In Italia, paese di guelfi e ghibellini, è difficile un dibattito sereno quando si parla di Europa.
Spesso assistiamo a una contrapposizione tra un atteggiamento fideistico che bolla come “euroscettico” o addirittura “antieuropeo” chiunque formuli critiche alle istituzioni europee, alla BCE o ai nostri alleati francesi e tedeschi e una isteria, quella si “antieuropea”, che attribuisce la colpa di ogni sciagura all’UE dimenticando che la Commissione dispone di un budget pari all’1% del PIL a fronte del 27% di cui dispone, ad esempio, il Governo federale americano e che tale budget è messo perennemente in discussione dagli Stati membri che, vorrebbero, in larga prevalenza, ridurlo o al massimo ampliarlo dello zero virgola. Ancora più difficile parlare di Europa in tempi di pandemia, in cui “tutti i governi faticheranno e alcuni più di altri” come scrive l’ultimo numero dell’Economist.
Tuttavia, stranamente ma non tanto come vedremo in seguito, si riscontra una tendenziale unanimità nell’attribuire alla Presidente della BCE, la francese Christine Lagarde, la colpa del crollo delle borse mondiali di giovedì 12 marzo, con accuse e, in alcuni casi, veri e propri insulti che vanno da “incompetente” a “incapace” fino a frasi che denotano un maschilismo strisciante e la necessità di identificare un capro espiatorio. Non che la Lagarde non abbia gravi responsabilità nell’accaduto, ma siamo sicuri che la colpa di ciò che è avvenuto sui mercati sia solo sua?
Vediamo i fatti.
La conferenza stampa di Christine Lagarde e la reazione dei mercati
Christine Lagarde dichiara, durante una conferenza stampa, che la BCE ha deciso di ampliare il programma di «quantitative easing» (QE da ora in poi), con un piano di acquisti netti aggiuntivi di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno «garantendo un forte contributo da parte dei programmi di acquisto del settore privato» e aggiunge: «anche se il consiglio direttivo non vede segni evidenti di tensioni sui mercato monetari o scarsa liquidità nel sistema bancario, queste operazioni forniranno un’efficace rete di protezione in caso di necessità». La vigilanza Bce ammonisce le banche che beneficeranno delle misure di supporto e flessibilità al capitale a utilizzarlo per sostenere l’economia e non per aumentare la distribuzione dei dividendi o i bonus ai manager. Al tempo stesso Lagarde comunica che la Bce decide di lasciare invariati i tassi d’interesse e a un certo punto afferma «Non siamo qui per chiudere gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni».
Di lì a poco le borse europee e mondiali, che già erano in terreno pesantemente negativo, iniziano a precipitare, con particolare virulenza nel caso italiano dove il Ftse Mib arriva a perdere il 16,92% in un solo giorno (la perdita più alta della sua storia) “bruciando” ben 70 miliardi di capitalizzazione di borsa. Londra perde il 10,93% Francoforte il 12,24% e Parigi il 12,28%, in termini di capitalizzazione sono oltre 790 i miliardi andati in fumo in Europa in una sola seduta. Forti perdite anche per Dow Jones e Nasdaq che recuperano in parte terreno solo per l’intervento della FED che promette 500 miliardi di dollari per garantire sufficiente liquidità sui mercati finanziari. Lo spread Btp-Bund risale violentemente, per chiudere oltre i 25 punti, con un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato (Btp a 1,72%), una corsa al rialzo scattata proprio in concomitanza con la conferenza stampa del numero uno della BCE.
Le accuse della politica e dei media
Diversi politici, di ogni schieramento, criticano pesantemente l’affermazione dell’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, definendo quella di giovedì pomeriggio la conferenza stampa più disastrosa che si ricordi negli oltre vent’anni di vita dell’istituto.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dichiara: “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”.
In sostanza si accusa la Lagarde di rifiutarsi di tenere sotto controllo il rendimento dei titoli di Stato evitando che il costo del debito esploda, e di rischiare di rendere vano il lavoro del suo predecessore Mario Draghi.
