Nelle prime settimane di marzo 2022 l’Arsenale della Pace è stato 'invaso' da un impressionante fiume di bene e generosità a cui tanti semplici cittadini, famiglie, associazioni, scuole, parrocchie, aziende, istituzioni locali e di ogni Regione hanno dato vita. Centomila e centomila persone di Torino e di tutta Italia hanno portato finora oltre mille tonnellate di aiuti. Una grande conferma della nomina fatta dalla Città di Torino nel 2008: «Torino Città dell’Arsenale della Pace».
Tutti questi piccoli gesti esprimono dal basso uno straordinario desiderio di pace che diventa anche un messaggio importante per i grandi della Terra. Questa è la pace in cui crediamo, la pace che ci ha fatto conoscere Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e grande uomo di dialogo, citando il profeta Isaia: un tempo in cui le armi saranno trasformate in strumenti di lavoro e i popoli non si eserciteranno più nell’arte della guerra. È diventato il nostro sogno, la scelta concreta di noi tutti che abbiamo vissuto l’avventura di trasformare il vecchio arsenale militare di Torino in Arsenale della Pace.
La guerra non è mai la soluzione! Lo abbiamo capito aiutando tanti Paesi in guerra, ora l’Ucraina. Dico sovente che le armi uccidono sette volte.
La prima è quando sono progettate, sottraendo risorse alla ricerca, alla scuola, alla vita.
La seconda perché a costruirle ci sono intelligenze che potrebbero dedicarsi allo sviluppo in campo scientifico, tecnologico e medico.
La terza perché le armi uccidono senza guardare in faccia nessuno, distruggono e costringono milioni di persone a lasciare le loro case.
La quarta perché sparando creano i presupposti per la vendetta.
La quinta è la più tragica perché in una guerra, militari e civili esaltati compiono qualsiasi nefandezza sulle loro vittime. La sesta perché vittime e carnefici si portano addosso il ricordo insopportabile degli orrori subiti e commessi, fino ad arrivare anche a togliersi la vita. La settima perché la guerra lascia una scia di risentimenti e spazi d’odio che ne prolunga gli effetti nefasti. Proprio per queste ragioni non ci abitueremo mai alla guerra e continueremo a lottare per contrastarla, continueremo a lavorare per la pace e a ricercarla con tutte le nostre forze.
La pace vera è un fatto che passa dalle opere di giustizia. È un mondo che accoglie ogni uomo e donna di qualsiasi origine e religione perché tutti hanno diritto a cibo, casa, lavoro, cure, dignità, istruzione. È un mondo in cui giovani e adulti sono pronti a fare della propria onestà e rettitudine la chiave per costruire il bene comune.
Questa mentalità è diventata la nostra bussola e, lentamente ma decisamente, ha abbracciato milioni di persone che hanno messo a disposizione tempo, denaro, professionalità per asciugare una lacrima, sostenere chi è debole, senza chiedere nulla in cambio. Ora deve diventare anche una priorità educativa orientando la formazione scolastica, a partire dall’infanzia fino all’università. Formarsi e crescere nella pace significa diventare cittadini responsabili e, sin da giovani, custodi del dialogo e della dignità di ogni persona. La nostra coscienza ci spinge a bussare alla porta delle organizzazioni internazionali nate dall’aspirazione alla pace dei popoli affinché garantiscano sempre più concretamente e senza riserve la dignità e i diritti fondamentali di ogni persona, rispettino e tutelino le minoranze e promuovano l’uguaglianza, bandiscano l’uso delle armi, abbiano l’autorità e il riconoscimento morale di fermare le guerre e di rimediare alle ingiustizie attraverso la diplomazia e dove necessario mediante missioni di pace. Un impegno concreto che aiuti tutti a capire che il vero nemico è l’odio e che il nostro futuro si difende con la pace.
Se questa mentalità si fa strada nel cuore di tanti, il mondo può davvero cambiare. È la speranza che nasce anche di fronte alla tragedia più nera, la speranza che di fronte a persone in difficoltà ci porta a dire sempre: «Fratello, sorella cosa posso fare per te?».
(Tratto da www.avvenire.it)
Tutti questi piccoli gesti esprimono dal basso uno straordinario desiderio di pace che diventa anche un messaggio importante per i grandi della Terra. Questa è la pace in cui crediamo, la pace che ci ha fatto conoscere Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e grande uomo di dialogo, citando il profeta Isaia: un tempo in cui le armi saranno trasformate in strumenti di lavoro e i popoli non si eserciteranno più nell’arte della guerra. È diventato il nostro sogno, la scelta concreta di noi tutti che abbiamo vissuto l’avventura di trasformare il vecchio arsenale militare di Torino in Arsenale della Pace.
La guerra non è mai la soluzione! Lo abbiamo capito aiutando tanti Paesi in guerra, ora l’Ucraina. Dico sovente che le armi uccidono sette volte.
