La rivincita delle divise blu



AMERICANA di Beppe Mila    11 Novembre 2021       2

Lo scorso 2 novembre negli Stati Uniti vi è stata la prima tornata elettorale significativa dopo le elezioni presidenziali del 2020, elezioni quelle dello scorso anno avvenute in un clima molto combattuto e segnate dall’agenda dettata dal movimento BLM (Black Lives Matter) ormai tradotto universalmente come le vite dei neri contano. Elezioni che a parte la vittoria di Joe Biden segnarono di certo una svolta molto radicale nella composizione del Congresso con l’ingresso di molti nuovi membri, specialmente femminili con posizioni ultra liberal.

Se un anno fa la grande vincitrice era la speaker della camera Nancy Pelosi e Donald Trump sembrava avviato a una vita di pensionato di lusso, in un anno le cose hanno preso tutt’altra piega.

Qualche dato aiuta a ragionarci sopra.

La Virginia dopo esser stata Dem ininterrottamente dal 2009, oggi ha un nuovo Governatore repubblicano, Glenn Youngkin, che ha sconfitto il democratico Terry McAuliffe dato per super favorito.

Nel New Jersey, altra roccaforte Dem dove lo scorso anno Biden vinse su Trump con ben 16 punti di vantaggio, il democratico Phil Murphy è riuscito a mantenere la carica per pochissimi voti di differenza.

In contemporanea a queste due elezioni, si sono svolte le elezioni per il rinnovo di molti sindaci e Procuratori Generali (ricordiamo che negli USA la carica di Procuratore è elettiva, a qualsiasi livello: Stato, città, contea) che hanno visto diverse vittorie repubblicane; ma soprattutto, per quanto riguarda i democratici, tutti quelli eletti appartengono all’ala moderata. Cosa è successo di eclatante per un simile ribaltone?

Principalmente due cose, il nuovo corso repubblicano e la pandemia.

Le sconfitte si sa aiutano a maturare e dopo qualche mese di incertezza Donald Trump e lo stato maggiore del GOP (Grand Old Party) hanno fatto questo semplice ragionamento: continuare a contestare i risultati elettorali o concentrarsi sul futuro? La scelta è caduta sul futuro ovviamente, pur in presenza di riscontri quasi certi di errori nel conteggio delle schede, come nella Contea di Maricopa, si è scelto quindi di soprassedere anche perché il continuare avrebbe portato gli USA di fronte a una crisi istituzionale senza precedenti. Nel frattempo Donald Trump ha dimostrato di essere ancor oggi l’unico vero frontman dei repubblicani, ma il suo atteggiamento è diverso: più moderato, meno appariscente e soprattutto dà largo spazio e autonomia ai candidati locali come è stato con Youngkin. Dopo mesi sottotono, in ottobre Trump ha tenuto un grande comizio di due ore a Des Moines in Iowa dove la folla lo ha acclamato come il leader repubblicano più amato.

L’altro elemento di rilievo è stata la pandemia, in Virginia in modo particolare le famiglie non hanno apprezzato le continue limitazioni imposte da McAuliffe specie in ambito scolastico, eccessivo uso di smart working e soprattutto un certo modo supponente nel gestirle, in pratica dicendo va bene così, è per il vostro bene. Oltretutto McAuliffe spesso ha voluto sottolineare come il ruolo dei genitori nel campo dell’educazione scolastica andava ridimensionato. L’America, per progressista che sia, non è certo il posto ideale per dire queste cose.

Dove però la differenza tra il 2020 e oggi è più marcata, è in quella vasta area che ingloba problemi come l’ordine pubblico, i diritti delle minoranze e così via.

Il 2020 è finito con le rivendicazioni del Black Lives Matter, in prima pagina e con l’abusato rito dell’inginocchiarsi, che pure da noi ha trovato grintose sacerdotesse: ad esempio chi non ricorda i plateali inginocchiamenti di Myrta Merlino prima di dar inizio al suo talk show?

In America passato un primo momento di sbandamento in cui sembrava che le richieste racchiuse nel motto defund the police, che si può tradurre con “togliete i fondi alla polizia” venissero accolte, a poco a poco è cresciuto un altro importante movimento: Blue Lives Matter, ovvero anche le vite dei poliziotti contano (il blu deriva appunto dal colore delle divise della polizia).

Questo movimento ha raggiunto popolarità tale che nei sobborghi delle città, quelli che vediamo nei telefilm con tante villette in fila senza recinzioni, i residenti appendevano un nastrino blu sulla porta di casa proprio per far sentire la loro vicinanza alle forze dell’ordine. In contemporanea nelle grandi città, gli omicidi e le violenze sono aumentati in modo drammatico e la fascia di popolazione ad esserne maggiormente colpita è proprio quella afroamericana che non si è vista più protetta, specie i proprietari di piccole attività commerciali.

È un peccato che nei media italiani su questo vi sia stato un silenzio totale, forse in omaggio al “politicamente corretto”.

Come si suole dire, però tutto quaglia poi nel voto.

Due esempi eclatanti spiegano meglio di mille parole quanto il clima in America nei confronti di BLM (quello delle proteste razziali) è cambiato.

A New York, città progressista e liberal per antonomasia (vi sono 7 elettori democratici per ogni elettore repubblicano), il nuovo sindaco è ovviamente ancora un democratico: il sessantunenne Eric Adams, ex capitano di polizia in pensione del NYPD (New York Police Department).

A Minneapolis, città dello sfortunato George Floyd, dove la popolazione di colore è largamente maggioritaria, è stato bocciato con il 56% a sfavore il referendum che mirava a smantellare il Dipartimento di Polizia e sostituirlo con una nuova divisione per la sicurezza pubblica concentrata più sul benessere, anche mentale, e sui servizi sociali. Lo stesso sindaco democratico Jacob Frey ha votato contro questo referendum.

L’onda delle divise blu nella politica amministrativa è stata notevole in questa tornata ma non si possono citare tutti qui naturalmente.

Come corollario di cronaca , il nuovo sindaco della piccola città di Rochester (poco più di 30mila abitanti) nel New Hampshire è repubblicano ed è un tenente della locale polizia.

La maggior parte delle divise blu però ha corso per il ruolo di Procuratore o vice procuratore, maggiormente come vice procuratore perché è una carica più operativa e meno politica di quella del procuratore: in molti sono stati eletti, indifferentemente che si presentassero con i colori democratici o repubblicani o addirittura come indipendenti.


2 Commenti

  1. Egr. Beppe Mila,
    e si, è proprio così. I cosiddetti giornaloni italiani spesso mentono (si mente anche quando si nasconde la verità) a proposito della realtà degli USA. Dopo l’ubriacatura iniziale (io l’ho vista perché ero là) sono cominciate le reazioni alle tragiche storture del “politically correct” e forse si torna al correttissimo “All lives matter“. Reazioni anche negli ambienti iperprogressisti delle università.
    Auguri

  2. Signor Santo Bressani, grazie per il suo commento ma soprattutto per l’auspicato ritorno a considerare tutti uguali ed alla pari ovvero “All lives matter” che condivido appieno.

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