In effetti, quando, nel luglio 2012, pronunciò la famosa frase: “nell’ambito del mio mandato faremo tutto il possibile per salvare l’Euro e, credetemi, sarà sufficiente” Draghi mostrò grandi doti come banchiere ma anche come conoscitore della psicologia dei mercati, si guardò bene dall’indicare una cifra precisa (che inevitabilmente avrebbe rappresentato un “soglia” da raggiungere) alla speculazione internazionale, comunicò semplicemente che la Banca Centrale Europea avrebbe fatto tutto quello che era necessario per difendere l’euro e, di conseguenza, che era del tutto inutile scommettere sul fallimento del medesimo.
È noto a chi si occupa di finanza infatti, che, se indichi agli speculatori un tetto oltre il quale la tua azione si ferma, quei birbanti tendono a raggiungerlo e a superarlo sperando di trarne lauti guadagni. Come è noto bastò l’annuncio dell’intervento a fermare la speculazione, gli Stati “virtuosi” non dovettero spendere quattrini, il loro surplus non diminuì e tutti vissero felici e contenti.
Ma ecco che arriva Lagarde, lei è francese, lei i Sacri Trattati Europei li rispetta, le norme le applica! (non come l’“italiano” Draghi che aggirava le norme e acquistava sul mercato secondario i titoli di Stato che non poteva acquistare sul mercato primario…). Il numero agli speculatori lo fornisce: 120 miliardi (pensiamo che la sola economia italiana produce circa 120 miliardi di PIL al mese, che i tedeschi hanno speso 300 miliardi per salvare le loro banche…).
Le misure proposte dalla BCE
Le misure proposte da Lagarde sono diverse rispetto a quelle utilizzate da Draghi dopo la crisi creditizia del 2008-2009 che avevano la finalità principale di permettere alle banche di recuperare la fiducia persa dopo il fallimento di Lehman e tornare a prestarsi denaro sul mercato interbancario. Il QE è infatti composto da diversi strumenti, nella fattispecie la Bce ha lanciato una nuova tranche di maxi-prestiti Ltro, si tratta di uno strumento nato nel 2014 attraverso il quale la BCE fa un’asta alla quale partecipano le banche del sistema raccogliendo denaro che devono utilizzare per fare prestiti alle famiglie e alle imprese a un tasso agevolato, che in genere va da 25 a 50 basis point (mezzo punto percentuale), inferiore al costo che le banche pagherebbero per approvvigionarsi presso BCE.
Perché alla notizia di questa misura le borse europee (in particolare quella di Milano) e americane crollano ? Evidentemente perché ritengono che questa misura non funzionerà e lo credono perché lo scopo di questa misura è quello di migliorare le condizioni di prestito che le banche farebbero in ogni caso diminuendone il costo, non quella di erogare prestiti a soggetti che attualmente non siano ritenuti “eligible” e pertanto non è una misura idonea a risolvere il problema che si verificherà a seguito della grande crisi strutturale.
Ciò che spinge le banche a prestare denaro a famiglie e imprese, come è noto, non è la disponibilità di denaro bensì la presenza di patrimonio (a garanzia del prestito) e la fiducia nel fatto che il prestito verrà rimborsato. In estrema sintesi, il 100% del capitale prestato, che è l’area di rischio che la banca percepisce, è largamente maggiore del mezzo punto percentuale di agevolazione che riceve da questa misura. Una seconda ragione, tipicamente legata alla realtà italiana, per cui il mercato percepisce che la misura assunta dalla BCE non funzionerà è che si riferisce alle piccole e medie imprese (da 10 a 50 milioni di fatturato), mentre la gran parte del sistema economico italiano è fatto di micro-imprese (da 3 a 12 dipendenti) familiari o a conduzione familiare.