La prima è quando sono progettate, sottraendo risorse alla ricerca, alla scuola, alla vita.
La seconda perché a costruirle ci sono intelligenze che potrebbero dedicarsi allo sviluppo in campo scientifico, tecnologico e medico.
La terza perché le armi uccidono senza guardare in faccia nessuno, distruggono e costringono milioni di persone a lasciare le loro case.
La quarta perché sparando creano i presupposti per la vendetta.
La quinta è la più tragica perché in una guerra, militari e civili esaltati compiono qualsiasi nefandezza sulle loro vittime. La sesta perché vittime e carnefici si portano addosso il ricordo insopportabile degli orrori subiti e commessi, fino ad arrivare anche a togliersi la vita. La settima perché la guerra lascia una scia di risentimenti e spazi d’odio che ne prolunga gli effetti nefasti. Proprio per queste ragioni non ci abitueremo mai alla guerra e continueremo a lottare per contrastarla, continueremo a lavorare per la pace e a ricercarla con tutte le nostre forze.
La pace vera è un fatto che passa dalle opere di giustizia. È un mondo che accoglie ogni uomo e donna di qualsiasi origine e religione perché tutti hanno diritto a cibo, casa, lavoro, cure, dignità, istruzione. È un mondo in cui giovani e adulti sono pronti a fare della propria onestà e rettitudine la chiave per costruire il bene comune.
Questa mentalità è diventata la nostra bussola e, lentamente ma decisamente, ha abbracciato milioni di persone che hanno messo a disposizione tempo, denaro, professionalità per asciugare una lacrima, sostenere chi è debole, senza chiedere nulla in cambio. Ora deve diventare anche una priorità educativa orientando la formazione scolastica, a partire dall’infanzia fino all’università. Formarsi e crescere nella pace significa diventare cittadini responsabili e, sin da giovani, custodi del dialogo e della dignità di ogni persona. La nostra coscienza ci spinge a bussare alla porta delle organizzazioni internazionali nate dall’aspirazione alla pace dei popoli affinché garantiscano sempre più concretamente e senza riserve la dignità e i diritti fondamentali di ogni persona, rispettino e tutelino le minoranze e promuovano l’uguaglianza, bandiscano l’uso delle armi, abbiano l’autorità e il riconoscimento morale di fermare le guerre e di rimediare alle ingiustizie attraverso la diplomazia e dove necessario mediante missioni di pace. Un impegno concreto che aiuti tutti a capire che il vero nemico è l’odio e che il nostro futuro si difende con la pace.
Se questa mentalità si fa strada nel cuore di tanti, il mondo può davvero cambiare. È la speranza che nasce anche di fronte alla tragedia più nera, la speranza che di fronte a persone in difficoltà ci porta a dire sempre: «Fratello, sorella cosa posso fare per te?».
(Tratto da www.avvenire.it)
Anche il mio cartello è NO WAR – Politici italiani basta armi, leggete la Costituzione! No aumento Budget della difesa
Sono stato bambino durante la seconda guerra mondiale ho potuto vedere le atrocità compiute dagli USA nella mia città d’origine “Foggia”, prima del conflitto aveva 60.000 abitanti, fu rasa al suolo con bombardamenti inutili: 20.000 morti e successive barbarie compiute dalle truppe alleate d’occupazione: Pellerossa, Marocchini, Indiani, Neozelandesi, Canadesi, neri e bianchi USA, Australiani, Francesi, Inglesi ecc. Mio padre reduce della guerra persa mi fece assistere, nell’estate del 1945, ad un a grande manifestazione dimostrativa, sfilarono tutte le rappresentanze vittoriose (come ai tempi di Cesare), mi abbracciò dicendomi “mai più guerre”. Gli anni successivi furono atroci, fino al 1955 le case e le scuole non ebbero riscaldamento e la gente continuò a morire per le conseguenze delle tonnellate di DDT che gli americani scaricarono dal cielo insieme alle bombe termobariche.
Oggi siamo coinvolti in una guerra pericolosissima!
L’USA, ci hanno messo nei guai, sono molto preoccupato per le armi e i soldati inviati dall’Italia, sono un atlantista ma in questo caso sono d’accordo con Giuseppe Conte. Non esiste alternativa – pace a tutti i costi, la chiede la Germania. Ha ragione Papa Francesco, il popolo ucraino è usato come pretesto! Il giudizio di Dio peserà come un macigno sui colpevoli di decine di migliaia di morti, non si redimono e inviano armi per mantenere viva la carneficina. “Che l’Ucraina da tempo sia stata riempita di armi dalla NATO lo sanno tutti e continuano imperterriti. Lo ha confermato Jens Stoltemberg. segretario generale della NATO, sul Corriere della sera del 17 marzo: (leggi l’allegato).“La NATO per anni ha fornito supporto agli ucraini mettendo a disposizione equipaggiamento militare e addestrando migliaia di truppe fasciste (brigate AZOV), che ora sono in prima linea”. “La Nato è l’istigatrice della crisi in Ucraina, complice lo sprovveduto Biden: vuol venderci NGL che non possiede a sufficienza. Inoltre rinnegano la promessa di “non un pollice verso est” e quindi di non comprimere all’estremo lo spazio della Russia”, scrive il quotidiano cinese.
