Rilanciamo da www.ildomaniditalia.eu questo commento sulla ricostituzione della Democrazia cristiana, dopo che la sentenza della Cassazione 25999 del 23.12.2010 aveva definitivamente stabilito, senza alcuna possibilità di ulteriori ricorsi, che la DC “non è mai stata giuridicamente sciolta”. A metà ottobre ha celebrato in Roma il suo XIX Congresso Nazionale, eleggendo Renato Grassi segretario politico e il Consiglio nazionale di 80 membri, che ha poi votato Gianni Fontana come proprio Presidente.
E così la Democrazia cristiana si è data i suoi organi statutari e prova a riprendere il cammino interrotto. Dopo anni di diatribe e contese su simbolo e denominazione, ancora però non risolte, ha fatto il congresso della rinascita e tutto fa ritenere che finisca per collocarsi, purtroppo, con il centrodestra.
Ha sostituito, infatti, l’uomo che aveva dato garanzie sulla ricerca di uno spazio di autonomia, Gianni Fontana, rimproverato di aver partecipato (fortemente limitato per la nota vicenda del simbolo di cui si è impossessato l’Udc di Lorenzo Cesa) alle scorse elezioni del 4 marzo con una propria lista indipendente, dopo aver rifiutato l’appiattimento sia a destra sia a sinistra.
Certo, la nuova segreteria parla di autonomia perché al momento non può fare altrimenti e sa che ha bisogno della copertura d’immagine di Gianni Fontana collocato, però, nel ruolo di mera rappresentanza, da Presidente del partito.
Al tempo stesso, secondo una regia preparata da mesi, i nuovi vertici avviano la fase del coinvolgimento con gli altri gruppi e gruppuscoli che abusivamente negli ultimi venticinque anni hanno provato a spacciarsi come eredi della DC storica. È una situazione molto imbarazzante e, pertanto, la cosa è annunciata e sopita, solo ammiccata e poi rilanciata.
Eppure la strada, per ammissione esplicita del nuovo gruppo dirigente, è quella che conduce verso la partecipazione della neonata Democrazia cristiana a una Federazione di micro entità destinata a riunire, sotto la regia di Gianfranco Rotondi, tutti i partitini d’estrazione democratico cristiana nel campo della destra berlusconiana.
Va da sé che i richiami a Sturzo a De Gasperi e a Moro risuonino un poco surreali e persino fantasmagorici. Caleidoscopio di citazioni di maniera, mentre si è costretti a registrare la mancanza di dibattito politico e l’assenza di proposte programmatiche.
Siamo di fronte ad una situazione un po’ paradossale. Visto che molto passa per la Sicilia, ci sarebbe da dire pirandelliana.
La DC, per anni contrastata da questi cespugli “ concorrenti” che ne hanno ostacolato in tutti i modi la rinascita, invece di adottare i provvedimenti previsti dalla legge in casi del genere, corre a trovare un’intesa con loro. Il motivo è ovvio, e si chiama “richiamo a destra”.
Del resto, la strategia potrebbe portare a quanto è stato illustrato in una recente intervista da Lorenzo Cesa: creare un partito unico con Forza Italia. Magari quella stessa Forza Italia che, evidentemente, già si prepara a dare per scontata la scomparsa di scena di Silvio Berlusconi.
È probabile che sia in allestimento un bel siparietto da commedia degli equivoci: uomini di Forza Italia intenderebbero utilizzare lo scudo crociato, magari per creare una nuova organizzazione. Si sa, tutti rincorrono il voto dei cattolici. Pratica antica, ben collaudata anche sul versante opposto del centrosinistra. Nessuno vuole accogliere le richieste dei cristiani, ma tutti ne vogliono i voti.
I democristiani tornati a” riveder le stelle”, a loro volta, pensano di impossessarsi di quanto resta del sistema messo in piedi da Silvio Berlusconi, nonostante appaia sempre più giù di peso e di sostanza.
