Terminato il primo giro di colloqui al Quirinale, riassumiamo le posizioni dei vari partiti.
La coalizione con più voti, il centrodestra, dovrebbe venire considerata per prima, ma da Mattarella sono saliti i tre partiti separati. Che tanto in accordo non sembrano.
Quindi cominciamo dai 5 Stelle, partito più votato: chiedono il premier (Di Maio) e sono disponibili ad una alleanza di governo o con la Lega o con il PD, che considerano – ma guarda un po’! – alternativi. Escludono solo di allearsi con il diavolo, Berlusconi.
Il Cavaliere ricambia l’affetto: vuole che il centrodestra rimanga unito e si batte per sbarrare la strada del governo ai “nuovi cumunisti”, i 5 Stelle. Berlusca sogna sempre una grande coalizione con il suo sfortunato erede, Renzi.
Meloni non sogna Renzi, ma vagheggia un governo del centrodestra appoggiato da fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, affascinati dagli agi e dalle prebende romane. Un po’ come il Bossi, a suo tempo conquistato dalla pajata della Polverini. O come un certo De Gregorio, convertitosi sulla strada di Arcore…
Ed eccoci a Salvini. È lui ad avere il boccino in mano, dato che è l’unico con una reale possibilità di scelta: può decidere di fare un governo con Di Maio, ma buttando a mare l’alleanza con Berlusconi (invece la Meloni si potrebbe accodare…). Oppure può mantenere il centrodestra unito sperando, nelle nuove, inevitabili, elezioni anticipate, di spolpare Forza Italia e rafforzarsi ancora.
Ci sarebbe anche il PD tra chi può fare una scelta di governo, alleandosi con il centrodestra (vedi il 2013) o con i 5 Stelle. Ma Renzi, manovratore dietro le quinte dei parlamentari da lui nominati, ha scelto di puntare sul fallimento altrui e non sul tentativo di costruire un’intesa programmatica: lasciando così Salvini, di fatto, unico padrone del gioco.
“Dopo di me il diluvio”, potrebbe ripetere il grande rottamatore. Di certo, nell’ipotesi di voto anticipato, sul PD potrebbe tempestare ancor più di quanto già è avvenuto lo scorso 4 marzo.
La coalizione con più voti, il centrodestra, dovrebbe venire considerata per prima, ma da Mattarella sono saliti i tre partiti separati. Che tanto in accordo non sembrano.
Quindi cominciamo dai 5 Stelle, partito più votato: chiedono il premier (Di Maio) e sono disponibili ad una alleanza di governo o con la Lega o con il PD, che considerano – ma guarda un po’! – alternativi. Escludono solo di allearsi con il diavolo, Berlusconi.
Il Cavaliere ricambia l’affetto: vuole che il centrodestra rimanga unito e si batte per sbarrare la strada del governo ai “nuovi cumunisti”, i 5 Stelle. Berlusca sogna sempre una grande coalizione con il suo sfortunato erede, Renzi.
Meloni non sogna Renzi, ma vagheggia un governo del centrodestra appoggiato da fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, affascinati dagli agi e dalle prebende romane. Un po’ come il Bossi, a suo tempo conquistato dalla pajata della Polverini. O come un certo De Gregorio, convertitosi sulla strada di Arcore…
Ed eccoci a Salvini. È lui ad avere il boccino in mano, dato che è l’unico con una reale possibilità di scelta: può decidere di fare un governo con Di Maio, ma buttando a mare l’alleanza con Berlusconi (invece la Meloni si potrebbe accodare…). Oppure può mantenere il centrodestra unito sperando, nelle nuove, inevitabili, elezioni anticipate, di spolpare Forza Italia e rafforzarsi ancora.
Ci sarebbe anche il PD tra chi può fare una scelta di governo, alleandosi con il centrodestra (vedi il 2013) o con i 5 Stelle. Ma Renzi, manovratore dietro le quinte dei parlamentari da lui nominati, ha scelto di puntare sul fallimento altrui e non sul tentativo di costruire un’intesa programmatica: lasciando così Salvini, di fatto, unico padrone del gioco.
“Dopo di me il diluvio”, potrebbe ripetere il grande rottamatore. Di certo, nell’ipotesi di voto anticipato, sul PD potrebbe tempestare ancor più di quanto già è avvenuto lo scorso 4 marzo.
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