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Dal malaffare all'antipolitica all'indifferenza
 
di Guido Bodrato
 

La bufera giudiziaria che si è abbattuta su Roma, la capitale politica, sta mettendo in ombra la vicenda dell'Expo di Milano, la capitale morale. L'indignazione soffia sempre più forte nelle vele del populismo e si allarga il solco tra la piazza e i palazzi del potere. La mafia capitolina ha messo le mani sul Campidoglio; non ha confini la rete di una corruzione che si estende trasversale, dalle “camicie nere” ai colletti bianchi e alle “cooperative rosse”. Per uscire dalla palude Matteo Renzi ha commissariato il PD romano, ma è facile prevedere che la gente si chieda: se sono tutti uguali, che senso ha votare?
Questa domanda mi ha atto ricordato un dibattito tra monsignor Gastone Simoni, responsabile di “Supplemento d'anima”, e Marco Travaglio, condirettore de “Il Fatto Quotidiano” sulla crisi della democrazia e sulle drammatiche prospettive di un Paese che sta smarrendo ogni riferimento ai valori. Monsignor Simoni, già vescovo di Prato, fondatore del Collegamento Sociale Cristiano, si ispira alle parole di Paolo VI sulla politica come “la più alta forma di carità”. Chi legge gli articoli di Travaglio, sa che è uno dei più autorevoli polemisti contro la casta e i suoi privilegi, e contro una politica che ha ormai come fine la conquista del potere, con l'obiettivo di fare soldi.
Nell'incontro organizzato da Sergio Gaiotti a Torino, a metà novembre monsignor Simoni ha espresso grande preoccupazione per il dilagare della corruzione, ma anche per il crescente astensionismo. Ha criticato la degenerazione dei partiti e la strategia di leader che, per ambizione, tradiscono la Costituzione. Tuttavia ha insistito sul fatto che la politica deve essere espressione di una speranza e deve perseguire il bene comune.
Per Travaglio nella realtà la politica è ormai ostaggio della malavita ed è al servizio dei privilegi di chi si è impadronito del potere. Quasi tutto il dibattito si è incentrato sulla requisitoria di Travaglio. E ciò che sta accadendo rafforza questa convinzione...
Dunque, non c'è speranza? Il richiamo al magistero della Chiesa e le esortazioni di papa Francesco a una politica come servizio sono dunque una utopia?
Monsignor Simoni ha dichiarato di condividere “quasi del tutto” la polemica di Travaglio contro il dilagare dell'illegalità, contro una personalizzazione della politica che minaccia la stessa vita democratica, contro un'idea “demoniaca” del potere. Ma c'è una questione di principio su cui bisogna riflettere: se il dibattito sulla crisi morale del Paese si conclude affermando che “tutti sono uguali” e che la democrazia è un inganno, questa conclusione porta inevitabilmente acqua al mulino dell'antipolitica. Con le migliori intenzioni, una polemica distruttiva cancella ogni disponibilità all'impegno sociale, cancella il valore della solidarietà e diffonde indifferenza.
Se le cose stanno così, ha concluso monsignor Simoni, la domanda “che fare?” resta senza risposta. Ma è la coscienza a imporci una risposta, a ricordarci che “questo Paese non si salverà (...) se non recuperiamo il senso del dovere”, per usare le parole di Aldo Moro.
Un grande giornalista americano (Dionne), ha concluso un saggio sul “perché gli americani odiano i politici” con questa riflessione: un Paese che odia i suoi rappresentanti è destinato a perdere la libertà. E un giovane martire della Resistenza, ha scritto ai suoi genitori: “Tutto questo è successo perché voi, un giorno, non ne avete più voluto sapere”.


Paolo Parato - 2015-01-02
Ha ragione Guido: è la coscienza a imporci una risposta e per fortuna l' insegnamento della Chiesa con una serie di Papi Santi. Bisogna guardare al futuro con speranza e chiedere ai nostri amici che hanno la capacità di analisi e la conoscenza del passato come Guido Bodrato di non stancarsi di discutere il presente per tentare di impegnare chi può e vuole a costruire una politica diversa.
giorgio merlo - 2014-12-26
c'è poco da fare. La profonda demonizzazione del passato e della cosiddetta "prima repubblica" è destinata progressivamente ad essere archiviata. Senza alcuna nostalgia o sguardi rivolti al passato, è indubbio che la modalità del far politica della prima repubblica, al netto delle degenerazioni e del malcostume - sempre presente nella politica italiana - è destinata ad essere valorizzata e recuperata. Non sempre la "rimozione" selvaggia del passato crea rinnovamento, cambiamento e modernità. Come oggi è evidente a tutti... Mafia-capitale docet!!
Giuseppe Cicoria - 2014-12-21
Carissimo, ero presente all'incontro dove è stata anche sventata una maldestra intrusione di due giannizzeri difensori degli attuali politici al potere. Hai ragione: la rassegnazione piuttosto che l'indifferenza ha ormai preso il sopravvento perchè molti politici appaiono corrotti non solo per la bramosia del denaro ma anche nell'etica. Basta pensare al continuo travolgimento e tradimento dei sentimenti popolari espressi con i referendum. Per questo bisogna ripensare alla "maldestra" frase di Grillo a proposito dell'etica di Riina. Coloro che noi definiamo delinquenti hanno una loro etica e la rispettano anche per il timore di sicure ritorsioni o danni alla loro persona. Numerosi politici o funzionari pubblici invece, non hanno nessuna etica e guardano solo al loro tornaconto personale violando qualsiasi norma perchè non vi sono adeguate ritorsioni (pene) da parte della collettività. Questa situazione di inciviltà, se reiterata, porterà la nostra collettività all'autodistruzione con il sopravvento di una nuova dittatura. Non bisogna, quindi, aver timore di esprimere le nostre paure e dissensi anche verso i nostri "amici" che sembrano aver perso la "corretta via". Bisogna aiutare anche loro ad avere coraggio di resistere e contrastare in tutti i consessi le decisioni che sono contro il popolo e contro la democrazia. Auguri di Buon Natale