La felicità non è la fortuna al gioco perché ci vuole tempo e fatica per costruire la propria fortuna nella vita. Da appassionato del voto nel portafoglio e di “azione dal basso” non pensavo all’inizio di voler applicarla al tema del gioco d’azzardo e delle slot machines. Ho capito progressivamente che era una delle applicazioni più importanti come padre di una bambina di nove anni.
Chiunque abbia un figlio, una figlia piccola, pre o adolescente sa bene che tutte le questioni da affrontare si riducono a un’unica matrice. Cercare di far capire la differenza tra “beni di comfort” e “beni di stimolo”. Ovvero il fatto che nella vita esistono scorciatoie attraenti che portano verso il nulla e strade in salita che richiedono applicazione e fatica ma ci danno realizzazione e serenità nel medio termine. I bambini e gli adolescenti, esposti a tutti i venti delle pubblicità, sono infatti i primi a rischio di dipendenze da beni di comfort (troppa televisione, troppo internet, bulimie) mentre bisogna cercare di dargli il gusto più lento e difficile del coltivare beni di stimolo (la fatica dello studio, l’apprendimento di uno sport, la crescita umana e spirituale).
Le vecchie generazioni erano esposte ad un mercato meno aggressivo, vivevano una cultura più coerente con questi valori e avevano una soluzione: bastava far leggere ai figli la favola di Pinocchio. Collodi era un genio e aveva capito tutto. Il Gatto e la Volpe e il Paese dei balocchi erano perfetti per far capire le insidie dei beni di comfort che a breve sembravano vincenti di fronte alla fatica necessaria per conseguire beni di stimolo. Oggi è tutto più difficile perché viviamo in una società trasformata in un gigantesco paese dei balocchi dove i gatto e la volpe imperversano. E il mercato tra beni di comfort e beni di stimolo non ha dubbi. Per far crescere gli utili molto meglio i primi perché producono dipendenze e dunque domanda stabile. Prima dell’era internet la trasgressione aveva molti ostacoli. Oggi basta leggere sull’i-pad le notizie della propria squadra del cuore per essere bombardati da proposte di gioco d’azzardo e di chat-line porno. Se uno clicca e dice cortesemente “no grazie”, si ritrova non si sa come con quattro cinque pagine aperte sul tema. È un po’ come se uno andasse in edicola a comprare Topolino e il giornalaio facendoci l’occhiolino ci dicesse, sono sicuro che lei vuole anche un bel po’ di gratta e vinci, fare un giro sulle slot e un bel pacchetto di riviste porno. Quando noi gentilmente decliniamo l’invito il giornalaio facendo finta di niente ci consegna Topolino con allegate le riviste porno e i gratta e vinci. Se noi le lasciamo sul bancone lui le rimette di nuovo nel pacco.
E la società, dicevamo, è diventata un’enorme società slot dove in tutti i capi si preferisce il tutto e subito all’investimento faticoso e paziente che porta moderati frutti a distanza di tempo. Siamo circondati di banche slot che usano i soldi delle banche centrali per fare trading ad alta frequenza piuttosto che prestiti all’economia, risparmiatori impazienti che vogliono l’equivalente di venti raccolti ora e intermediari finanziari che promettono l’impossibile proprio come il Gatto e la Volpe a Pinocchio. Di imprese che perdono progressivamente i pezzi perché hanno perso il gusto dell’investimento in tecnologia e bruciano le loro risorse in spericolate operazioni di alta finanza caricandosi di debiti. Proprio come i disperati giocatori delle slot rosi dal demone del gioco. Abbiamo persino una politica slot dove si massimizza il risultato di breve, il sondaggio e la popolarità di oggi evitando accuratamente di assumere decisioni temporaneamente impopolari che possano salvare però il paese.
In tutto questo come campagna non vogliamo affatto diventare dei noiosi moralisti. A Biella abbiamo iniziato un giro che vuole coinvolgere 100 città ( SITO) e che è fatto di gioia di vivere, di centinaia migliaia di persone che in ogni città si incontrano per fare musica, per ascoltare le testimonianze dal vivo di chi è uscito dal giro e quelle dolorose sotto forma di poesia e di letteratura che raccontano come si vive nel girone dei ludopatici, oggi quasi 800.000 nel nostro Paese.
Gesto chiave della campagna è il radunarsi come folla a pranzo o a colazione nei bar che hanno deciso di togliere le slot non le hanno mai avute per premiarli con il nostro voto col portafoglio. Per compensare quello di cui tutti parlano in una società miope in grado di misurare solo benefici/costi non monetari e incapace di guardare a quelli non monetari che fanno la felicità/infelicità della nostra vita. I baristi “no slot” rinunciano a mettere in tasca 1000 euro al mese. Ma quanto costa e quanto pelo sullo stomaco ci vuole per vedere ogni giorno gente distrutta che si rovina con le macchinette?
La campagna slotmob guarda più in alto ed oltre e vuole essere uno shock culturale per un Paese che ha smarrito il gusto e il sapore vero della vita (di cui i ludopatici sono solo la punta avanzata) e con esso ha perso la speranza di puntare sul futuro investendo e aspettando con gioia e pazienza che maturino i frutti.
(Dal blog “Felicità sostenibile” su Repubblica.it) |