Che sia in atto, da tempo, un attacco al magistero di papa Francesco è fuor di dubbio. Molti sono gli elementi ormai che raccontano di questi attacchi, ripetuti e sempre più insistenti. E la recente denuncia di Monsignor Viganò non è che l'ultimo e più insidioso, che proviene, come tutti sanno, dal fronte conservatore e reazionario della Chiesa cattolica.
Ora, al di là delle singole accuse e degli attacchi mirati o al magistero o alla persona del Papa, è indubbio che l'obiettivo di questa campagna martellante è una sola: quella di indebolire la figura di Bergoglio. Una voce che, è bene ribadirlo, continua ad essere forte e potente, profetica e carica di speranza. Un magistero, quello di Bergoglio, che ha indubbiamente cercato di rivoltare come un calzino l'immagine e la percezione della Chiesa in Italia e nel mondo. Un magistero che si è contraddistinto a partire dallo stile concreto di vita di Bergoglio. E credenti e non credenti si sono in gran parte immedesimati con le parole e il messaggio del Papa, al punto che è stato individuato come un "leader" mondiale. Non solo per i cattolici, ma per tutti coloro che in questa fase storica lavorano per una maggior giustizia sociale, per un vero riconoscimento del pluralismo culturale, religioso e, soprattutto, per il rispetto rigoroso della centralità della persona, in qualsiasi contesto storico, culturale e politico.
Forse è proprio questa la ragione centrale dell'attacco spietato contro Francesco e il suo insegnamento. Un insegnamento semplice ma profondo, destinato a segnare il cammino e il viaggio dei credenti in un contesto storico sempre più secolarizzato e scristianizzato. È per questa semplice ragione che il suo magistero va difeso senza se e senza ma, come si suol dire. E questo non solo per lo stile di vita sobrio e austero del Papa in un contesto dove, purtroppo, abbondano comportamenti e stili diametralmente opposti rispetto a ciò che si predica quotidianamente nelle chiese. Ma per la semplice motivazione che l'insegnamento di Francesco ha colto gli aspetti centrali che caratterizzano la società contemporanea, e ai quali la stessa politica non riesce a dare una risposta convincente se non inseguendo le emergenze e cavalcandole con rabbia e violenza verbale.
Certo, da Francesco non arrivano ricette politiche o di governo. Ma l'ispirazione che anima le sue riflessioni, i suoi interventi e i suoi documenti, non possono essere sottovalutati dalla politica e dai governi. Senza alcuna inclinazione clericale o confessionale, nella consapevolezza che le questioni poste da Bergoglio non possono essere semplicisticamente aggirate o nascoste. E questa assunzione di responsabilità deve essere messa in campo soprattutto da quei cattolici che non si rassegnano a una grigia difesa dell'esistente o alla declinazione stantia e insignificante del politicamente corretto. Lo stesso invito, forte e ripetuto, a un rinnovato impegno dei cattolici nella politica contemporanea è la conferma che Francesco non guarda ai "partiti cattolici" ma ad una presenza laica dei credenti nel pubblico che sia in grado, però, di recuperare la cultura e l'insegnamento cattolico. Per non parlare dei profondi cambiamenti che Francesco è riuscito a innescare nel campo teologico e del necessario aggiornamento ed ammodernamento della stessa dottrina della Chiesa.
Dunque, la somma di questi elementi sono la cifra della modernità e soprattutto dell’attualità del magistero di Francesco. E sono anche all'origine – senza il forse dubitativo – degli attacchi concentrici e sempre più insistenti, contro la persona di Francesco.
Un attacco che va respinto con fermezza e determinazione, perché la posta in gioco è una sola: preparare un ricambio conservatore, se non reazionario, alla guida della Chiesa cattolica. Questa è la vera ragione politica, se così la vogliamo definire, che è in gioco quando si parla di papa Bergoglio, degli attacchi contro di lui e il suo prezioso magistero riconosciuto in tutto il mondo. I cattolici, a cominciare dagli italiani non possono ridursi a una difesa d'ufficio. Nella consapevolezza che l'alternativa a Francesco, oggi, non può che essere una regressione sul terreno teologico, pastorale, religioso, politico e culturale. Il resto è tutto secondario.
