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Il lavoro che manca: cosa andrebbe fatto
 
di Franco Maletti
 

Come superare la crisi occupazionale in Italia?
Bisogna essere consapevoli che molti dei problemi che affliggono il nostro Paese sono risolvibili soltanto tramite accordi internazionali.
A livello comunitario è necessario uniformare tra gli Stati aderenti la legislazione del lavoro, fissando minimi retributivi per categorie e per contratti di lavoro, stabilendo anche le procedure (regole) di contrattazione a livello locale evitando fenomeni di dumping sociale.
Per quanto riguarda i Paesi esportatori, soprattutto extracomunitari, privi di una legislazione del lavoro e di welfare, vanno concordati dei parametri minimi in tema di assistenza, previdenza, politica salariale del lavoro (magari stabilendo una tassazione supplementare per l’entrata delle merci il cui ricavato potrà essere devoluto ai Paesi che necessitano di aiuti umanitari).
A questo proposito il silenzio dei sindacati su questi temi sociali internazionali è stato assordante.
A livello nazionale, invece, ritengo sarebbe opportuno accorpare il maggior numero possibile di contratti di lavoro (solo nel settore privato oggi sono più di duecento) tra attività lavorative simili: consentendo così una maggiore uniformità di trattamento economico-normativo a parità di figura professionale.
Andrebbero inoltre stabiliti per legge dei limiti “etici” nella contrattazione integrativa a livello aziendale con possibilità di derogare in pejus, al fine di non mandare l’azienda fuori mercato causa costi del lavoro eccessivi rispetto alla concorrenza.
Andrebbe multato il lavoro straordinario al quale non segua per il lavoratore un recupero corrispondente delle ore effettuate.
Andrebbe resa più efficace ed incisiva l’attività degli Ispettorati del lavoro al fine di reprimere e prevenire violazioni e abusi: con le attuali dimensioni di evasione e di lavoro nero, un rafforzamento dell’organico sarebbe un investimento dove gli “utili” supererebbero di gran lunga i costi.
Andrebbe stabilito un livello retributivo minimo orario (comprendendovi anche tutte le quote di retribuzione differita: tredicesima, quattordicesima, premio, ferie, permessi, TFR) in modo che una prestazione di lavoro limitata anche solo a poche ore non possa risultare (come oggi invece avviene) economicamente conveniente per il datore di lavoro rispetto ad una prestazione lavorativa normale.
Bisognerebbe poi intervenire su tutte le transazioni (in particolare quelle fatte negli uffici vertenze del sindacato) tese a eludere il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato e il conseguente accredito fiscale e contributivo.

Sono alcune proposte che metto in discussione per affrontare il problema dei problemi: come creare lavoro. Spero infine, con tutte queste riflessioni pubblicate su Rinascita popolare, di avere contribuito a fornire una visione d’insieme sui problemi del mondo del lavoro oggi in Italia.
(5. Fine)


giuseppe cicoria - 2014-11-25
Mi sembra che il mondo vada in una direzione totalmente opposta ad una eccessiva regolamentazione che la globalizzazione, invece ha distrutto, purtroppo a scapito della difesa del lavoro in Italia. In linea generale troppi lacci e lacciuoli mi sembra non aiutino per niente la creazione di posti di lavoro, anzi.... Maletti ci deve spiegare come si fa a regolamentare in maniera così fiscale il lavoro di tutti i paesi del mondo. Forse vuol chiudere il mercato Europeo allo scambio di merci? Qualche aggiustameto ci starebbe bene ma il programma descritto mi sembra una pia utopia!
marco verga - 2014-11-18
Riflessioni molto interessanti. Su alcuni temi ho dei dubbi: già ora la contrattazione integrativa può derogare in pejus rispetto al CCNL, anzi anche rispetto alla legge e su questo punto ho serie perplessità. Mi sembra anche eccessivo "multare" il lavoro straordinario, certamente in un'epoca dove in ogni caso a causa delle innovazioni tecnologiche ci sarà sempre meno lavoro è opportuno trovare dei sistemi di dissuasione dell'orario supplementare, favorendo invece le nuove assunzioni. Concordo in pieno sul livello orario minimo, indipendentemente dalla presenza di molti CCNL, mentre sono molto favorevole al disboscamento delle forme contrattuali così come già previsto dal Jobs ACT. Al di là dell'art.18, dove gli ultimi aggiustamenti hanno migliorato la legge, molte risposte dovrebbero essere approvate nelle prossime settimane. Non resta che vedere i testi dei decreti.
Antonino Mortellaro - 2014-11-17
Ciao Franco, ti stavo aspettando e adesso ti riconosco, però non mi dici come tradurre in legge tutte le cose sacrosante che scrivi. Io trovo che passare dal dire al fare non c'è di mezzo il mare ma il Parlamento con quella parte di Deputati di ogni colore che gli stessi Sindacati influenzano.