Tanto, nessuno fa i conti con l’elettorato. Non è sfuggito che lo scudocrociato, quello dell’UDC, sia ricomparso in Trentino dopo molti anni per sostenere il neo eletto presidente della Provincia, il leghista Fugatti. Ha raccolto appena il 2%.
Una conferma del fatto che i cattolici guardano in differenti direzioni e che, comunque, non intendono premiare coloro che sanno solo muoversi nell’ottica di stare diligentemente al rimorchio di altri, incapaci a rappresentare le istanze di un mondo che negli ultimi anni ha preferito non andare neppure a votare.
A sinistra, nonostante la crisi profonda del PD, sembra che qualcuno intenda giocare la carta della “presenza cristiana” nel partito dilaniato tra Renzi, Minnitti, Zingaretti.
Anche qui, in modo speculare, si prospetta un analogo siparietto da commedia degli equivoci. C’è chi vuole usare il voto cattolico e ci sono dei cattolici che provano a illudersi di prendere la guida dei democratici.
In entrambi i casi, visto come vanno le tendenze dell’elettorato, siamo di fronte a giochi al ribasso e a prospettive confuse e senza base logica alcuna.
La destra italiana non è e non finirà mai in mano ai cattolici. Lo stesso ragionamento vale per la sinistra.
Così, torniamo alle riflessioni che molti popolari e cristiani democratici stanno facendo da qualche tempo perché sempre più sono avvertite, nonostante le indubbie difficoltà, la necessità e l’urgenza di lasciare un’impronta nuova sull’accidentato terreno su cui si trova prostrato il nostro Paese.
L’Italia ha bisogno di novità, di larghe vedute. Chiede aria nuova, volti nuovi, metodi politici nuovi. Finora ha provato a dirlo in tanti modi ed è stata costretta a rivolgersi vanamente in tante diverse direzioni; tale era, ed è, la frustrazione e la progressiva perdita di speranza.
I cattolici autenticamente popolari e democratici, che non sono pochi, consapevoli della ricchezza e specificità della storia del movimento avviato da don Luigi Sturzo e insita nel pensiero sociale della Chiesa, hanno molto da dire e da fare.
È necessario, però, che questo tipo di cattolici, attenti ma al tempo stesso indifferenti ai percorsi altrui, si uniscano e abbiano il coraggio di uscire dalle chat e dagli scambi per email, si muovano allo scoperto superando ritrosie e divisioni per offrire una progettualità basata su di un’autentica ispirazione cristiana concretizzabile in quei principi della solidarietà e della sussidiarietà sollecitati dalla Dottrina sociale e, contemporaneamente, richiamati dallo spirito costituzionale.
Ciò porta a dire che il reddito di cittadinanza drena risorse che meglio sarebbero state destinate a lavoro e imprese, che la flat tax non favorisce la classe media e quelle più disagiate, che devono essere ripensati l’assetto e il ruolo dello Stato, sia nei suoi rapporti con i cittadini, sia quelli con le entità sociali intermedie e con le autonomie locali, così come deve essere ricostruito tutto il sistema della Scuola, dell’educazione e della formazione.
Abbiamo pure bisogno di una presenza chiara e specifica dei cattolici democratici per sostenere la famiglia, impostare un confronto ampio e sincero sulle questioni della bioetica e dell’intelligenza artificiale, sul rispetto della vita dalla nascita fino alla sua naturale conclusione, sulla restituzione ai minori di solide figure genitoriali, nella consapevolezza che bisogna fare in modo che un nascituro o un bambino adottato abbia una vera mamma e un vero papà.
Altro che Federazione DC nel centrodestra o l’illusoria corrente “cristiana” nel PD.
Abbiamo tutti apprezzato l’invito del cardinal Bassetti affinché si superi la dicotomia tra cattolici “del sociale” e quelli “ della morale”. Una sollecitazione che le condizioni del Paese, ma anche quelle della realtà cattolica italiana, rendono sempre più urgenti e necessarie.
