Giorgio merlo - 2014-01-31 E' francamente difficile contestare le tesi argomentate e fondate dell'amico Ladetto. Se il tutto si riduce alla fretta e al decisionismo, allora "tutto va ben madama la marchesa". E chi dissente o dibatte "mette i bastoni fra le ruote" e " rivuole la palude". Il tutto condito che e' da "20 anni che non fate nulla". Benissimo. Il miglor distillato della cultura di destra e della demagogia berlusconiana. | ||
Giuseppe Ladetto - 2014-01-31 Sono d’accordo con quanto scrive Giorgio Merlo sulla necessità di consentire ai cittadini una effettiva scelta dei candidati. Ritengo tuttavia che si conceda troppa attenzione, nel dibattito politico e mediatico, a questo aspetto mettendo in secondo piano tutti gli altri connotati dell’”italicum”. Sento ripetere che per anni non si è fatto niente per modificare il “porcellum”e che oggi, quando finalmente un accordo innovativo e coraggioso disegna una nuova legge, c’è chi si oppone. Si tratterebbe, si lascia intendere, di conservatori che vogliono lasciare le cose come stanno. Affermazione falsa perché la realtà è diversa. Il “porcellum” è stato cancellato dalla Corte costituzionale che ha lasciato in piedi una legge elettorale emendata dai difetti gravi di quella ieri vigente. Oggi, con l’accordo Renzi-Berlusconi, si tenta di rimettere in campo un “porcellum” più o meno formalmente ritoccato. Restano in piedi tutti gli elementi negativi della vecchia legge: premio di maggioranza abnorme (ulteriormente esaltato dall’eventuale ballottaggio), non scelta dei candidati, soglie di sbarramento diversificate tra chi è in coalizione e chi no. A ciò si aggiunge un innalzamento delle soglie di sbarramento che non ha uguali in Europa (se non in paesi di democrazia fragile): l’8% di soglia corrisponde a tre-quattro milioni di voti (a seconda dell’affluenza alle urne): non certo un’inezia. In un dibattito televisivo, ho sentito dire da un parlamentare (purtroppo del PD) che qui si tratta di scegliere tra rappresentatività e governabilità, come se la rappresentatività fosse un qualche cosa di secondario. Bobbio ci ha detto che la democrazia o è rappresentativa o non è democrazia, e che ci vogliono più partiti con la possibilità di crearne sempre dei nuovi. La governabilità è un elemento da tenere in conto, ma le misure a suo favore debbono restare entro i confini della rappresentatività (come accade in Germania).
Nel 1953, al tempo del varo della cosiddetta “legge truffa”, avevo 15 anni, ma leggevo i giornali e mi interessavo di politica (allora anche i ragazzini lo facevano). Ricordo i cortei, le manifestazioni e gli scioperi contro la legge. Ricordo le foto sui giornali degli scontri fisici, con tanto di botte, tra i deputati in Parlamento (con Paietta che assaltava i banchi del Governo). E si trattava di un premo del 15% a chi raggiungeva il 50% dei voti più uno (quindi già una maggioranza reale). Oggi di fronte al mostriciattolo partorito dall’accordo, mi sembra che ci sia disinteresse o rassegnazione. Ci avviamo a diventare una “democrazia matura” come quelle dove la gente non si reca più alle urne.
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