Dieci giorni fa ci ha lasciati Gabriele Vercelli, un grande Popolare che ha partecipato attivamente alla storia del cattolicesimo democratico in provincia di Asti. Lo ricordo a distanza di qualche tempo, con il rammarico di non aver potuto testimoniare la nostra lunga consuetudine e l’affetto di tanti amici torinesi e piemontesi nel giorno del suo funerale.
Gabriele ha rappresentato pienamente, quasi in modo emblematico, l’esperienza fatta da tanti giovani cattolici nel secondo dopoguerra: è stato impegnato nell’associazionismo, ha svolto una intensa attività sindacale, ha militato nella Democrazia Cristiana. Soprattutto al sindacato e alla DC ha dedicato le sue energie migliori.
Tra i fondatori della CISL astigiana, è stato dirigente dei metalmeccanici. Sono testimone del legame particolare che aveva con la sua azienda, la Wayassauto: me ne ha parlato molte volte, anche nei tempi della crisi, perché a ragione la considerava struttura portante dell’economia industriale della sua città. Era consapevole che nella fabbrica si realizzava la sfida della dignità del lavoro e della capacità dei cattolici di difenderla, rappresentando gli interessi delle classi popolari.
A questo impegno non è mai venuto meno nell’azione politica. Dirigente della Democrazia Cristiana, consigliere comunale e poi assessore e vicesindaco, ha messo al centro del suo lavoro la questione dello sviluppo economico e delle politiche pubbliche per promuoverlo e consolidarlo. Non a caso è stato assessore ai Lavori Pubblici, e la sua autorevolezza e il suo impegno sono stati riconosciuti con l’incarico di vicesindaco.
Tuttavia Gabriele non è stato soltanto un amministratore, ma il leader astigiano di una posizione politica, quella della sinistra sociale della Democrazia Cristiana. Era la corrente di “Forze Nuove”, interprete per tanti anni di un progetto di rinnovamento del partito, della sua qualificazione programmatica, della sua capacità di rappresentare il mondo del lavoro. Nel dibattito e nella elaborazione della corrente, insieme con Carlo Donat-Cattin, Gabriele Vercelli rappresentava un punto di riferimento importante. Non è mai mancato il suo contributo alle numerose occasioni piemontesi di confronto.
Non sono certo poche righe che possono dare conto di una storia personale e politica così significativa. Bisognerà ritornarci, approfittando dell’occasione per una riflessione meditata su una stagione politica, quella della Democrazia Cristiana, di cui si tende a dimenticare l’importanza nel Piemonte del Novecento. |