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I moderati e Berlusconi
 
di Giorgio Merlo
 

Luigi La Spina, su “La Stampa”, ha posto nei giorni scorsi un tema politico a cui prima o poi occorrerà pur dare una risposta. E cioè, perché in questi ultimi vent’anni sono falliti nel nostro Paese tutti i tentativi alternativi a Berlusconi – ultimo della serie “Scelta Civica” di Monti e Casini – tesi a offrire all'elettorato dei moderati una diversa rappresentanza politica dei loro interessi? Una domanda semplice che, però, racchiude la profonda anomalia del sistema politico italiano. Anomalia che in queste settimane esplode in tutta la sua contraddittorietà.
Sono tante le motivazioni che si possono addurre ma, alla fine di ogni analisi, quella domanda resta sempre insoluta. E nei fallimenti, più o meno conclamati, nel non aver saputo offrire una solida rappresentanza a tutto ciò che non è riconducibile alla sinistra tradizionale – che nel nostro Paese storicamente, come tutti sanno, è la grande maggioranza dell'elettorato – non possiamo non citare i tentativi dei cosiddetti "moderati" che da subito hanno fatto la scelta del centrosinistra, cioè dello schieramento alternativo al centrodestra berlusconiano. Ecco perchè è carente limitarsi ad essere sempre e comunque gli alfieri intransigenti dell'antiberlusconismo militante. Posizione legittima, ma insufficiente a spiegare le vere ragioni politiche di questa incapacità nel saper dar voce a interessi, ansie, domande e soprattutto rappresentanza a quel vasto mondo che non vota mai a sinistra e che oggi stenta sempre di più a essere inglobato nella cittadella berlusconiana.
La Spina sostiene che Berlusconi è stato l'unico dopo la quarantennale esperienza democristiana ad aver ridato voce e dignità alla parola "destra". Debbo dire che questa spiegazione è un po’ debole anche perché il berlusconismo è una destra anomala a livello politico, culturale e oserei anche a livello sociale. Il populismo berlusconiano, semmai, accanto a un’indubbia ostilità e violenza contro tutto ciò che è vagamente riconducibile alla sinistra, si è alimentato in tutti questi anni di una straordinaria capacità di imbonimento propagandistico che lo ha trasformato in un incantatore in grado di risollevare il nostro Paese contro ogni forma di estremismo, di radicalismo e di massimalismo. Purtroppo l'esperienza concreta insegna che si è affermato l'esatto contrario nella dialettica politica italiana, ma l'universo dei "moderati" ha recepito comunque quel messaggio. E quel messaggio si è trasformato in un consenso, più o meno stabile, che da vent’anni accompagna e condiziona pesantemente il cammino della democrazia italiana. Un progetto politico, o presunto tale, che comunque le decine di "esperimenti di centro", o di centrodestra non berlusconiani, non sono riusciti a scalfire in questi anni.
Ecco perchéla rappresentanza politica dei moderati italiani continua a essere un tema che non si può archiviare. E lo stesso dibattito interno al PD sul profilo politico di questo partito non può diventare un confronto astratto o dominato solo dalle parole d'ordine. Tutti sappiamo che le coalizioni alternative al centrodestra – e a questo centrodestra! – in questi anni, dopo il crollo della prima Repubblica, hanno vinto solo quando il centrodestra si è diviso o quando hanno raschiato il barile dell'estremismo di sinistra diventando, di fatto, coalizioni che potevano fare di tutto tranne che candidarsi a governare l'Italia.
Certo, tutti auspichiamo che decolli una nuova rappresentanza nel campo del centrodestra. Ma in politica, come l'esperienza insegna, non si vive di sole illusioni. E il centrosinistra ha il dovere oggi più che mai di interrogarsi su questi risultati che da decenni caratterizzano la politica italiana. In particolare le componenti moderate, cattoliche o meno che siano non ha importanza, non possono a trascurare le osservazioni sviluppate da La Spina. Troppe volte abbiamo celebrato la fine di Berlusconi, o del berlusconismo. E troppe volte abbiamo poi registrato una profonda delusione nel dover prendere atto che le nostre previsioni non si realizzavano.
Forse oggi, con le ultime condanne, è giunto il momento della verità. O c'è la capacità e l'intelligenza di voltare pagina con una politica che non ripeta gli errori del passato oppure lo stesso centrosinistra sarà nuovamente condannato ad assistere ad una nuova sconfitta politica ed elettorale. A opera di chi è difficile saperlo oggi. Ma sempre prendendo atto che la stragrande maggioranza dei "moderati" italiani guarda da un'altra parte.