In una politica che mette la persona al centro della sua azione, nella visione di politica che come cattolici non possiamo non perseguire, seguendo l'invito di papa Francesco a “non lavarsi le mani dalla politica, perché essa realizzi il bene comune”, la preferenza non può che essere fondamentale.
Nei giorni di dibattito sul nuovo sistema elettorale, un dibattito acceso e serrato come se tutte le emergenze del Paese e della nostra comunità si risolvessero in un problema di soglia o di premio di maggioranza, è necessario come cattolici impegnati in politica difendere il senso di un diritto alla preferenza che per i cittadini costituisce anche un dovere. La preferenza rappresenta una scelta di democrazia, ma anche un richiamo doveroso alla responsabilità di scegliere con coscienza e con attenzione chi è chiamato a prendere decisioni e a formulare leggi da cui poi dipende la sorte delle famiglie, della scuola, del Paese nel suo complesso. Un sistema elettorale che includa le preferenze, insomma, non è solo necessario in quanto offre ai cittadini il diritto di indicare la persona che vogliono, ai candidati la possibilità di proporre programmi e idee calati nella propria realtà, a entrambi di coltivare un rapporto diretto e un legame profondo ed ineludibile. Un sistema elettorale che includa le preferenze è necessario anche in quanto richiama profondamente alla responsabilità della scelta gli elettori stessi e propone un modello di inclusione tra politica e società indispensabile in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, in cui è richiesta unione d'intenti e collaborazione da parte di tutti per venire fuori. Lo scollamento tra politica e cittadini si combatte anche rendendo i cittadini responsabili delle scelte che compiono: se si indicano i propri parlamentari, si hanno poi al contempo meno alibi quando si condanna una classe politica intera per gli errori di alcuni e maggiori possibilità di confronto e valutazione in caso di mancata rispondenza delle azioni del politico al patto con gli elettori. Se, dunque, come dice il Santo Padre, la missione per i cattolici è quella di “immischiarsi in politica, offrendo il meglio di sé, affinché il governante possa governare”, la preferenza permette di “immischiarsi” in modo diretto, senza dover accettare liste bloccate e candidature scelte dai partiti.
I sistemi elettorali di tipo proporzionale con le preferenze garantiscono che un territorio non possa essere rappresentato da una coalizione soltanto. Né si può condividere il discorso per cui le primarie di coalizione siano altrettanto efficaci nel perseguire il medesimo scopo: in molti schieramenti non esistono, comunque sia sono molto più manipolabili, in quanto non garantiscono che gli elettori esprimano una volta sola la propria scelta. Le primarie possono essere più incisive, senza dubbio, in un sistema maggioritario, e restano anche per noi indispensabili per la scelta di un singolo candidato a un singolo ruolo (per esempio sindaco o premier), ma per collegi, anche ridotti come dimensioni e come seggi quali quelli previsti dall'Italicum, non sono assolutamente praticabili.
Per questo, come politici e come cattolici impegnati in politica, abbiamo sostenuto e promosso la petizione dell'Associazione Nuova Generazione (www.associazionenuovagenerazione.it) che chiunque può sottoscrivere all'indirizzo firmiamo.it/preferire e che si può seguire e sostenere divulgando il link e mediante l'hashtag #liberidipreferire.
Siamo certi che la preferenza rappresenti un elemento indispensabile di democrazia e di rafforzamento del legame tra i cittadini e le istituzioni: la riforma della legge elettorale è un'occasione unica per scegliere davvero una formula efficace che persegua il bene comune, la stabilità e la rappresentatività delle istituzioni. Dalle scelte che questo Parlamento è chiamato a fare dipende una larga fetta del futuro dell'Italia: scegliamo con attenzione, rispondendo al mandato che gli elettori ci hanno affidato. |