«Premi di maggioranza e sbarramenti sono desiderabili, il problema è la loro ragionevolezza: non si può arrivare fino al punto di escludere dal Parlamento soggetti che rappresentano il volere di molti cittadini». Il costituzionalista torinese Andrea Giorgis - bersaniano - è trai deputati del PD che più hanno criticato l`accordo Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale ed è tra coloro che hanno presentato emendamenti per modificarlo. «Ma precisa - non c`è mai stato un atteggiamento ostile al processo di riforma, sia elettorale che costituzionale, che è, anzi, una grande necessità del Paese. Ho soltanto sollevato una questione di merito».
Quale?
«Nella riunione con il segretario ho posto un problema che ruota intorno alla soglia dell`8% per le forze politiche che non si coalizzano. Una soglia così elevata, insieme all`innalzamento al 38% di quella per il conseguimento del premio di maggioranza, potrebbe determinare la extraparlamentarizzazione di tutte le forze politiche minori, anche di una certa consistenza, e, quindi, porre un problema di rappresentatività dell`assemblea parlamentare. La mia è un`osservazione di carattere sistemico, generale».
Non pensa che le forze minori sarebbero spinte ad allearsi con quelle maggiori?
«Le forze politiche minori che si coalizzano, se non raggiungono il 5%, non prendono seggi, ma i loro voti sono computati per il raggiungimento del premio di maggioranza. Inoltre, l`alta soglia dell`8% potrebbe far sì che le forze principali non abbiano alcun interesse a stringere coalizioni, alleanze, confidando sul fatto che tanto nessuno dei due raggiunge il premio di maggioranza. In questo modo una forza politica che al primo turno consegue intorno al 25-27% dei consensi, al secondo turno può ottenere il 53% dei seggi».
Quindi, va rivisto l`intero sistema delle soglie?
«Bisogna fare in modo che non restino fuori dal Parlamento anche soggetti politici significativamente riconosciuti dai cittadini. Siccome in Italia abbiamo il problema di ricostruire un clima di fiducia nei confronti delle istituzioni rappresentative, penso che introdurre per legge una così drastica semplificazione sia un errore. Anche perché, se si mortifica troppo la rappresentatività, si indebolisce anche la capacità di governo e di decisione, perché istituzioni che non sono riconosciute e percepite legittime dai cittadini non hanno poi neanche la capacità di decidere».
Giusto anche introdurre le preferenze, che poco più di un anno fa Bersani bocciò dicendo che ci avrebbero riportati dritti a Tangentopoli?
«Sarebbero preferibili i collegi uninominali, o un mix tra collegi uninominali e plurinominali. Se non è possibile, allora, sempre per ricucire il rapporto di fiducia con i cittadini, si potrebbero prendere in considerazione le preferenze. Su questo punto, però, un passo avanti è già stato fatto con l`introduzione di primarie regolate per legge: sarebbe opportuno continuare, prevedendole obbligatorie per tutti e non facoltative».
È ottimista sulla possibilità di fare modifiche al testo base?
«Sul problema delle soglie, lo stesso Renzi ha ammesso che il problema esiste. Ora bisogna verificare, innanzitutto, se Forza Italia intende davvero fare le riforme o, ancora una volta, si metterà di traverso. Se c`è la volontà, penso che sia possibile trovare l`accordo su correzioni che cerchino un equilibrio tra l`esigenza di governabilità e quella della rappresentatività».
(Da “Il Mattino” del 29 gennaio 2014, intervista di An.Va.) |