Su questa affermazione, pertanto, bene fanno i critici della Lagarde a censurare il suo operato. Una Banca Centrale non dovrebbe tollerare che una moneta unica, perché questo è l’euro, abbia un costo (leggasi tasso di interesse) che in alcuni stati membri è negativo, mentre in altri largamente positivo. Come si può pensare che vi possa essere una convergenza delle economie in presenza di un tale handicap?
Non devo tenere a bada lo spread, tradotto in pratica, significa non compro titoli di Stato, nella fattispecie quei titoli di Stato che il governo, costretto da una pandemia dilagante a bloccare la propria economia, sarà costretto a mettere sul mercato per finanziare il proprio agonizzante sistema produttivo. Sappiamo bene che il nostro Stato, non potendo più stampare moneta, è costretto a finanziarsi vendendo sul mercato i titoli di Stato e l’assenza annunciata di un acquirente come la BCE non contribuirà certo a diminuire il costo (leggi tassi di interesse) che lo Stato italiano dovrà pagare su quei titoli.
Una banca centrale dovrebbe fare TUTTO IL POSSIBILE per ridurre lo spread tra i Paesi membri!
Inoltre, appare quantomeno incauto che una dichiarazione del genere venga fatta a mercati aperti! Non sarebbe stato il caso di chiudere la borsa? O perlomeno di proibire o limitare il meccanismo delle vendite allo scoperto (quel meccanismo che ti permette di vendere al prezzo di mercato di oggi azioni che non hai comprandole dopo a un prezzo inferiore per intenderci? ) Come mai dopo una perdita del 16,9 la borsa è salita del 7% il giorno dopo? Perché i mercati si sono folgorati sulla via di Damasco riprendendo fiducia nell’economia italiana oppure perché chi aveva venduto azioni che non aveva (causando una perdita del valore delle azioni) ha dovuto comprare (a un prezzo inferiore) le stesse azioni (ecco spiegato il rimbalzo!) guadagnando sulla differenza?
Le responsabilità degli Stati europei
Tuttavia Lagarde ha aggiunto un’altra frase al citato “non siamo qui per ridurre lo spread”, ha detto che l’Eurozona «necessita ora di una risposta ambiziosa e coordinata in termini di politica di bilancio per dare sostegno alle imprese e ai lavoratori a rischio». Tradotto: tocca agli stati nazionali agire con politiche fiscali adeguate. Lagarde ha ragione quando chiama in causa i governi, è quello che diceva a suo tempo Draghi, che, in numerose occasioni, aveva ammonito sul fatto che la BCE dispone di strumenti limitati, molti dei quali sono già stati utilizzati, e che alla politica monetaria doveva affiancarsi la politica fiscale.
Nel suo ultimo direttivo, alla vigilia del suo addio alla BCE, Draghi aveva dichiarato: “i miglioramenti nell’economia hanno più che compensato gli effetti collaterali negativi. L’orientamento della politica di bilancio dell’area euro è leggermente espansiva, ma in vista dell’indebolimento della crescita e dei rischi al ribasso i governi che hanno lo spazio fiscale devono agire in modo efficace e tempestivo.” E ancora: la politica monetaria avrà successo, dice Draghi, “raggiungerà gli obiettivi prima e con minori effetti collaterali se anche la politica fiscale farà la sua parte”.
Emergono così le responsabilità degli Stati nazionali e, tra essi, degli Stati che, disponendo di cospicui surplus finanziari, potrebbero esercitare il ruolo di “locomotiva” dell’economia europea e, come spesso ricordava Giovanni Bianchi, non vogliono esercitare questo ruolo con le responsabilità che esso comporta.
Come hanno detto i migliori economisti del mondo, Carlo Cottarelli tra gli altri, occorrerebbe emettere eurobond per coprire i danni da coronavirus, ma perché questa soluzione, apparentemente logica, non viene applicata?
