Triste finale del macronismo



Pier Luigi Tolardo    19 Marzo 2024       3

Questi due ultimi anni di Presidenza Macron e quindi del movimento politico da lui fondato e guidato, Renew che ha anche i suoi epigoni italiani in Renzi e Calenda, sono all'insegna di una profonda involuzione.

Prima la forzatura dell' inserimento in Costituzione del diritto all'aborto, con la convergenza dell'estrema destra lepenista e l'astensione dell'estrema sinistra, poi le dichiarazioni ripetute per chiedere alla NATO di entrare in guerra contro la Federazione Russa, da parte di una potenza nucleare militare, l'unica che fa parte dell'Unione europea e dispone di un seggio permanente all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Sembra che la cifra di un movimento politico che intendeva superare le categorie di destra e sinistra sia piuttosto la sommatoria degli elementi più negativi della destra e della sinistra.

Aggiungiamo poi la determinazione con cui vuole introdurre l'eutanasia nella legislazione francese, una concezione della laicità ancora fortemente ancorata alla rigidità francese e il quadro è completo.

Già all'inizio del suo primo mandato Macron aveva voluto liberalizzare ulteriormente il mercato del lavoro già abbondantemente liberalizzato dai governi socialisti e introdotto maggiori poteri per la polizia.

Questo inizio di destra era stato poi mitigato dall'apertura del dialogo sociale per cercare di reagire alla rivolta dei Giubbotti Gialli che, con la sua ondata di violenze, ha scosso le stesse fondamenta della République.

Un dialogo poi interrotto dall'uso, in mancanza di una maggioranza parlamentare, dei poteri speciali dati all' Esecutivo dalla Costituzione gollista, un uso frequente sotto la presidenza Macron che evidenzia tutta la crisi del modello bonapartista del sempresidenzialismo alla francese oggi rinnegato perfino dalla Meloni a favore di un inedito ed incerto premierato elettivo all'italiana.

Il macronismo ha vissuto una sola stagione pur durata dieci anni e più che una soluzione alla crisi del bipolarismo fra le culture politiche tradizionali sta diventando un problema peggiore di quelli che voleva curare.


3 Commenti

  1. Buone considerazioni. E pur essendo Macron (il suo movimento) ciò che a livello europeo è più vicino alla creazione di maggioranze utili al consolidamento di un’Europa federale, ciò che è scritto su una sua involuzione dovrebbe costituire un riferimento per chi, al centro, porta acqua a quel disegno. Mentre purtroppo mi sembra che i partiti centristi, per le europee, restino legati sostanzialmente a quel riferimento che l’articolo critica. Poi, e qui parlo delle regionali, se si sostengono posizioni di centrodestra “a suma pu nen a post”!

  2. Chiaro e condivisibile articolo. Anche questo quadro tracciato da Pier Luigi Tolardo, penso che possa iscriversi nel novero del caos mondiale sempre più povero di punti fermi ai quali aggrapparsi.
    Penso che dovremo abituarci sempre più a cose inaspettante. E probabilmente la Francia, la più vincente nazione tra le nazioni perdenti europee della II guerra mondiale (ed egemonica, ma non federativamente unificante nella diversità, per antica tradizione storica), non perderà occasione per tentare di guadagnarsi, visto anche il declino tedesco, degli spazi di egemonia sul resto d’Europa. Specialmente se Trump vincerà le presidenziali statunitensi abbandonando l’Europa al suo destino (in sostanza dismettendo l’egemonia americana). Credo che sia questo il contenuto del messaggio “armiamoci e partite con me, visto che ho la bomba atomica” che ha lanciato in questi giorni.

  3. Articolo più che condivisibile, anche i commenti. Certo che un conto sono le buone intenzioni sulla carta e un conto la realtà di un Napoleone in sedicesimo, saputello e arrogante che ha lasciato da noi anche due bei nipotini, Renzi e Calenda, uguali uguali. Che peccato.

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*