E così la Democrazia cristiana si è data i suoi organi statutari e prova a riprendere il cammino interrotto. Dopo anni di diatribe e contese su simbolo e denominazione, ancora però non risolte, ha fatto il congresso della rinascita e tutto fa ritenere che finisca per collocarsi, purtroppo, con il centrodestra.
Ha sostituito, infatti, l’uomo che aveva dato garanzie sulla ricerca di uno spazio di autonomia, Gianni Fontana, rimproverato di aver partecipato (fortemente limitato per la nota vicenda del simbolo di cui si è impossessato l’Udc di Lorenzo Cesa) alle scorse elezioni del 4 marzo con una propria lista indipendente, dopo aver rifiutato l’appiattimento sia a destra sia a sinistra.
Certo, la nuova segreteria parla di autonomia perché al momento non può fare altrimenti e sa che ha bisogno della copertura d’immagine di Gianni Fontana collocato, però, nel ruolo di mera rappresentanza, da Presidente del partito.
Al tempo stesso, secondo una regia preparata da mesi, i nuovi vertici avviano la fase del coinvolgimento con gli altri gruppi e gruppuscoli che abusivamente negli ultimi venticinque anni hanno provato a spacciarsi come eredi della DC storica. È una situazione molto imbarazzante e, pertanto, la cosa è annunciata e sopita, solo ammiccata e poi rilanciata.
Eppure la strada, per ammissione esplicita del nuovo gruppo dirigente, è quella che conduce verso la partecipazione della neonata Democrazia cristiana a una Federazione di micro entità destinata a riunire, sotto la regia di Gianfranco Rotondi, tutti i partitini d’estrazione democratico cristiana nel campo della destra berlusconiana.
Va da sé che i richiami a Sturzo a De Gasperi e a Moro risuonino un poco surreali e persino fantasmagorici. Caleidoscopio di citazioni di maniera, mentre si è costretti a registrare la mancanza di dibattito politico e l’assenza di proposte programmatiche.
Siamo di fronte ad una situazione un po’ paradossale. Visto che molto passa per la Sicilia, ci sarebbe da dire pirandelliana.
La DC, per anni contrastata da questi cespugli “ concorrenti” che ne hanno ostacolato in tutti i modi la rinascita, invece di adottare i provvedimenti previsti dalla legge in casi del genere, corre a trovare un’intesa con loro. Il motivo è ovvio, e si chiama “richiamo a destra”.
Del resto, la strategia potrebbe portare a quanto è stato illustrato in una recente intervista da Lorenzo Cesa: creare un partito unico con Forza Italia. Magari quella stessa Forza Italia che, evidentemente, già si prepara a dare per scontata la scomparsa di scena di Silvio Berlusconi.
È probabile che sia in allestimento un bel siparietto da commedia degli equivoci: uomini di Forza Italia intenderebbero utilizzare lo scudo crociato, magari per creare una nuova organizzazione. Si sa, tutti rincorrono il voto dei cattolici. Pratica antica, ben collaudata anche sul versante opposto del centrosinistra. Nessuno vuole accogliere le richieste dei cristiani, ma tutti ne vogliono i voti.
I democristiani tornati a” riveder le stelle”, a loro volta, pensano di impossessarsi di quanto resta del sistema messo in piedi da Silvio Berlusconi, nonostante appaia sempre più giù di peso e di sostanza.
Tanto, nessuno fa i conti con l’elettorato. Non è sfuggito che lo scudocrociato, quello dell’UDC, sia ricomparso in Trentino dopo molti anni per sostenere il neo eletto presidente della Provincia, il leghista Fugatti. Ha raccolto appena il 2%.
Una conferma del fatto che i cattolici guardano in differenti direzioni e che, comunque, non intendono premiare coloro che sanno solo muoversi nell’ottica di stare diligentemente al rimorchio di altri, incapaci a rappresentare le istanze di un mondo che negli ultimi anni ha preferito non andare neppure a votare.