Non facciamoci trarre in inganno da chi dice che la Lagarde è incompetente…! La Lagarde è una donna di grande esperienza che sa bene quello che fa, quando dice “non è nostro compito tenere a bada lo spread”, esprime una posizione che è quella di chi, dietro il “velo” dell’Europa, ha sempre condotto una spietata guerra commerciale tra paesi membri prefiggendosi l’obiettivo di utilizzare la propria forza economica per “egemonizzare” le economie più deboli. Dietro i “paradigmi economici” che guidano l’Unione Europea vi sono i principi dell’ordoliberalismo (Ordoliberalismus in tedesco) ovvero una variante del pensiero neo-liberale nata e sviluppata dalla scuola economica di Friburgo negli anni quaranta. Come sintetizzava in maniera efficace Michel Foucalt: “Dal momento che ormai è accertato che lo stato è portatore di un’intrinseca difettosità, mentre nulla prova che l’economia di mercato abbia simili difetti, chiediamo all’economia di mercato di fungere, di per sé, non tanto da principio di limitazione dello stato, bensì da principio di regolazione interna dello stato, in tutta l’estensione della sua esistenza e della sua azione. In altri termini gli ordoliberali sostengono che bisogna (…) porre la libertà di mercato come principio organizzatore e regolatore dello stato, dall’inizio della sua esistenza sino all’ultimo dei suoi interventi. Detto altrimenti: uno stato sotto sorveglianza del mercato, anziché un mercato sotto la sorveglianza dello Stato”.
Chi ha scritto lo Statuto di una Banca Centrale Europea che, al contrario della FED, della Bank of England della Banca Centrale Giapponese e tutte le Banche Centrali degne di questo nome non può occuparsi del livello della disoccupazione ma deve occuparsi solo della stabilità dei prezzi ? Chi ha fissato un obiettivo di inflazione, il 2%, palesemente inadeguato per economie indebitate come quelle dei paesi del sud Europa e perfettamente idoneo a economie forti che, tenendo bassa l’inflazione, evitano la svalutazione dei propri crediti?
Sono stati i Paesi membri, gli Stati nazionali, Germania e suoi alleati in prima linea, a scrivere i trattati europei, da Maastricht in poi, ispirati a una filosofia economica fatta di tetti, vincoli, pareggi di bilancio, come se il continente europeo potesse essere composto solo da paesi esportatori e si potesse rinunciare al ruolo della domanda interna, a impedire alla Banca Centrale di essere prestatore di ultima istanza perché tale pratica, normale come abbiamo visto per le altre banche centrali mondiali, avrebbe incentivato gli stati spendaccioni del Sud Europa (anche se lo Stato italiano nella sua storia ha sempre onorato i suoi debiti …) a fare deficit di bilancio costringendo i “virtuosi” a ridurre i loro surplus (peraltro anch’essi contrari alla normativa europea).
Quello che i dottor Stranamore che hanno suggerito a Lagarde non hanno messo in conto, tuttavia, è che la globalizzazione è una realtà e che le economie sono interconnesse, il crollo di una economia come quella italiana, che ha il terzo debito pubblico del mondo, crea qualche problema anche ai creditori e, proprio come un virus, ha un effetto contagio sulle altre economie.
Come scriveva Jean Paoul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma: “Se fossero lungimiranti, i governanti europei dovrebbero erigere un monumento a Mario Draghi. Con le misure adottate, il presidente della Bce ha salvato l’Europa andando anche oltre il terreno di sua più stretta competenza. Ma ora la palla passa agli Stati dell’Unione, ed è in questo ambito che si gioca la partita decisiva: quella della crescita. I governi nazionali devono agire come “imprenditori”, facendo leva su tassi d’interessi molto bassi per investire in settori strategici quali l’istruzione, le infrastrutture, la ricerca.”. Alla luce dei fatti di oggi aggiungerei la sanità…
Le crisi in cinese significano minaccia ma anche opportunità e l’opportunità che si presenta è quella di affrontare, in un momento di massima difficoltà, le vere questioni che minano la costruzione dell’Unione Europea recuperando i veri ideali federalisti e scacciando i mercanti(listi) dal tempio.