Ora, al di là delle singole accuse e degli attacchi mirati o al magistero o alla persona del Papa, è indubbio che l'obiettivo di questa campagna martellante è una sola: quella di indebolire la figura di Bergoglio. Una voce che, è bene ribadirlo, continua ad essere forte e potente, profetica e carica di speranza. Un magistero, quello di Bergoglio, che ha indubbiamente cercato di rivoltare come un calzino l'immagine e la percezione della Chiesa in Italia e nel mondo. Un magistero che si è contraddistinto a partire dallo stile concreto di vita di Bergoglio. E credenti e non credenti si sono in gran parte immedesimati con le parole e il messaggio del Papa, al punto che è stato individuato come un "leader" mondiale. Non solo per i cattolici, ma per tutti coloro che in questa fase storica lavorano per una maggior giustizia sociale, per un vero riconoscimento del pluralismo culturale, religioso e, soprattutto, per il rispetto rigoroso della centralità della persona, in qualsiasi contesto storico, culturale e politico.
Forse è proprio questa la ragione centrale dell'attacco spietato contro Francesco e il suo insegnamento. Un insegnamento semplice ma profondo, destinato a segnare il cammino e il viaggio dei credenti in un contesto storico sempre più secolarizzato e scristianizzato. È per questa semplice ragione che il suo magistero va difeso senza se e senza ma, come si suol dire. E questo non solo per lo stile di vita sobrio e austero del Papa in un contesto dove, purtroppo, abbondano comportamenti e stili diametralmente opposti rispetto a ciò che si predica quotidianamente nelle chiese. Ma per la semplice motivazione che l'insegnamento di Francesco ha colto gli aspetti centrali che caratterizzano la società contemporanea, e ai quali la stessa politica non riesce a dare una risposta convincente se non inseguendo le emergenze e cavalcandole con rabbia e violenza verbale.
Certo, da Francesco non arrivano ricette politiche o di governo. Ma l'ispirazione che anima le sue riflessioni, i suoi interventi e i suoi documenti, non possono essere sottovalutati dalla politica e dai governi. Senza alcuna inclinazione clericale o confessionale, nella consapevolezza che le questioni poste da Bergoglio non possono essere semplicisticamente aggirate o nascoste. E questa assunzione di responsabilità deve essere messa in campo soprattutto da quei cattolici che non si rassegnano a una grigia difesa dell'esistente o alla declinazione stantia e insignificante del politicamente corretto. Lo stesso invito, forte e ripetuto, a un rinnovato impegno dei cattolici nella politica contemporanea è la conferma che Francesco non guarda ai "partiti cattolici" ma ad una presenza laica dei credenti nel pubblico che sia in grado, però, di recuperare la cultura e l'insegnamento cattolico. Per non parlare dei profondi cambiamenti che Francesco è riuscito a innescare nel campo teologico e del necessario aggiornamento ed ammodernamento della stessa dottrina della Chiesa.
Dunque, la somma di questi elementi sono la cifra della modernità e soprattutto dell’attualità del magistero di Francesco. E sono anche all'origine – senza il forse dubitativo – degli attacchi concentrici e sempre più insistenti, contro la persona di Francesco.
Un attacco che va respinto con fermezza e determinazione, perché la posta in gioco è una sola: preparare un ricambio conservatore, se non reazionario, alla guida della Chiesa cattolica. Questa è la vera ragione politica, se così la vogliamo definire, che è in gioco quando si parla di papa Bergoglio, degli attacchi contro di lui e il suo prezioso magistero riconosciuto in tutto il mondo. I cattolici, a cominciare dagli italiani non possono ridursi a una difesa d'ufficio. Nella consapevolezza che l'alternativa a Francesco, oggi, non può che essere una regressione sul terreno teologico, pastorale, religioso, politico e culturale. Il resto è tutto secondario.
Volete divertirvi? Andate sul sito di Riscossa Cristiana e leggete quante cavolate scrivono gli articolisti e peggio ancora i commentatori su Papa Francesco e sulla Chiesa post-conciliare. Scusate ho scritto “cavolate”, perché mio nonno mi aveva insegnato a non usare parolacce!