Il centro serve oggi, senza nostalgie



Giorgio Merlo    13 Marzo 2019       0

Guido Bodrato con la consueta intelligenza e capacità di analisi, ci ha ammonito che un centro in Italia, oggi, può rinascere solo con la "cultura politica" e non sicuramente come una "categoria astratta tra la destra e la sinistra".

Una riflessione intelligente che non ci esime, però, dall'affrontare seriamente la concreta situazione italiana con cui dobbiamo fare i conti, oggi. Soprattutto dopo le primarie del Partito Democratico che hanno dato una decisa, e del tutto giustificata, sterzata a sinistra. Una sterzata politica e culturale interpretata con intelligenza e autorevolezza dal neosegretario Nicola Zingaretti che, non a caso, proviene dalla antica e gloriosa tradizione del PCI/PDS/DS.

Ma, al di là di questa filiera, è indubbio che se si vuol perseguire l'obiettivo, come ci ricorda appunto Bodrato, di un "centro che guarda a sinistra" non si può fare a meno di ridare sostanza politica e caratura programmatica a un movimento/partito/forza di centro. Certo, un luogo politico che non può limitarsi ad essere un luogo puramente geografico o di semplice e banale posizionamento di potere. Ma un dato è certo, come ci ha ricordato l'Istituto Cattaneo dopo le primarie del PD: oltre il 60% di chi si è recato ai gazebo lo ha fatto perché rivuole un partito di sinistra. Chiaro, dichiarato, netto, palese e senza titubanze. Cioè, direbbe un commentatore non di parte, vuole una sorta di neo PDS 2.0.

È del tutto evidente, di conseguenza, che questo partito non potrà non rideclinare il progetto di una forza politica dichiaratamente di sinistra. E le prime avvisaglie le abbiamo già notate con il ritorno del caravanserraglio dei "testimonial progressisti": i soliti noti milionari, elitari, aristocratici e alto borghesi. E, oltre a loro, la ricerca del nemico da abbattere, come è capitato per oltre vent’anni contro Berlusconi e il berlusconismo: adesso è il turno di Salvini e del cosiddetto "salvinismo". Ossia, il progetto politico si basa più sulla demonizzazione politica e morale dell'avversario da distruggere che non sulla credibilità del proprio progetto.

Ho voluto ricordare solo due aspetti, peraltro marginali ma significativi, per arrivare a una conclusione politica. E cioè, il ritorno della sinistra implica anche il ritorno di un partito di sinistra. Sarebbe inutile e anche un po' ipocrita, sostenere il contrario o fingere che tutto ciò sia solo una invenzione giornalistica. Detto questo, e se si vuol perseguire il disegno di ricostruire una coalizione ampia e plurale, la questione del "centro" non potrà più essere banalmente elusa. Certo, un centro anche plurale dove però la componente cattolico democratica e popolare deve essere sufficientemente visibile con un suo profilo politico, culturale e programmatico. Né accessorio e né marginale.

Ecco, per arrivare alle "nuove sintesi" richiamata da Bodrato, non possiamo non partire però da queste considerazioni. Per questo motivo la questione di un centro moderato e riformista è attuale e pertinente oggi, pur senza nostalgie. E ritorna decisivo per l'agenda politica italiana.


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