(Tratto da www.circolidossetti.it)
Spesso assistiamo a una contrapposizione tra un atteggiamento fideistico che bolla come “euroscettico” o addirittura “antieuropeo” chiunque formuli critiche alle istituzioni europee, alla BCE o ai nostri alleati francesi e tedeschi e una isteria, quella si “antieuropea”, che attribuisce la colpa di ogni sciagura all’UE dimenticando che la Commissione dispone di un budget pari all’1% del PIL a fronte del 27% di cui dispone, ad esempio, il Governo federale americano e che tale budget è messo perennemente in discussione dagli Stati membri che, vorrebbero, in larga prevalenza, ridurlo o al massimo ampliarlo dello zero virgola. Ancora più difficile parlare di Europa in tempi di pandemia, in cui “tutti i governi faticheranno e alcuni più di altri” come scrive l’ultimo numero dell’Economist.
Tuttavia, stranamente ma non tanto come vedremo in seguito, si riscontra una tendenziale unanimità nell’attribuire alla Presidente della BCE, la francese Christine Lagarde, la colpa del crollo delle borse mondiali di giovedì 12 marzo, con accuse e, in alcuni casi, veri e propri insulti che vanno da “incompetente” a “incapace” fino a frasi che denotano un maschilismo strisciante e la necessità di identificare un capro espiatorio. Non che la Lagarde non abbia gravi responsabilità nell’accaduto, ma siamo sicuri che la colpa di ciò che è avvenuto sui mercati sia solo sua?
Vediamo i fatti.
La conferenza stampa di Christine Lagarde e la reazione dei mercati
Christine Lagarde dichiara, durante una conferenza stampa, che la BCE ha deciso di ampliare il programma di «quantitative easing» (QE da ora in poi), con un piano di acquisti netti aggiuntivi di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno «garantendo un forte contributo da parte dei programmi di acquisto del settore privato» e aggiunge: «anche se il consiglio direttivo non vede segni evidenti di tensioni sui mercato monetari o scarsa liquidità nel sistema bancario, queste operazioni forniranno un’efficace rete di protezione in caso di necessità». La vigilanza Bce ammonisce le banche che beneficeranno delle misure di supporto e flessibilità al capitale a utilizzarlo per sostenere l’economia e non per aumentare la distribuzione dei dividendi o i bonus ai manager. Al tempo stesso Lagarde comunica che la Bce decide di lasciare invariati i tassi d’interesse e a un certo punto afferma «Non siamo qui per chiudere gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni».
Di lì a poco le borse europee e mondiali, che già erano in terreno pesantemente negativo, iniziano a precipitare, con particolare virulenza nel caso italiano dove il Ftse Mib arriva a perdere il 16,92% in un solo giorno (la perdita più alta della sua storia) “bruciando” ben 70 miliardi di capitalizzazione di borsa. Londra perde il 10,93% Francoforte il 12,24% e Parigi il 12,28%, in termini di capitalizzazione sono oltre 790 i miliardi andati in fumo in Europa in una sola seduta. Forti perdite anche per Dow Jones e Nasdaq che recuperano in parte terreno solo per l’intervento della FED che promette 500 miliardi di dollari per garantire sufficiente liquidità sui mercati finanziari. Lo spread Btp-Bund risale violentemente, per chiudere oltre i 25 punti, con un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato (Btp a 1,72%), una corsa al rialzo scattata proprio in concomitanza con la conferenza stampa del numero uno della BCE.
Le accuse della politica e dei media
Diversi politici, di ogni schieramento, criticano pesantemente l’affermazione dell’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, definendo quella di giovedì pomeriggio la conferenza stampa più disastrosa che si ricordi negli oltre vent’anni di vita dell’istituto.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dichiara: “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”.
In sostanza si accusa la Lagarde di rifiutarsi di tenere sotto controllo il rendimento dei titoli di Stato evitando che il costo del debito esploda, e di rischiare di rendere vano il lavoro del suo predecessore Mario Draghi.
