Una semplice notizia di cronaca suscita pensieri, ragionamenti e alla fine considerazioni spesso amare.
In questi giorni giornali e TG locali molto battono sulla chiusura definitiva di ben sette tribunali in Piemonte, sacrificati all’altare del risparmio o del taglio dei costi. Anche tribunali, come quello di Pinerolo, locati in ampi e funzionali edifici appena ristrutturati con grandi costi, e oggi fatalmente destinati a diventare abbandonati e fatiscenti.
Perché questo accade? Perché sempre più sono le decisioni prese a Roma che cozzano contro il buon senso?
Ho provato rifletterci. La risposta che mi son dato è purtroppo molto triste e disincentivante per chi crede alla democrazia.
Bisogna partire dal 1994, anno in cui molte anime pure seppellirono definitivamente la Prima Repubblica, colpevole senza appello di essersi macchiata di tanti misfatti, e inaugurarono la stagione berlusconiana che avrebbe dovuto portare un nuovo rinascimento culturale e sociale oltre che di un ritrovato benessere economico.
Sappiamo tutti come invece sono andate le cose: non solo la cattiva politica ed il malaffare non sono cambiati ma sono peggiorati, alimentando un crescendo continuo e sordo dell’antipolitica, diventata quasi un qualcosa di viscerale.
Mi domando sconsolato perché i parlamentari non alimentano più alcun vero dibattito e votano a Roma leggi che lo stesso partito di appartenenza combatte in periferia (ad esempio l’abolizione delle Province). Mi rispondo che anziché essere un Parlamento di eletti è un Parlamento di nominati: i parlamentari, anziché rispondere al agli elettori come prevede la Costituzione rispondono indefessi solo ai segretari di partito o capibastone che li hanno nominati, perché non vogliono rischiare di non esser più riproposti. Gran colpa di ciò è nel sistema elettorale, quel “porcellum” funzionale al modello politico berlusconiano.
Poche persone “libere e forti”, poche persone di qualità, idee approssimative e confuse. Tutto sbagliato, tutto da rifare, come diceva Bartali. E si fatica a capire il senso delle cose, anche delle tanto sbandierate riforme: titoli, annunci roboanti di cui non si capisce la sostanza, e quando la si capisce è spesso anche peggio. Prendiamo l’abolizione dei tribunali.
Ma nessuno ha pensato a quanto è utile una struttura del genere in città già segnate dalla crisi? Quanti posti di lavoro porta? Senza contare la maggior comodità per gli utenti. Ma questo è nulla se si pensa che tali edifici sono stati ristrutturati e ben tenuti negli anni con uso di fondi pubblici; e ora, venendo abbandonati, possiamo scommettere che il loro declino sarà il degrado, considerando anche la crisi della finanza pubblica locale.
Non vorrei che si sia trattato di tagli avventati pur di accontentare le folle. Sono i guasti della demagogia che alimenta l’antipolitica? Ma dopo vent’anni di malapolitica, di partiti leaderistici, di disprezzo dei sindacati e di chi ragiona in termini sociali, di ridicolizzazione del voto a sinistra, di leggi ad personam, di scandali finanziari e di costume condannati a parole ma tollerati nei fatti, senza nessuno che cambiasse le cose per davvero. Anche questo è stato il berlusconismo, e oggi se ne pagano le conseguenze.
Credo che guardando a cosa sono stati questi anni si possano scoprire senza tanta fatica le radici del malessere attuale e credo che (soprattutto chi conserva almeno un briciolo di anima popolare) non possa guardare al patto del Nazareno, foss’anche solo presunto, senza sentire un brivido gelido nella schiena. |