Nuovo governo tra giudizi e pregiudizi



Paolo Girola    1 Novembre 2022       1

Condivido molto di quello che ha scritto Giorgio Merlo nel suo ultimo articolo qui pubblicato su Chi affronta la questione sociale?. Vorrei aggiungere solo qualche considerazione.

Una caratteristica specifica della nostra epoca è la straordinaria importanza attribuita dalla politica, ma persino dalla religione, alla considerazione se una cosa sia o meno “al passo con i tempi”.

Ci accorgiamo allora che il culto del nostro tempo è il culto di noi stessi, con la conseguenza di un riferimento culturale assolutamente sfavorevole ai principi non solo religiosi ma anche solidaristici, direi caritatevoli, compassionevoli.

Il limite principale di quella che si definisce, forse con un linguaggio vecchio, la “sinistra” o “ area progressista”, è proprio l’ipocrisia di questo conformismo, che non è più solo avere, secondo la vecchia battuta di Longanesi, il portafoglio a destra e il cuore a sinistra.

Chi aveva un tempo il “cuore a sinistra” diceva almeno di sostenere politiche fondate su principi di socialità, anche se magari lo faceva per opportunismo e convenienza (soprattutto nel modo culturale e artistico). Oggi la cosiddetta area progressista è diventata una forza politica radicale di massa, per radicale intendendo proprio il minuscolo movimento pannelliano che ha sempre avuto connotazioni di destra libertaria.

Proprio nel tempo corrente il PD lettiano è ad esempio il più schierato nel sostenere le politiche guerresche, come si vede nel caso dell’Ucraina. Politiche che possono sembrare inevitabili, ma che ora raccolgono critiche anche da intellettuali di area, si veda Cacciari su “La Stampa”, giornale che – forse per una legittima preoccupazione della proprietà – ha cercato di correggere la sua rigida posizione originaria con un articolo nel quale il direttore Giannini lancia il “contrordine compagni” e scrive più o meno: “L’Ucraina ha pure ragione ma bisogna cercare una via di uscita dalla guerra e Zelenski non faccia solo di testa sua”. Purtroppo le inopportune e semplicistiche esternazioni di un Berlusconi sulla strada del tramonto, ma che vuole ancora calcare la scena, producono il danno di far considerare filo putiniane le posizioni di chi vorrebbe una decisa iniziativa europea per raggiungere almeno una tregua.

La “sinistra” che appoggia “il culto di noi stessi” ha un altro limite: quello di dogmi che, appunto perché dogmi, sono indiscutibili. Faccio un esempio fra tanti, quello dell’aborto. Un principio che fu contestato un tempo da intellettuali di “sinistra” come Norberto Bobbio e Pier Paolo Pasolini. Critiche che oggi provocherebbero scomuniche immediate. Un altro dogma sono diventate le teorie gender.

Dogmi che provocano levate di scudi, anche da parte di cattolici che militano nel PD, ad esempio contro politiche di sostegno della maternità se queste si possono configurare come aiuti a non abortire. Sono politiche ovviamente rivolte in particolare alle madri o alle famiglie più in difficoltà. Una cosa che dovrebbe essere proposta da governi di “sinistra” e che invece viene proposta da quelli di “destra”.

Così accade che severe critiche al nascente governo di destra-centro sono piovute sull’istituzione di un ministero alla famiglia e alla maternità che invece dovrebbe essere sostenuto in un momento di “gelo demografico” evidente.

Bastano pochi dati, dal particolare al generale: Torino è passata in cinque anni da 886.837 (2017) a 844.581 (31/7/2022) abitanti, con una ulteriore perdita di oltre 42mila abitanti, nonostante gli immigrati stranieri. Secondo dati Istat, l’Italia toccherà un nuovo record negativo a fine 2022 con 385mila nascite stimate. Nei primi cinque mesi dell’anno, infatti, i nuovi nati sono calati del 14,5% rispetto al già negativo 2021, chiusosi con 399mila nascite. Un problema che è destinato a influire in maniera determinante sull’economia della nazione, ha ricordato il presidente Istat Blangiardo: “Un calo di produttori, un calo di consumatori, un calo di prodotto lordo”. Blangiardo ha chiesto politiche mirate per la natalità, con l’obiettivo di arrivare nell’arco di 10-15 anni a un tasso di fecondità di due figli per donna. E ha sottolineato che non si può pensare di compensare il deficit demografico con gli immigrati “perché se ne dovrebbero aggiungere altri 240mila all’anno e questa base non sarebbe facilmente integrabile”. È ovvio poi che nemmeno si può pensare di compensare con coppie arcobaleno che devono ricorrere a complicati, costosi e discutibili metodi “artificiali” per avere un figlio.

Si sa che, se pesa molto il problema economico, il calo demografico è anche dovuto a un problema che definirei culturale. Faccio qualche esempio: la scarsa stabilità delle coppie, la frammentazione dei nuclei familiari, con l’aumento dei single, una propensione dei giovani all’individualismo, ai matrimoni sempre più in età avanzata ecc. ecc.

Il cosiddetto fronte progressista (di cui anche i 5 Stelle rivendicano l’appartenenza) deve dunque indicare strade sui grandi problemi che affliggono la stragrande maggioranza.

Ma, come si domanda Giorgio Merlo, c’è qualcuno che abbia “l’armatura culturale, ideale, valoriale e forse anche etica per affrontare di petto una rinnovata e inedita questione sociale?”

La soluzione non possono essere politiche assistenziali, come l’attuale reddito di cittadinanza, o i 10mila euro di Letta promessi ai giovani. O anche continuare a dare più importanza ai cosiddetti diritti individuali rispetto a quelli sociali.

Politiche che tengono in piedi forze come i 5 Stelle che, scrive ancora Giorgio Merlo, sono “una sinistra populista, trasformista e qualunquista… “sinistra per caso”… dove la rappresentanza degli interessi varia a seconda delle convenienze del momento”. Ma che penalizzano il PD come è dimostrato dalle ultime elezioni.

È vero che Letta copia quanto fanno altri Paesi governati da forze sorelle, ad esempio negli USA dove il presidente Biden (per recuperare voti prima delle elezioni di mid-term) promette un provvedimento per “perdonare” i debiti universitari fino a 10mila dollari per le famiglie che hanno un reddito fino a 250mila dollari (!). Costo per lo Stato di 300 miliardi di dollari. Intanto negli USA l’inflazione è salita al 9% e si dà spazio al ritorno sulla scena di Trump.

Il nuovo governo italiano andrà giudicato innanzitutto sulle sue politiche economiche e di spesa in un Paese che ha un debito pubblico record: sono compatibili la flat tax o certe politiche pensionistiche?

E anche su una politica europea che ponga il problema di Paesi come l’Olanda o l’Irlanda o altri che fanno del dumping fiscale e della speculazione finanziaria il loro core business.


1 Commento

  1. Complimenti a Girola per questo lucido scritto. E’ sul piano culturale, prepolitico che si rilevano le maggiori difficoltà per molti partiti che lavorano per darsi una “identità”. Come il PD, certo, ma direi anche il c.d. Terzo Polo. L’ansia (e l’opportunismo) di essere “inclusivi” porta a mettere insieme posizioni tra loro difficilmente o per nulla conciliabili. Del resto, non sono morte le ideologie? Salvo, naturalmente, quelle al passo con i tempi … che godono di ottima salute.

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