In effetti, quando, nel luglio 2012, pronunciò la famosa frase: “nell’ambito del mio mandato faremo tutto il possibile per salvare l’Euro e, credetemi, sarà sufficiente” Draghi mostrò grandi doti come banchiere ma anche come conoscitore della psicologia dei mercati, si guardò bene dall’indicare una cifra precisa (che inevitabilmente avrebbe rappresentato un “soglia” da raggiungere) alla speculazione internazionale, comunicò semplicemente che la Banca Centrale Europea avrebbe fatto tutto quello che era necessario per difendere l’euro e, di conseguenza, che era del tutto inutile scommettere sul fallimento del medesimo.
È noto a chi si occupa di finanza infatti, che, se indichi agli speculatori un tetto oltre il quale la tua azione si ferma, quei birbanti tendono a raggiungerlo e a superarlo sperando di trarne lauti guadagni. Come è noto bastò l’annuncio dell’intervento a fermare la speculazione, gli Stati “virtuosi” non dovettero spendere quattrini, il loro surplus non diminuì e tutti vissero felici e contenti.
Ma ecco che arriva Lagarde, lei è francese, lei i Sacri Trattati Europei li rispetta, le norme le applica! (non come l’“italiano” Draghi che aggirava le norme e acquistava sul mercato secondario i titoli di Stato che non poteva acquistare sul mercato primario…). Il numero agli speculatori lo fornisce: 120 miliardi (pensiamo che la sola economia italiana produce circa 120 miliardi di PIL al mese, che i tedeschi hanno speso 300 miliardi per salvare le loro banche…).
Le misure proposte dalla BCE
Le misure proposte da Lagarde sono diverse rispetto a quelle utilizzate da Draghi dopo la crisi creditizia del 2008-2009 che avevano la finalità principale di permettere alle banche di recuperare la fiducia persa dopo il fallimento di Lehman e tornare a prestarsi denaro sul mercato interbancario. Il QE è infatti composto da diversi strumenti, nella fattispecie la Bce ha lanciato una nuova tranche di maxi-prestiti Ltro, si tratta di uno strumento nato nel 2014 attraverso il quale la BCE fa un’asta alla quale partecipano le banche del sistema raccogliendo denaro che devono utilizzare per fare prestiti alle famiglie e alle imprese a un tasso agevolato, che in genere va da 25 a 50 basis point (mezzo punto percentuale), inferiore al costo che le banche pagherebbero per approvvigionarsi presso BCE.
Perché alla notizia di questa misura le borse europee (in particolare quella di Milano) e americane crollano ? Evidentemente perché ritengono che questa misura non funzionerà e lo credono perché lo scopo di questa misura è quello di migliorare le condizioni di prestito che le banche farebbero in ogni caso diminuendone il costo, non quella di erogare prestiti a soggetti che attualmente non siano ritenuti “eligible” e pertanto non è una misura idonea a risolvere il problema che si verificherà a seguito della grande crisi strutturale.
Ciò che spinge le banche a prestare denaro a famiglie e imprese, come è noto, non è la disponibilità di denaro bensì la presenza di patrimonio (a garanzia del prestito) e la fiducia nel fatto che il prestito verrà rimborsato. In estrema sintesi, il 100% del capitale prestato, che è l’area di rischio che la banca percepisce, è largamente maggiore del mezzo punto percentuale di agevolazione che riceve da questa misura. Una seconda ragione, tipicamente legata alla realtà italiana, per cui il mercato percepisce che la misura assunta dalla BCE non funzionerà è che si riferisce alle piccole e medie imprese (da 10 a 50 milioni di fatturato), mentre la gran parte del sistema economico italiano è fatto di micro-imprese (da 3 a 12 dipendenti) familiari o a conduzione familiare.
