“Neppure al peggiore dei delinquenti, una volta privato dalla natura della possibilità di nuocere, si devono infliggere sofferenze ingiustificate: ne va del senso di umanità e del riconoscimento della dignità di ogni essere umano in quanto tale”. È questo il nucleo dell’intervento del professor Mario Chiavario, docente emerito di Diritto e Procedura penale all’Università di Torino, nostro amico e collaboratore, inviato al quotidiano “Avvenire” per commentare la sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per aver tenuto il boss mafioso Bernardo Provenzano in condizioni restrittive non più giustificate dal suo stato di salute fisica e psichica negli ultimi suoi mesi di vita. Tale sentenza ha provocato dure polemiche, di vario segno. Questo contributo fa chiarezza e pone alcuni paletti irrinunciabili.
Per leggere l’intero articolo, cliccate qui.
Per leggere l’intero articolo, cliccate qui.
Lascia un commento