La confluenza tra Conte e il PD



Giorgio Merlo    5 Agosto 2021       3

Dunque, stando al sondaggio Demos pubblicato recentemente su “Repubblica”, l’ex premier Conte, il nuovo capo dei grillini – la votazione in rete, come ovvio e come sempre, è solo una pura formalità – riscontra un gradimento che tocca quasi il 90% nell’elettorato del PD. Per l’esattezza, l’87%. Addirittura di più dell’attuale segretario del partito, Letta, che si ferma all’86%. Certo, si tratta di semplici numeri che vengono sfornati e non si sa mai se sono rispondenti al vero o se servono solo per giustificare e rafforzare la strategia politica della sinistra italiana.

Ma, al di là dei numeri e dei sondaggi che ormai escono a getto continuo, il dato politico vero che emerge – e su cui non ci sono dubbi alcuno al riguardo – è la sostanziale continuità di vedute, di strategia, di approccio e di prospettiva che ormai accomunano i due partiti: e cioè, il PD delle molte correnti e il partito di Grillo e di Conte. Due partiti che, come dicevano all’unisono Zingaretti e il suo stratega Bettini già alcuni mesi fa, possono tranquillamente siglare una “alleanza organica, strategica e storica”. Due partiti accomunati, pertanto, da una sostanziale somiglianza politica, culturale, valoriale e programmatica. E sin qui nulla di strano visto che l’ex premier Conte era stato addirittura definito dal PD come il “punto di riferimento politico più autorevole per i progressisti italiani”.

L’unico elemento su cui è lecito, tra i tanti per la verità, farsi una domanda è un altro. E cioè, anche il populismo è un elemento che accomuna la prospettiva politica e storica di questi due partiti? Perché, se non vogliamo essere ipocriti o ingenui, solo un marziano può condividere e avallare la tesi che il partito di Grillo, ora guidato pro tempore da Conte, abbia gettato alle ortiche e definitivamente tutto l’armamentario che lo ha contraddistinto sin dal suo esordio. Solo un ingenuo, cioè, può pensare che i 5 Stelle improvvisamente e misteriosamente non siano più un partito antipolitico, anticasta, antisistema, antiparlamentare, giustizialista, demagogico, qualunquista, senza alcun riferimento culturale, e con una classe dirigente improvvisata e casuale, figlia dell’ormai celebre “uno vale uno”. Ovvero, che il partito di Grillo e di Conte non è più statutariamente un partito populista. Per dirla in altri termini, non vorrete mica farci credere che è sufficiente abolire per statuto gli insulti, l’attacco personale, la demonizzazione delle persone e dei partiti, la criminalizzazione politica degli avversari e dei nemici praticati in modo sistematico e permanente in questi lunghi quindici anni per arrivare alla conclusione che si tratta di un partito riformista, democratico, liberale, moderato?

Ecco, se il gradimento di Conte nella base del PD è così alto; se l’intesa politica e di governo tra il PD e i 5 Stelle è coerentemente così solida e se i valori che accomunano i due partiti sono così sistematici e lineari, non c’è più da stupirsi se anche l’identità del PD con il tempo si è progressivamente ed irreversibilmente trasformata. Come diceva l’altro ieri un autorevole commentatore, si avvicina il tempo per una potenziale confluenza politica ed elettorale degli uni con gli altri. Ormai il populismo – quello più accentuato di Grillo o quello più “dolce” di Conte – è diventato il cemento ideologico unificante delle due formazioni politiche. A volte, nella politica, il tempo cambia le coordinate dei partiti. In questa occasione, la mutazione politica profonda ha coinvolto organicamente il partito riformista per eccellenza, il PD, e quello populista per eccellenza, i 5 Stelle. Così va il mondo. E così va la politica, in Italia.


3 Commenti

  1. Eccellente e convincente analisi politica; dispiace non leggerla negli articoli di autorevoli commentatori dei giornali italiani più importanti!

  2. Egr. Giorgio Merlo, non credo una parola di quel che proclamano Enrico Letta (segretario di un partito interessato solo alla gestione del potere) e quella specie di piumino da cipria che è Giuseppe Conte, il quale avendo un io senza sostanza, se non quella del ruolo momentaneamente ricoperto, può ricoprire qualunque ruolo, anche antitetico, come del resto ha già fatto.

  3. Giorgio Merlo, la sua è una lucidissima ed ineccepibile riflessione! “E così va la politica, in Italia”. Al gioco delle tre carte vince chi riesce ad incantare meglio i creduloni. Gli attuali rappresentanti del PD e M5s non sono politici seri, corretti ed onesti, ma ottimi illusionisti.
    L’Italia ha bisogno di umini veri. come La Pira, Mattei, Olivetti, ecc. Prego il Signore che conceda coraggio alle persone rette e coraggiose, che riescano a far ragionare gli italiani.

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*