Su questa affermazione, pertanto, bene fanno i critici della Lagarde a censurare il suo operato. Una Banca Centrale non dovrebbe tollerare che una moneta unica, perché questo è l’euro, abbia un costo (leggasi tasso di interesse) che in alcuni stati membri è negativo, mentre in altri largamente positivo. Come si può pensare che vi possa essere una convergenza delle economie in presenza di un tale handicap?
Non devo tenere a bada lo spread, tradotto in pratica, significa non compro titoli di Stato, nella fattispecie quei titoli di Stato che il governo, costretto da una pandemia dilagante a bloccare la propria economia, sarà costretto a mettere sul mercato per finanziare il proprio agonizzante sistema produttivo. Sappiamo bene che il nostro Stato, non potendo più stampare moneta, è costretto a finanziarsi vendendo sul mercato i titoli di Stato e l’assenza annunciata di un acquirente come la BCE non contribuirà certo a diminuire il costo (leggi tassi di interesse) che lo Stato italiano dovrà pagare su quei titoli.
Una banca centrale dovrebbe fare TUTTO IL POSSIBILE per ridurre lo spread tra i Paesi membri!
Inoltre, appare quantomeno incauto che una dichiarazione del genere venga fatta a mercati aperti! Non sarebbe stato il caso di chiudere la borsa? O perlomeno di proibire o limitare il meccanismo delle vendite allo scoperto (quel meccanismo che ti permette di vendere al prezzo di mercato di oggi azioni che non hai comprandole dopo a un prezzo inferiore per intenderci? ) Come mai dopo una perdita del 16,9 la borsa è salita del 7% il giorno dopo? Perché i mercati si sono folgorati sulla via di Damasco riprendendo fiducia nell’economia italiana oppure perché chi aveva venduto azioni che non aveva (causando una perdita del valore delle azioni) ha dovuto comprare (a un prezzo inferiore) le stesse azioni (ecco spiegato il rimbalzo!) guadagnando sulla differenza?
Le responsabilità degli Stati europei
Tuttavia Lagarde ha aggiunto un’altra frase al citato “non siamo qui per ridurre lo spread”, ha detto che l’Eurozona «necessita ora di una risposta ambiziosa e coordinata in termini di politica di bilancio per dare sostegno alle imprese e ai lavoratori a rischio». Tradotto: tocca agli stati nazionali agire con politiche fiscali adeguate. Lagarde ha ragione quando chiama in causa i governi, è quello che diceva a suo tempo Draghi, che, in numerose occasioni, aveva ammonito sul fatto che la BCE dispone di strumenti limitati, molti dei quali sono già stati utilizzati, e che alla politica monetaria doveva affiancarsi la politica fiscale.
Nel suo ultimo direttivo, alla vigilia del suo addio alla BCE, Draghi aveva dichiarato: “i miglioramenti nell’economia hanno più che compensato gli effetti collaterali negativi. L’orientamento della politica di bilancio dell’area euro è leggermente espansiva, ma in vista dell’indebolimento della crescita e dei rischi al ribasso i governi che hanno lo spazio fiscale devono agire in modo efficace e tempestivo.” E ancora: la politica monetaria avrà successo, dice Draghi, “raggiungerà gli obiettivi prima e con minori effetti collaterali se anche la politica fiscale farà la sua parte”.
Emergono così le responsabilità degli Stati nazionali e, tra essi, degli Stati che, disponendo di cospicui surplus finanziari, potrebbero esercitare il ruolo di “locomotiva” dell’economia europea e, come spesso ricordava Giovanni Bianchi, non vogliono esercitare questo ruolo con le responsabilità che esso comporta.
Come hanno detto i migliori economisti del mondo, Carlo Cottarelli tra gli altri, occorrerebbe emettere eurobond per coprire i danni da coronavirus, ma perché questa soluzione, apparentemente logica, non viene applicata?
