Giorgio merlo - 2014-03-09 Oggi nel pd, piaccia o non piaccia,, le scelte politiche sono fatte in nome e in virtu' dei sondaggi che vengono commissionati e del gradimento del pubblico. E' un approccio organicamente e strutturalmente berlusconiano. La scelta di aderire al gruppo del Pse e' stato visto come un semplice diversivo. Nulla di piu' e nulla di meno. | ||
Stefano Godizzi - 2014-03-08 Finalmente riflessioni e non le sciocchezze che si sono lette sui giornali. La questione dell'adesone al PSE ha molte implicazioni, non è una questione di "marketing" o di qualche altra diavoleria. Di frivolezza in frivolezza anche il PD sembra aver smarrito la propria identità. Dobbiamo tornare alla concretezza delle questioni e non al cangiante luccichio degli studi televisivi. Il PD si colloca forse nella storia della sinistra italiana ed europea? Senza nessun elemento di originalità? Senza nessuna ambizione circa le culture politiche (popolarismo compreso)? Ed allora tanto valeva che rimanesse il PDS e non si inerpicasse su un sentiero tortuoso ed impervio. Oppure era tutto dettato dall'esigenza di apparire in sintonia con i ventilatori della moda? Ci siamo resi conto di quante sigle, suggestioni e progetti abbia macinato il centrosinistra in questi anni? L'Ulivo, L'unione, la fed, il PDS, la Margherita....e mi fermo qui. I "padri" che dettero vita all'asinello, antenato del PD attuale adesso dove sono? Rutelli, Di Pietro, Bordon, Orlando, Cacciari .... mi pare che siano fuori dal progetto del PD e pure del centrosinistra. Ma torniamo con i piedi per terra e corriamo il rischio dell'antidconformismo! | ||
giuseppe cicoria - 2014-03-08 In questa materia sono sinceramente ignorante. L'unica cosa che mi permetto di far notare che "per non morire socialisti" bisognava evitare di "sposarsi" con i discendenti del PCI. Il signor Fioroni si è svegliato troppo tardi e si è dimenticato con quanta spocchia si è presentato a Torino per "imporre" alla Margherita di confluire nei DS. Io lo contestai e mi sono preso i fischi della platea. I signori popolari europei, dopo, hanno fatto la frittata di accettare nelle loro fila il sig. B che, all'epoca si spacciava per il nuovo De Gasperi. Se Renzi andava con i popolari si trovava, quindi, con il sig. B. Forse ha pensato che l'avrebbe fatta proprio "grossa"...! | ||
Paolo Parato - 2014-03-08 Matteo Renzi ha una visione tutta particolare della vita democratica di un partito. DOPO la sua vittoria al Congresso sono avvenuti due fatti significativi che non erano presenti nel dibattito precongressuale. Prima il radicale cambiamento dell'accordo di governo: si è passati da un governo delle larghe intese con il centrodestra motivato da uno stato di necessità (un governo del Presidente della Repubblica) che (merito di Letta) ha visto la frattura nel PDL ad un governo POLITICO con il centro destra. Secondo l'ingresso nel PSE. Quanti avrebbero dato il voto a Renzi se queste posizioni fossero chiare nel dibattito congressuale? Lasciamo stare il modo con il quale è stato buttato fuori dal governo Letta. Spesso la forma è anche sostanza. Se questa è la visione del partito in questo nostro tempo: solo una lotta tra leader a prescindere da programmi, slogan che durano lo spazio di un mattino e poi sono sostituiti da altri messaggi non c'è molto da sperare per il nostro Paese. | ||
Pier Luigi Tolardo - 2014-03-07 Mi pare che sulla scelta di Renzi di dichiarare che il Pd avrebbe aderito al PSE abbia pesato moltissimo, più che una convinzione, un'esigenza tattica durante la campagna delle Primarie di sottrarsi alle forti accuse di voler portare fuori il Pd dall'ambito della sinistra europea, di volerne fare una sorta di DC di cui è alla lontana figlio. Una volta vinte le Primarie Renzi che si è contraddetto in pieno sulla questione del governo, della non volontà di andare a Palazzo Chigi senza una legittimazione elettorale, non poteva essere non coerente anche su questo punto dell'identità. Ha ritenuto poi che un leader nuovo e giovane, poco conosciuto nell'ambito europeo come lui, a differenza dell'"europeissimo" Letta aveva bisogno di sponde forti che lo legittimassero al tavolo della UE. In Renzi prevale sempre e comunque la "ragion pragmatica". Con lui si passa davvero dal "tutto delle ideologie" al "niente delle ideologie": eppure la crisi politica ed economica del vecchio continente è la crisi anche del paradigma liberista che ha conquistato la sinistra, e se il suo approdo è Blair, Renzi sarebbe un Blair anacronistico e superato abbondantemente... Il PSE avrebbe bisogno di un apporto italiano a rileggere la sinistra nella società liquida, ma Renzi - figlio e prodotto della liquidità - potrà darlo? |