendessimo altri riferimenti, si potrebbe arrivare a valutazioni differenti: ad esempio, se considerassimo il ruolo degli anziani nella società, potremmo imparare molto dai nativi nordamericani o da tribù africane. O se valutassimo il senso civico, non possiamo che inchinarci, noi mediterranei, ai popoli scandinavi (lo dico, scherzosamente ma non troppo, ad Aldo Bassi).
Tornando al punto, l’Occidente – certo, dopo tanti orrori e incoerenze – ha trovato valori di riferimento grazie a un lungo e faticoso contraddittorio tra Cristianesimo e Illuminismo. Valori che sono diventati sentimento comune, come hanno dimostrato i milioni di persone scesi nelle piazze francesi e nelle piazze virtuali di tutto in mondo. Valori che hanno consentito al Vecchio Continente di superare gli orrori del Novecento e di garantirsi il più lungo periodo di pace mai visto prima.
La stessa pace che non trova l’Islam, lacerato prima di tutto da una feroce guerra intestina tra sciiti e sunniti, combattuta in molteplici Stati. Su questo vi rimando alla lettura di un bell'articolo di Samir Khalil Samir, padre gesuita egiziano e fine conoscitore del mondo islamico: pubblicato sul sito www.asianews.it, lo potete leggere cliccando sul link riportato in calce a questo scritto.
E per allargare le opinioni sul tema del nostro rapporto con l’Islam, inserisco un secondo link che rimanda a una intervista a Franco Cardini, insigne storico medievista esperto delle Crociate, pubblicata sul sito www.intelligonews.it.
Per chiudere non posso che unirmi all'auspicio di Pietro Policante per una circolazione delle idee nei Paesi islamici capace di renderli più aperti al dialogo pacifico e al rispetto dei diritti fondamentali, rapportandosi con un Occidente capace di “dare e pretendere correttezza. Un ruolo difficile, complesso, dai risultati contrastanti e contraddittori. Ma l'unico possibile”. |