A sinistra, nonostante la crisi profonda del PD, sembra che qualcuno intenda giocare la carta della “presenza cristiana” nel partito dilaniato tra Renzi, Minnitti, Zingaretti.
Anche qui, in modo speculare, si prospetta un analogo siparietto da commedia degli equivoci. C’è chi vuole usare il voto cattolico e ci sono dei cattolici che provano a illudersi di prendere la guida dei democratici.
In entrambi i casi, visto come vanno le tendenze dell’elettorato, siamo di fronte a giochi al ribasso e a prospettive confuse e senza base logica alcuna.
La destra italiana non è e non finirà mai in mano ai cattolici. Lo stesso ragionamento vale per la sinistra.
Così, torniamo alle riflessioni che molti popolari e cristiani democratici stanno facendo da qualche tempo perché sempre più sono avvertite, nonostante le indubbie difficoltà, la necessità e l’urgenza di lasciare un’impronta nuova sull’accidentato terreno su cui si trova prostrato il nostro Paese.
L’Italia ha bisogno di novità, di larghe vedute. Chiede aria nuova, volti nuovi, metodi politici nuovi. Finora ha provato a dirlo in tanti modi ed è stata costretta a rivolgersi vanamente in tante diverse direzioni; tale era, ed è, la frustrazione e la progressiva perdita di speranza.
I cattolici autenticamente popolari e democratici, che non sono pochi, consapevoli della ricchezza e specificità della storia del movimento avviato da don Luigi Sturzo e insita nel pensiero sociale della Chiesa, hanno molto da dire e da fare.
È necessario, però, che questo tipo di cattolici, attenti ma al tempo stesso indifferenti ai percorsi altrui, si uniscano e abbiano il coraggio di uscire dalle chat e dagli scambi per email, si muovano allo scoperto superando ritrosie e divisioni per offrire una progettualità basata su di un’autentica ispirazione cristiana concretizzabile in quei principi della solidarietà e della sussidiarietà sollecitati dalla Dottrina sociale e, contemporaneamente, richiamati dallo spirito costituzionale.
Ciò porta a dire che il reddito di cittadinanza drena risorse che meglio sarebbero state destinate a lavoro e imprese, che la flat tax non favorisce la classe media e quelle più disagiate, che devono essere ripensati l’assetto e il ruolo dello Stato, sia nei suoi rapporti con i cittadini, sia quelli con le entità sociali intermedie e con le autonomie locali, così come deve essere ricostruito tutto il sistema della Scuola, dell’educazione e della formazione.
Abbiamo pure bisogno di una presenza chiara e specifica dei cattolici democratici per sostenere la famiglia, impostare un confronto ampio e sincero sulle questioni della bioetica e dell’intelligenza artificiale, sul rispetto della vita dalla nascita fino alla sua naturale conclusione, sulla restituzione ai minori di solide figure genitoriali, nella consapevolezza che bisogna fare in modo che un nascituro o un bambino adottato abbia una vera mamma e un vero papà.
Altro che Federazione DC nel centrodestra o l’illusoria corrente “cristiana” nel PD.
Abbiamo tutti apprezzato l’invito del cardinal Bassetti affinché si superi la dicotomia tra cattolici “del sociale” e quelli “ della morale”. Una sollecitazione che le condizioni del Paese, ma anche quelle della realtà cattolica italiana, rendono sempre più urgenti e necessarie.
Il titolo è estremamente fuorviante, il contenuto condividibile al 100%. Sul contenuto i popolari, tutti quelli che si riconoscono nella nostra storia, hanno molto su cui riflettere.
Io credo che non ci sua spazio per una DC che non voglia far alleanze. Per cui da qualche parte bisogna pur guardare…
Se può essere di interesse pro bono veritatis, segnalo il documento di indirizzo politico approvato dal Consiglio Nazionale della DC storica, il 27 ottobre a Roma (prima riunione, dopo il 1994) e reperibile alla pagina web
http://www.impegnopoliticocattolici.bo.it/FORUM1.htm#FORUM