Con la scomparsa di Franco Marini se ne va un pezzo, ancorché significativo e di grande qualità, della storica tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro Paese. Un filone ideale che ha accompagnato e arricchito la crescita e il consolidamento della democrazia e che ha partecipato attivamente, attraverso i suoi leader, ad affrontare e a sciogliere i nodi politici più difficili che si affacciavano di volta in volta all’attenzione dell’agenda politica italiana.
E Franco Marini queste sfide e queste difficoltà le ha vissute e affrontate con la schiena dritta, sempre da protagonista e da combattente. Com’era, del resto, il suo carattere. Ruvido ma profondamente e autenticamente umano. Disponibile al dialogo e al confronto senza mai assumere atteggiamenti dettati da una valenza ideologica o riconducibili a una chiusura pregiudiziale. Così è stato per lunghi anni nel sindacato, nella “sua” CISL, e così è stato, a maggior ragione, nell’impegno politico, nel partito di ispirazione cristiana e come uomo delle istituzioni. Certo, era simpaticamente definito come “lupo marsicano” a conferma del suo radicamento territoriale e dell’amore per la sua terra d’origine, l’Abruzzo. Ma anche per richiamare la coerenza, la bontà e la solidità del suo carattere.
Franco Marini però, al di là del suo lungo e ricco magistero sindacale, politico e istituzionale, è stato anche e soprattutto un solido punto di riferimento della tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro Paese. La sinistra sociale di Forze Nuove, il suo fecondo e straordinario legame, umano e politico, con Carlo Donat-Cattin e con l’universo del popolarismo di ispirazione cristiana, hanno fatto di Marini per molti anni il punto di riferimento per eccellenza di questa nobile e qualificata corrente ideale. E proprio il protagonismo politico, sociale, culturale e istituzionale dei cattolici democratici non poteva prescindere dal suo apporto, dalla sua storia e dal suo esempio concreto e tangibile. Un sodalizio, quello con Donat-Cattin, che ha segnato la sua presenza nella CISL e nell’impegno concreto nella politica. Sempre all’insegna dei valori e della cultura del popolarismo. Una leadership, quella politica, che Marini assume in prima persona dopo la scomparsa di Donat-Cattin nel marzo del 1991. Prima attraverso la guida di Forze Nuove, la storica corrente della sinistra sociale nella Democrazia cristiana e poi, dopo la fine della DC, con l’impegno diretto nel PPI, nella Margherita e infine nel Partito Democratico, di cui fu uno dei fondatori. Una “bussola nella tempesta” per citare il titolo di uno dei suoi tanti editoriali scritti sulla rivista “Terza Fase”.
E Franco Marini, per molti anni, è stato veramente un bussola decisiva per l’impegno politico concreto dei cattolici democratici nella società. Aiutato, certo, anche dal suo carattere e dalla sua indole. Un uomo schietto, coerente, dove la mediazione non era mai un cedimento al ribasso ma lo strumento per raggiungere un obiettivo che aveva nella difesa e nella promozione dei ceti popolari il suo naturale epilogo politico. Era un uomo che puntava alle scelte concrete. La sua formazione culturale, ma soprattutto il suo apprendistato sociale, non potevano sfociare mai in dissertazioni astratte o virtuali. Al centro di ogni riflessione e di ogni discussione – nella corrente di Forze Nuove come nel partito, negli articoli sulle riviste come negli interventi ai convegni – c’era sempre la sottolineatura dei bisogni, delle istanze, delle domande e quindi della difesa dei ceti popolari. Un filo rosso che ha segnato la sua vita, il suo impegno sociale e politico, la sua presenza nelle istituzioni e anche e soprattutto il suo stile di vita.
Ecco perché il magistero di Franco Marini non si ferma oggi. Prosegue. Va avanti. La sua testimonianza ricca di valori, di scelte, di cultura politica e di azione concreta richiedono un rinnovato impegno dei cattolici democratici nella società contemporanea. E anche per ricordare il suo “coraggio”. Perché Franco Marini era soprattutto un uomo coraggioso. Le sue scelte nelle diverse fasi storiche, concrete e sempre ispirate all’universo valoriale del popolarismo, fanno di Franco Marini un punto di riferimento insostituibile per chi vuole continuare a testimoniare questa cultura e questi valori nella attuale cittadella politica italiana.
