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Ciao Riccardo
 
di Carlo Baviera
 

Parlare di un amico che entra nella “vita vera” è sempre difficile. Sono commenti che non si vorrebbero mai fare. E d’altro canto, non si può passare sotto silenzio quella che è stata una presenza preziosa, importante, nel panorama politico e sociale – non solo monferrino – di un protagonista della vita pubblica ed espressione autentica del cosiddetto cattolicesimo democratico.
Quella dell’amico Riccardo Coppo è una grande perdita per la città di Casale Monferrato, per l’intero territorio comprensoriale e per la Provincia: una perdita per la sua coerenza, la sua competenza, la sua affabilità, il suo coraggio. Riccardo, si è spento nella notte, all'inizio dell’Avvento, presso l'Ospedale di Casale dopo un lunga malattia. Aveva ricevuto dal suo parroco, con piena consapevolezza, l'unzione degli infermi. Aveva 69 anni; era un uomo che ha saputo testimoniare la sua fede, oltre che in famiglia e nella scuola (dove ha insegnato per anni), soprattutto nell'impegno pubblico.
Più volte Sindaco, fra gli anni ’80 e ’90, per una quarantina d’anni è stato fra i protagonisti della politica cittadina sia come consigliere che come assessore, dopo essere entrato giovanissimo nel parlamentino casalese. È stato anche presidente del Comprensorio di Casale all'inizio degli anni Ottanta e, per un quinquennio, consigliere provinciale.
Tante le iniziative e i risultati che lo hanno visto impegnato quale Sindaco. Fu lui, nel 1987, a firmare l’ordinanza che vietava la fabbricazione, l’uso e la commercializzazione di amianto nel Comune di Casale; un atto coraggioso, ma determinante, nella storia di lotta all'amianto. Sempre sotto la sua guida Casale affrontò l’emergenza inquinamento dell’acquedotto; organizzò l’accoglienza dei primi albanesi arrivati a centinaia nel 1991; acquistò i magazzini Eternit, poi successivamente bonificati e trasformati in PalaFiere; fronteggiò la prima alluvione del 1994; rilevò il Castello per farne un polo culturale; contribuì alla realizzazione del sistema socio-assistenziale, esemplare per l’intera Regione; agevolò il rilancio dell’Azienda Multiservizi Casalese, e la nascita di Mon.D.O.; realizzò il Palasport, intitolato al grande amico di vita e di attività politica Paolo Ferraris.
Ha saputo rappresentare, tenere unita e operante – anche quando le rispettive visioni potevano configgere, anche di fronte ad accese discussioni nei passaggi più difficili – la presenza e l’impegno del popolarismo: come segretario ed esponente della DC, del PPI, infine della Margherita, ma anche come leader indiscusso di un mondo culturale, sociale e politico che si rifaceva al cattolicesimo sociale, al solidarismo, al riconoscimento dell’articolazione e dell’autonomia della società civile.
Un’altra caratteristica di Riccardo è stata quella di aiutare sempre gli amici ad avere la consapevolezza che, insieme uniti e concordi, si era costruita una presenza forte e utile per il bene comune, e per sollevare la città dalle tante difficoltà e dal rischio di restare legata a una visione provincialistica. Insieme alla profondità di analisi che dimostrava, ci ha sempre invitati a guardare fuori dai nostri confini, a confrontarci con altre esperienze, a guardare all’Europa (“Casale città europea” era un suo slogan), a non improvvisare ma a basare le scelte concrete sul supporto e nel confronto della cultura. Vale anche per lui quanto mi scrisse in occasione della morte di un comune amico: “Se ne va un altro di un gruppo che in modo irripetibile ha dato molto alla città per trent'anni”.
Coppo è stato per molti amici un maestro di politica e di amministrazione, e ha guidato, accompagnato, sostenuto chi assumeva incarichi o responsabilità. Inoltre è sempre stato attento al mondo giovanile, cercando di aiutare le generazioni più giovani a impegnarsi, a non disperdere un patrimonio politico, e sostenendoli dal punto di vista elettorale perché si rendeva conto che una nuova classe politica doveva essere formata e supportata.
Riccardo si è mantenuto coerente, nel percorso privato e pubblico, alle sue origini e agli insegnamenti ricevuti in famiglia, all'oratorio dei Salesiani, e poi all'interno dell’Azione Cattolica grazie a sacerdoti di spessore. Il suo percorso “pubblico” è iniziato proprio dall'AC, dove fu dirigente e dove ricevette la spinta per dedicarsi al bene comune, mettendo a frutto anche le tante relazioni instaurate con i gruppi giovanili di città e paesi. Una coerenza di fede e di interprete di valori che gli era riconosciuta da molti, e che lo ha visto apprezzato anche dai vescovi della città, con cui intratteneva rapporti molto cordiali.
E infine, l’attaccamento al mondo contadino che sapeva manifestare oltre che con le parole, anche con l’accoglienza e la convivialità: la Cascina “Grup” ne era l’emblema, il ritrovo per tante discussioni e progettazioni; e insieme alle bottiglie del vino di produzione della sua famiglia stappate o regalate, ci parlava del nonno, delle sue battute, dei suoi insegnamenti. Non a caso l’ultimo suo impegno lo ha visto legato alla celebrazione del 50° della DOC; proprio in linea con la valorizzazione del territorio, della cultura contadina e dei prodotti tipici monferrini, a cominciare dal vino.
Un amministratore capace e disinteressato, una persona buona, un uomo coerente e coraggioso. Soprattutto un amico sincero che ci accompagnerà in un modo diverso.
Ciao Riccardo.

Per chi non lo avesse letto, inseriamo qui il link per leggere il pensiero che il giornalista della Stampa Michele Brambilla ha tributato a Riccardo Coppo

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