Prima di lasciare il fu Silvio Berlusconi all’unico giudizio che conta, quello di Dio, abbiamo ancora un tarlo che non riusciamo a silenziare. Come è universalmente noto (i media hanno parlato per settimane del suo testamento) il Cavaliere ha distribuito tra i figli i beni di famiglia e le quote di Mediaset e delle altre società di cui era proprietario o azionista, e qui nulla da dire.
Ha poi espressamente indicato tre lasciti in denaro. Cento milioni sono stati destinati sia al fratello Paolo sia alla compagna Marta Fascina. Ci possono stare entrambi “per il bene che gli ho voluto e che loro hanno voluto a me”: che poi la cifrona per la sua ultima convivente possa essere l’estremo sberleffo rivolto alla seconda moglie Veronica Lario – dalla cui celebre lettera a “Repubblica”, con la quale denunciava pubblicamente i vizietti privati del consorte, partì la di lui china discendente – è un pensiero tanto malizioso quanto possibile. Per Paolo, sempre vissuto all’ombra del fratello maggiore, non si possono tacere le condanne avute per corruzione, truffa, falso in bilancio e false fatturazioni, anche in aziende di famiglia, tutte sopportate in silenzio e senza mai dire nulla che potesse in qualche modo coinvolgere l’augusto fratellone: ma certamente la generosità di Silvio è stata solo affetto fraterno...
Rimane il terzo e ultimo lascito: 30 milioni di euro a Marcello Dell’Utri. Proprio lui, il noto pregiudicato (una lettura della pagina su Wikipedia che lo riguarda può essere un utile ripasso…) che rientra nelle tre persone cui Berlusconi ha voluto più bene. Che si voglia bene a un amico ci può stare eccome: “È stato un gesto d’amore. Perché lui non mi doveva niente. Ma ha dato valore all’amicizia”, ha commentato a caldo la notizia il beneficiato.
Già, il valore dell’amicizia… Chissà cosa avrà pensato Fedele Confalonieri, amico d’infanzia del Cavaliere, con cui ha condiviso il percorso di studi, la passione per la musica, la creazione di Edilnord e Mediaset (di cui è Presidente). Fedele di nome, fedelissimo di fatto, con annesse grane giudiziarie per frode fiscale, risolte a suo tempo da qualche legge ad personam o ad aziendam: ma pur essendo il vero amico di una vita, per lui nessun regalo extra, così come non è stato beneficiato nel testamento un altro amicissimo come Adriano Galliani, braccio destro nell’epopea vincente del Milan.
Insomma, perché mai proprio Dell’Utri, e solo lui, ha ricevuto da Berlusconi un omaggio particolare?
“Lasciamo in pace i morti!”, esclamerà più d’uno. Ma tutti parliamo con i fatti, prima ancora che con le parole. E qui il Cavaliere (per un eccesso di prudenza?) è stato perlomeno imprudente: se non avesse destinato quella enorme cifra al titolare di accertati rapporti con la mafia, nessuno si farebbe domande. Così, invece, chiedersi perché lo abbia fatto è legittimo e naturale. E ognuno può darsi delle risposte.
Ci limitiamo ad osservare che per il più celebre dei tradimenti bastarono trenta denari. La tariffa per ricompensare il silenzio oggi può valere anche trenta milioni.
Ha poi espressamente indicato tre lasciti in denaro. Cento milioni sono stati destinati sia al fratello Paolo sia alla compagna Marta Fascina. Ci possono stare entrambi “per il bene che gli ho voluto e che loro hanno voluto a me”: che poi la cifrona per la sua ultima convivente possa essere l’estremo sberleffo rivolto alla seconda moglie Veronica Lario – dalla cui celebre lettera a “Repubblica”, con la quale denunciava pubblicamente i vizietti privati del consorte, partì la di lui china discendente – è un pensiero tanto malizioso quanto possibile. Per Paolo, sempre vissuto all’ombra del fratello maggiore, non si possono tacere le condanne avute per corruzione, truffa, falso in bilancio e false fatturazioni, anche in aziende di famiglia, tutte sopportate in silenzio e senza mai dire nulla che potesse in qualche modo coinvolgere l’augusto fratellone: ma certamente la generosità di Silvio è stata solo affetto fraterno...
Rimane il terzo e ultimo lascito: 30 milioni di euro a Marcello Dell’Utri. Proprio lui, il noto pregiudicato (una lettura della pagina su Wikipedia che lo riguarda può essere un utile ripasso…) che rientra nelle tre persone cui Berlusconi ha voluto più bene. Che si voglia bene a un amico ci può stare eccome: “È stato un gesto d’amore. Perché lui non mi doveva niente. Ma ha dato valore all’amicizia”, ha commentato a caldo la notizia il beneficiato.
Già, il valore dell’amicizia… Chissà cosa avrà pensato Fedele Confalonieri, amico d’infanzia del Cavaliere, con cui ha condiviso il percorso di studi, la passione per la musica, la creazione di Edilnord e Mediaset (di cui è Presidente). Fedele di nome, fedelissimo di fatto, con annesse grane giudiziarie per frode fiscale, risolte a suo tempo da qualche legge ad personam o ad aziendam: ma pur essendo il vero amico di una vita, per lui nessun regalo extra, così come non è stato beneficiato nel testamento un altro amicissimo come Adriano Galliani, braccio destro nell’epopea vincente del Milan.
Insomma, perché mai proprio Dell’Utri, e solo lui, ha ricevuto da Berlusconi un omaggio particolare?
“Lasciamo in pace i morti!”, esclamerà più d’uno. Ma tutti parliamo con i fatti, prima ancora che con le parole. E qui il Cavaliere (per un eccesso di prudenza?) è stato perlomeno imprudente: se non avesse destinato quella enorme cifra al titolare di accertati rapporti con la mafia, nessuno si farebbe domande. Così, invece, chiedersi perché lo abbia fatto è legittimo e naturale. E ognuno può darsi delle risposte.
Ci limitiamo ad osservare che per il più celebre dei tradimenti bastarono trenta denari. La tariffa per ricompensare il silenzio oggi può valere anche trenta milioni.
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