Giorgio La Pira
Basilica San Marco Firenze 055.287628 – Email: sanmarco@dominicanes.it
fu l’artefice della caduta del muro di Berlino e della pace tra USA e Vietnam (amico di Ho Chi Minh)!
“SPES CONTRA SPEM”
Il Papa intervenga!
Occorre un negoziatore che blocchi la guerra (come fu Giorgio la Pira). Dinanzi alle ingiustizie se le persone buone ed oneste tacciono il male si diffonde! Invochiamo la “Spirito santo”, per far cessare il conflitto ci dia un suggerimento per un negoziatore ideale, forse l’intervento di Papa Francesco in persona, se si recasse a Kiev oppure a Mosca. La situazione si è molto deteriorata si rischia la guerra nucleare. Come lapiriano suggerisco quanto segue: Gli USA e la NATO possono disinnescare la 3a Guerra mondiale, perché loro l’hanno sistematicamente avviata da molti anni. Joe BIDEN, si deve discolpare e chiedere perdono a DIO, per le decine di migliaia di morti, licenziare il segretario Jens Stoltenberg, risarcire i superstiti e ricostruire le città distrutte. Si chiede l’intercessione di MARIA SS, invocata da tutti i Monasteri delle Suore di Clausura del Mondo.
Pazzia imperante!
La Nato arma l’Ucraina per procura si serve surrettiziamente degli spacciatori italiani. Cos’ facendo questa guerra distruggerà il mondo. Ora anche direttamente.
Piccole e medie imprese alla canna del gas. Il 6 per cento chiuderà per colpa del mix inflazione e caro gas. Dati peggiori della pandemia mentre corriamo ad armarci
Il generale Claudio Graziano (presidente del Comitato militare Ue): «Ai nostri soldati servono armi moderne. Dobbiamo comprare carri armati di quarta generazione» per poi farli incenerire dai missili e dai droni. Già avevamo acquistato 28 F 35 130.000 Cad. = per 3,6 miliardi di Euro
Stiamo farneticando. Vi prego di riflettere sulla seguente affermazione:
“È giusto parlare di spesa militare più che di armamenti. L’Ucraina ci insegna che una forza armata si batte se sente dietro di sé un intero Paese, se è motivata e se è pronta. Alle nostre Forze armate non manca il sostegno del Paese e sono tra le migliori al mondo, ma per essere ben motivate occorre che siano addestrate e rifornite al meglio”.
Lo afferma il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare Ue in un’intervista a La Stampa. “Ai soldati italiani servono dunque armi, ma in generale equipaggiamenti moderni, e poi serve un addestramento adeguato”.
“Che costa – aggiunge -. Occorrono carri armati di quarta generazione, che siano in grado di difendersi adeguatamente dai missili controcarro. I caccia di sesta generazione. I satelliti. Una capacità di trasporto strategico. La cybersicurezza. Un’adeguata contraerea”.
Intervistato anche dalla Repubblica il generale parla della situazione nell’ Unione Europea per quanto riguardo il progetto di realizzare una difesa comune. “Stiamo lavorando per darci una difesa comune, abbiamo appena approvato una bussola strategica per una forza multinazionale, terrestre, navale, aerea, di cinquemila unità sul terreno.
Poi c’è tutto il resto, il trasporto, la logistica. Siamo ambiziosi vorremmo arrivare a 60mila militari di tutta Europa, con capacità di coordinamento politico e finanziario. Tutto dipende dalla volontà politica dei 27 Paesi dell’Ue. E in questa forza l’Italia avrà un ruolo chiave”.
Sul fronte del conflitto in Ucraina, secondo Graziano “bisognerebbe innanzi tutto cessare le ostilità e metter in piedi un gruppo di interposizione con numeri importanti: 15-20mila uomini schierati lungo il confine sul Donbass”.
sono basito per queste farneticazioni del lettore che mi precede, che hanno l’onore di essere pubblicate sul nostro giornale. Spero comunque si tratti di personaggio isolato per le sue idee, altrimenti sarei davvero preoccupato. Gli Americani sono stati cattivi con noi, ora è giusto che anche i Russi abbiano tranquillamente la possibilità di fa sparire dalla faccia della terra l’Ucraina con tutto il suo popolo. E l’Italia e gli europei per, per favore, non si impiccino!