E Franco Marini queste sfide e queste difficoltà le ha vissute e affrontate con la schiena dritta, sempre da protagonista e da combattente. Com’era, del resto, il suo carattere. Ruvido ma profondamente e autenticamente umano. Disponibile al dialogo e al confronto senza mai assumere atteggiamenti dettati da una valenza ideologica o riconducibili a una chiusura pregiudiziale. Così è stato per lunghi anni nel sindacato, nella “sua” CISL, e così è stato, a maggior ragione, nell’impegno politico, nel partito di ispirazione cristiana e come uomo delle istituzioni. Certo, era simpaticamente definito come “lupo marsicano” a conferma del suo radicamento territoriale e dell’amore per la sua terra d’origine, l’Abruzzo. Ma anche per richiamare la coerenza, la bontà e la solidità del suo carattere.
Franco Marini però, al di là del suo lungo e ricco magistero sindacale, politico e istituzionale, è stato anche e soprattutto un solido punto di riferimento della tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro Paese. La sinistra sociale di Forze Nuove, il suo fecondo e straordinario legame, umano e politico, con Carlo Donat-Cattin e con l’universo del popolarismo di ispirazione cristiana, hanno fatto di Marini per molti anni il punto di riferimento per eccellenza di questa nobile e qualificata corrente ideale. E proprio il protagonismo politico, sociale, culturale e istituzionale dei cattolici democratici non poteva prescindere dal suo apporto, dalla sua storia e dal suo esempio concreto e tangibile. Un sodalizio, quello con Donat-Cattin, che ha segnato la sua presenza nella CISL e nell’impegno concreto nella politica. Sempre all’insegna dei valori e della cultura del popolarismo. Una leadership, quella politica, che Marini assume in prima persona dopo la scomparsa di Donat-Cattin nel marzo del 1991. Prima attraverso la guida di Forze Nuove, la storica corrente della sinistra sociale nella Democrazia cristiana e poi, dopo la fine della DC, con l’impegno diretto nel PPI, nella Margherita e infine nel Partito Democratico, di cui fu uno dei fondatori. Una “bussola nella tempesta” per citare il titolo di uno dei suoi tanti editoriali scritti sulla rivista “Terza Fase”.
E Franco Marini, per molti anni, è stato veramente un bussola decisiva per l’impegno politico concreto dei cattolici democratici nella società. Aiutato, certo, anche dal suo carattere e dalla sua indole. Un uomo schietto, coerente, dove la mediazione non era mai un cedimento al ribasso ma lo strumento per raggiungere un obiettivo che aveva nella difesa e nella promozione dei ceti popolari il suo naturale epilogo politico. Era un uomo che puntava alle scelte concrete. La sua formazione culturale, ma soprattutto il suo apprendistato sociale, non potevano sfociare mai in dissertazioni astratte o virtuali. Al centro di ogni riflessione e di ogni discussione – nella corrente di Forze Nuove come nel partito, negli articoli sulle riviste come negli interventi ai convegni – c’era sempre la sottolineatura dei bisogni, delle istanze, delle domande e quindi della difesa dei ceti popolari. Un filo rosso che ha segnato la sua vita, il suo impegno sociale e politico, la sua presenza nelle istituzioni e anche e soprattutto il suo stile di vita.
Ecco perché il magistero di Franco Marini non si ferma oggi. Prosegue. Va avanti. La sua testimonianza ricca di valori, di scelte, di cultura politica e di azione concreta richiedono un rinnovato impegno dei cattolici democratici nella società contemporanea. E anche per ricordare il suo “coraggio”. Perché Franco Marini era soprattutto un uomo coraggioso. Le sue scelte nelle diverse fasi storiche, concrete e sempre ispirate all’universo valoriale del popolarismo, fanno di Franco Marini un punto di riferimento insostituibile per chi vuole continuare a testimoniare questa cultura e questi valori nella attuale cittadella politica italiana.
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