Assegno unico per i figli: un importante traguardo



Aldo Novellini    2 Maggio 2021       0

Siamo il Paese in Europa che più esalta la famiglia in astratto e poi meno la sostiene in concreto. A fronte di una media Ue di spesa per le politiche familiari dello 0,9 per cento del Pil, noi ci attestiamo sinora su un modesto 0,4. Qualcosa però sta forse cambiando. Nelle settimane scorse, dopo anni di attesa, è stata definitivamente approvata la legge delega sull'Assegno unico per i figli, misura universale che assorbe tutti i precedenti sostegni (bonus bebè, assegni familiari per i dipendenti, ecc...), dando un assetto più razionale al complesso delle politiche a favore della famiglia.

L'Assegno unico, che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio, sarà erogato fino al compimento dei 21 anni con importo commisurato al numero di figli, prevedendo una maggiorazione del 20 per cento a partire dal terzo figlio. In caso di figli affetti da disabilità la cifra sarà maggiorata del 50 per cento e qualora siano carico della famiglia non sarà soggetta a limiti di età. L'importo mensile, che sarà meglio definito nei decreti attuativi in via di approvazione, dovrebbe situarsi tra i 100 e i 250 euro, con una parte fissa, garantita a tutti, e una parte variabile, in base al reddito della famiglia, con azzeramento del contributo in presenza di Isee superiore a 60mila euro.

Per la sua realizzazione sono stati messi nel piatto 20 miliardi, molto più degli 8 miliardi stanziati sinora. Il nuovo dispositivo è unico, in quanto supera la mancanza di organicità che regnava in materia, ed universale, poiché riguarda tutti, comprendendo anche gli incapienti e i lavoratori autonomi, categorie fino a questo momento escluse da specifiche detrazioni. Positivo poi che l'erogazione avvenga già a partire dal settimo mese di gravidanza: un segnale importante per le giovani coppie.

La famiglia va certo aiutata con risorse economiche, ed è il caso dell'assegno per i figli, ma, al tempo stesso, anche sostenuta con adeguati servizi, a partire dagli asili nido, la cui rete nel nostro Paese va decisamente potenziata. Specie nel Mezzogiorno. Altro punto cruciale è la scuola, con particolare riguardo alla didattica a distanza (Dad) di cui oggi, in tempi di Covid, si fa largo uso e che, comunque, in futuro costituirà probabilmente una modalità di supporto alla normale lezione in aula. Occorre allora investire nella rete telematica perché oggi troppi giovani non dispongono di infrastrutture adeguate e risultano svantaggiati nel loro studio. L'Italia è in ritardo rispetto a molti Paesi europei così come lo è sull’orario delle scuole.

Da anni si parla di scuole aperte al pomeriggio per offrire maggiori servizi alle famiglie. Una modalità che nelle scuole statali non si riesce a realizzare pienamente e che solo le scuole paritarie mettono a disposizione per agevolare in special modo la donna che lavora. Con tempi scolastici troppo brevi, che lasciano scoperte ampie fasce orarie, non dobbiamo poi stupirci che la percentuale di lavoro femminile in Italia sia più basso che in altri Paesi Ue.

Oggi poi la didattica a distanza sta accentuando le disuguaglianze tra le famiglie, con una scuola che ormai ha quasi del tutto perso quella funzione di ascensore sociale che un tempo riusciva a svolgere. Un tema che dopo la denatalità rappresenta la seconda drammatica questione su cui tutti siamo chiamati a riflettere, perché la famiglia e la scuola sono i due veri pilastri della società.


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