In economia proposte capaci di unire



Leonardo Becchetti    23 Agosto 2019       0

Dopo il tramonto della coalizione gialloverde consumatosi con il discorso di Giuseppe Conte al Senato, il Paese è a un bivio. Nuovo Governo (di legislatura) o elezioni anticipate? Una vulgata che circola in questi giorni è che il compito di un eventuale nuovo esecutivo non sarebbe certo da invidiare, perché ci aspetta una Manovra lacrime e sangue segnata per cominciare dalla ricerca di circa 23 miliardi di euro per evitare l’aumento dell’IVA. Si tratta di una vulgata frutto di un significativo difetto di competenza economica, di visione, di capacità di voltare pagina e immaginare un futuro diverso per l’Italia.

Il Governo che potrebbe nascere dovrebbe puntare innanzitutto su tre temi che uniscono: transizione ecologica, attenzione alle urgenze della dignità del lavoro ed equità fiscale e dovrebbe mettere al centro la politica del rilancio degli investimenti sui quali c’è una consapevolezza comune dell’urgenza, come sottolineato anche nella seconda parte del discorso di Conte al Senato.

Ma un possibile nuovo Governo, mandando in soffitta la sterile e controproducente politica di conflitto con le istituzioni europee, potrebbe innanzitutto beneficiare dell’abolizione di quella sorta di “tassa sul populismo” – come l’ha efficacemente definita Tito Boeri – che consiste nel far pagare ai risparmiatori e agli investitori che agiscono sui mercati finanziari un costo del debito pubblico quattro volte più alto di quello dei nostri cugini di Spagna e Portogallo.

Sono proprio coloro che devono decidere se comprare o no i nostri titoli di Stato, se dare cioè fiducia o no al Governo di Roma, che sembrano puntare su una soluzione positiva della crisi perché lo spread dal discorso di Conte in poi è sensibilmente sceso tornando sotto quota 200. Come ricordato più volte su queste pagine, e da diversi altri commentatori economici, viviamo una stagione di enormi opportunità generate dalle politiche monetarie espansive delle Banche centrali che il nuovo governo potrebbe sfruttare.

Un Governo che mandasse in soffitta lo scontro con l’Europa godrebbe di venti favorevoli sul fronte dello spread e dei tassi e potrebbe, ad esempio, raggiungere rapidamente lo status della Spagna che si finanzia sui mercati emettendo titoli pubblici a tassi d’interesse reali negativi fino alla scadenza di due anni. Il fare argine a derive sovraniste e populiste potrebbe essere efficacemente utilizzato come elemento negoziale per ottenere condizioni finali più favorevoli nella nostra trattativa con i partner europei ottenendo ulteriore, ragionevole e utile flessibilità sui conti. Il fronte della transizione ecologica e degli investimenti sulla sostenibilità ambientale incontra nelle due possibili forze del nuovo Governo una sensibilità comune.

Senza entrare in tutti i dettagli, rappresentano un prezioso giacimento di proposte concrete le “Finanziarie” elaborate da Legambiente che ha esplorato in profondità tutte le opportunità di stimolo all’economia che possono nascere da questo ambito con effetti positivi sulle finanze pubbliche. Vale poi la pena di ripetere ancora una volta che l’IVA stessa, con il suo riordino, può rappresentare uno degli strumenti più importanti di politica economica che un esecutivo può utilizzare anche in presenza di vincoli europei e in un’economia globale per dare il segnale corretto a cittadini e imprese di quella direzione di marcia che rafforzerebbe il vantaggio competitivo che già abbiamo in materia di economia circolare, energie rinnovabili e innovazione sostenibile in tutti i settori tradizionalmente forti della nostra economia (dalla meccanica, all’agroalimentare, al turismo e a tutti gli altri settori del made in Italy).

Un’altra grande opportunità si gioca sul fronte della lotta all’evasione fiscale.

Abbiamo ormai tutti gli strumenti necessari per realizzare l’obiettivo del “pagare meno pagare tutti”, ma è necessario un impegno formale a destinare tutti i proventi della lotta all’evasione in riduzione del prelievo fiscale. Cominciando dal cuneo fiscale, ma non trascurando le imposte sui redditi. Il rilancio deciso della politica di Industria 4.0 dovrebbe essere un altro pilastro di questa nuova fase per portare a termine il recupero sul fronte importantissimo dell’aggiornamento delle tecniche produttive rallentato dal crollo degli investimenti che è stato parte della crisi finanziaria globale. Il nuovo spread su cui concentrare l’attenzione diventerebbe quello dei tempi della giustizia civile e dell’efficienza della burocrazia. Anche su questo fronte l’intervento della politica economica non comporta necessariamente spesa in deficit ma anzi può generare risparmi da efficienza della Pubblica amministrazione.

Sarebbe infine saggio non dimenticare le ragioni migliori evocate, pur senza dar loro seguito in politiche concrete e positive o in stile di governo, dal fronte sovranista.

Gli italiani come tutti gli esseri umani sono “cercatori di senso” e i valori spirituali, le tradizioni, la famiglia sono fondamentali in questa ricerca per loro come per tutti. Lasciare a una parte politica il monopolio di questi temi sarebbe un errore madornale. Per questo, ad esempio, un possibile nuovo Governo dovrebbe farsi pienamente carico del problema dell’inverno demografico del Paese, rilanciando misure semplici, condivise o condivisibili da quasi tutti come l’assegno unico per il figlio che ha avuto un ruolo importante nel rilancio delle nascite in Francia e in altre società simili alla nostra.

Sempre guardando alle attuali vicende con uno sguardo più ampio, non dimentichiamo che la politica non è soltanto decidere se aumentare o no l’IVA, ma anche una formidabile fonte di creazione di norme sociali e morali che incidono in modo decisivo sulla cultura e sul “clima” di un Paese. Con il cambio di governo, e con un’azione economica efficace sulle linee appena richiamate, si toglierebbe la ribalta a un’agenda che purtroppo ha messo al centro paure, rancori e conflitti finendo inevitabilmente per distruggere valore sociale ed economico e si riporterebbe al centro un’agenda basata su fiducia, cooperazione, gioco di squadra.

Per ritornare su una metafora più volte utilizzata su queste colonne passeremmo dalla logica dell’«uno contro uno minore di due» che produce risentimenti che alla fine riducono la dimensione della torta di tutti, a quella dell’«uno più uno uguale tre» dove fiducia cooperazione e gioco di squadra ci consentirebbero di essere fecondi e generativi a livello sociale ed economico.

Con una visione e una prospettiva illuminata una nuova fase politica e di governo per l’Italia potrebbe offrire non “lacrime e sangue” ma “il pane e le rose”. Ovvero potrebbe incidere in modo egualmente efficace sui problemi economici e di occupazione che affliggono tanta parte del Paese e, al tempo stesso, anche sulla domanda più profonda di senso che rende la nostra vita veramente degna di essere vissuta.

Non è facile, ma può accadere. E se accadesse sarebbe un bene per tutti.

(Tratto da www.avvenire.it)


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