Una firma per la democrazia



Alessandro Risso    17 Luglio 2024       1

È in corso la raccolta firme per un referendum di cui non si parla sui giornali e nei salotti televisivi: quello per l’abolizione di alcuni meccanismi dell’attuale legge elettorale, nota come Rosatellum. Una legge sciagurata sia perché di impianto maggioritario, costruita per imporre un bipolarismo forzato con un grande premio di maggioranza e alte soglie di sbarramento, sia perché favorisce in modo sfacciato i partiti presenti sul palcoscenico mediatico, sia – soprattutto – perché permette ai capi partito, con i listini bloccati e le pluricandidature, di predeterminare la quasi totalità dei rappresentanti in Parlamento. Invece degli eletti dal popolo, abbiamo i “nominati” dal proprio leader. Le doti individuali, le competenze e i meriti, la capacità di conquistare stima e fiducia tra la gente sono state sostituite dalla sottomissione al Capo, che pretende docili esecutori e diffida delle persone “libere e forti”.

Questa realtà è una delle cause determinanti – con la personalizzazione della politica, la sua estremizzazione bipolare, la deriva populista in cui slogan e promesse farlocche hanno sostituito la serietà dei programmi – del distacco crescente dei cittadini dalle Istituzioni. Abbiamo già scritto che alle ultime Europee solo il 42,5% ha espresso un voto valido per una delle liste in campo. E abbiamo anche ricordato il monito di Guido Bodrato – “Una democrazia senza popolo è destinata a tramontare” – che ci deve preoccupare per una possibile, se non probabile, svolta verso l’autoritarismo, veicolato dalla riforma Meloni sul premierato, destinato a modificare profondamente i virtuosi equilibri costituzionali ora così bene incarnati dal Presidente Mattarella.

Quando sarà ora non faremo mancare il nostro forte e attivo NO allo stravolgimento della Carta, come già avevamo fatto nel 2016 per stoppare il disegno Renzi-Boschi. E saremo anche attivi nel fermare la pasticciata Autonomia differenziata voluta dalla Lega e ispirata a una concezione egoistica e antinazionale delle Autonomie locali, ben diversa da quella che Luigi Sturzo pose tra i cardini del Popolarismo.

Ma ora l’urgenza ci impone di farci promotori della raccolta firme per supportare i quattro quesiti presentati ufficialmente il 28 giugno scorso a Milano dal Comitato Referendario per la Rappresentanza, presieduto da Elisabetta Trenta e Giorgio Benvenuto, con l’adesione di gruppi, associazioni e partiti (tra cui INSIEME) che chiedono un ritorno alla piena sovranità del cittadino elettore nella scelta dei parlamentari.

I quattro quesiti abrogativi in sintesi riguardano:

  • l’abolizione del voto congiunto tra sistema uninominale e plurinominale, che con i listini bloccati determina il Parlamento dei “nominati”;

  • l’abolizione della soglia di accesso in Parlamento, evitando che milioni di voti non abbiano rappresentanza politica;

  • l’obbligo della raccolta firme per tutti i soggetti politici che intendono presentarsi alle elezioni, compresi i Partiti grandi e piccoli presenti in Parlamento, oggi esentati;

  • l’abolizione delle pluricandidature utilizzate da leader e fedelissimi, con l’obbligo per i candidati di presentarsi in un solo collegio.


Al di là dei tecnicismi giuridici, che potrete approfondire sul sito www.iovoglioscegliere.it, il referendum rappresenta una possibilità per scardinare il sistema che ha di fatto creato una ristretta oligarchia al potere, rappresentata da leader e relativi maggiordomi presenti sul palcoscenico mediatico.

Non deve quindi stupire che questo referendum sia fino ad ora passato sotto silenzio: non piace alla destra, a proprio agio nel bipolarismo estremista e sguaiato della Seconda Repubblica con una sfacciata capacità di essere coalizione malgrado enormi differenze tra i tre partiti che la compongono (il potere è un collante portentoso da quelle parti…); non piace a sinistra perché il bipolarismo dà comunque ruolo anche ai perdenti, che hanno garantita la tribuna dell’opposizione e sperano, prima o poi, di vincere nel gioco delle parti; non piace neppure ai personaggi che hanno provato a rappresentare il centro politico – con risultati tra il comico e il penoso per le loro baruffe a dimostrare chi è il più capace e furbo (?) – con una politica elitaria e distante dal popolo; e ovviamente non piace ai “poteri forti” dell’economia e dell’editoria, che sguazzano in una politica debole dipendente dai media che controllano.

Ecco perché la raccolta di 500.000 firme entro fine settembre è un’impresa difficile. Aderire è semplice per tutti, con le indicazioni che trovate sul sito www.iovoglioscegliere.it (CLICCA QUI).

La possibilità di firmare online, tramite SPID o carta d’identita elettronica – pagando anche un euro e 90 centesimi, la cifra richiesta a ciascuno per coprire il costo della piattaforma – rende l’obiettivo possibile anche in questi mesi estivi se vi sarà un passaparola diffuso tra i molti che si rendono conto di quanto sia necessario un cambio di sistema. L’abolizione dei meccanismi perversi del Rosatellum potrebbe essere il grimaldello giusto per rovesciare il tavolo, come riuscì nel 1991 a Mariotto Segni con il referendum sulla preferenza unica. Allora purtroppo si aprì la strada alla Seconda Repubblica che avrebbe condotto la politica italiana sui binari della contrapposizione bipolare, del leaderismo, del plebiscitarismo.

Oggi la firma che apponiamo va nella direzione di un recupero della piena dignità del ruolo costituzionale di cittadino sovrano, che si vuole riappropriare del diritto di scegliere i propri rappresentanti.

E, come ci direbbe Guido Bodrato, le buone battaglie devono essere combattute. Fino in fondo.


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