Non facciamoci trarre in inganno da chi dice che la Lagarde è incompetente…! La Lagarde è una donna di grande esperienza che sa bene quello che fa, quando dice “non è nostro compito tenere a bada lo spread”, esprime una posizione che è quella di chi, dietro il “velo” dell’Europa, ha sempre condotto una spietata guerra commerciale tra paesi membri prefiggendosi l’obiettivo di utilizzare la propria forza economica per “egemonizzare” le economie più deboli. Dietro i “paradigmi economici” che guidano l’Unione Europea vi sono i principi dell’ordoliberalismo (Ordoliberalismus in tedesco) ovvero una variante del pensiero neo-liberale nata e sviluppata dalla scuola economica di Friburgo negli anni quaranta. Come sintetizzava in maniera efficace Michel Foucalt: “Dal momento che ormai è accertato che lo stato è portatore di un’intrinseca difettosità, mentre nulla prova che l’economia di mercato abbia simili difetti, chiediamo all’economia di mercato di fungere, di per sé, non tanto da principio di limitazione dello stato, bensì da principio di regolazione interna dello stato, in tutta l’estensione della sua esistenza e della sua azione. In altri termini gli ordoliberali sostengono che bisogna (…) porre la libertà di mercato come principio organizzatore e regolatore dello stato, dall’inizio della sua esistenza sino all’ultimo dei suoi interventi. Detto altrimenti: uno stato sotto sorveglianza del mercato, anziché un mercato sotto la sorveglianza dello Stato”.
Chi ha scritto lo Statuto di una Banca Centrale Europea che, al contrario della FED, della Bank of England della Banca Centrale Giapponese e tutte le Banche Centrali degne di questo nome non può occuparsi del livello della disoccupazione ma deve occuparsi solo della stabilità dei prezzi ? Chi ha fissato un obiettivo di inflazione, il 2%, palesemente inadeguato per economie indebitate come quelle dei paesi del sud Europa e perfettamente idoneo a economie forti che, tenendo bassa l’inflazione, evitano la svalutazione dei propri crediti?
Sono stati i Paesi membri, gli Stati nazionali, Germania e suoi alleati in prima linea, a scrivere i trattati europei, da Maastricht in poi, ispirati a una filosofia economica fatta di tetti, vincoli, pareggi di bilancio, come se il continente europeo potesse essere composto solo da paesi esportatori e si potesse rinunciare al ruolo della domanda interna, a impedire alla Banca Centrale di essere prestatore di ultima istanza perché tale pratica, normale come abbiamo visto per le altre banche centrali mondiali, avrebbe incentivato gli stati spendaccioni del Sud Europa (anche se lo Stato italiano nella sua storia ha sempre onorato i suoi debiti …) a fare deficit di bilancio costringendo i “virtuosi” a ridurre i loro surplus (peraltro anch’essi contrari alla normativa europea).
Quello che i dottor Stranamore che hanno suggerito a Lagarde non hanno messo in conto, tuttavia, è che la globalizzazione è una realtà e che le economie sono interconnesse, il crollo di una economia come quella italiana, che ha il terzo debito pubblico del mondo, crea qualche problema anche ai creditori e, proprio come un virus, ha un effetto contagio sulle altre economie.
Come scriveva Jean Paoul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma: “Se fossero lungimiranti, i governanti europei dovrebbero erigere un monumento a Mario Draghi. Con le misure adottate, il presidente della Bce ha salvato l’Europa andando anche oltre il terreno di sua più stretta competenza. Ma ora la palla passa agli Stati dell’Unione, ed è in questo ambito che si gioca la partita decisiva: quella della crescita. I governi nazionali devono agire come “imprenditori”, facendo leva su tassi d’interessi molto bassi per investire in settori strategici quali l’istruzione, le infrastrutture, la ricerca.”. Alla luce dei fatti di oggi aggiungerei la sanità…
Le crisi in cinese significano minaccia ma anche opportunità e l’opportunità che si presenta è quella di affrontare, in un momento di massima difficoltà, le vere questioni che minano la costruzione dell’Unione Europea recuperando i veri ideali federalisti e scacciando i mercanti(listi) dal tempio.
(Tratto da www.circolidossetti.it)
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