È curioso, per non dire patetico, lo sforzo di vari esponenti politici di destra e, soprattutto, di sinistra, di “accaparrarsi” il magistero politico, culturale, sociale ed istituzionale di Alcide De Gasperi scomparso 70 anni fa. Probabilmente la riflessione più calzante è quella espressa recentemente da Pier Ferdinando Casini quando ha ricordato che De Gasperi appartiene alla miglior storia democratica del nostro Paese perché, infatti, parliamo di uno statista che ha contribuito con la sua azione politica e di governo a ricostruire l’Italia con un progetto e un metodo che non possono non essere apprezzati da tutti i sinceri democratici ed europeisti.
Ora, come ricordavo poc’anzi, è curioso che a destra ma, soprattutto, a sinistra rivendichino l’eredità politica di uno statista che certamente non è classificabile con gli attuali paradigmi politici e culturali. Del resto, come sia possibile per gli eredi della cultura comunista, gramsciana, togliattiana e berlingueriana individuare degli elementi di seria convergenza politica e culturale con il progetto degasperiano resta sostanzialmente un mistero. Un mistero politico innanzitutto.
Stupisce, al riguardo, che i vari commentatori della sinistra sui quotidiani “amici” e nei vari talk televisivi non lo ricordino con onestà intellettuale. Anche perché si tratta di rispettare la semplice verità storica. Senza alcuna presunzione politica ed arroganza intellettuale.
Cosa c’entri, quindi, la sinistra italiana, nelle due diverse e multiformi espressioni, con il magistero degasperiano resta un enigma. Dalla politica estera al ruolo dell’Europa, dal sistema istituzionale alla cultura delle alleanze, dal progetto politico centrista al modello economico e sociale ai riferimenti culturali e ideali nulla accomuna questo progetto alla sinistra italiana. Non c’è un solo elemento strutturale attorno al quale la sinistra italiana possa rintracciare un filo di collegamento con la lezione politica ed istituzionale di Alcide De Gasperi. Forse è arrivato il momento di ricordarlo con chiarezza e senza ipocrisia. E cioè, l’esperienza storica e politica di Alcide Gasperi è alternativa alla sinistra ex e post comunista. Con buona pace di tutti i sepolcri imbiancati adusi a riscrivere la storia a piacimento. Ovvero, a seconda delle convenienze del momento. Una regola che vale per tutti i commentatori e gli opinionisti della sinistra italiana che dopo aver criminalizzato per anni la Dc e la sua classe dirigente adesso la rimpiangono o ne cantano le lodi. Una volta accertato che entrambi appartengono definitivamente e irreversibilmente agli archivi storici.
E lo stesso giudizio vale per la destra italiana. Anche se, su questo versante, c’è minor ipocrisia e falsità per la semplice ragione che nel nostro Paese storicamente l’informazione, la cultura e tutto ciò che è riconducibile alla propaganda attraverso i media – di qualsiasi genere siano – appartengono in modo strutturale al pianeta della sinistra. Una sistema, però, riconducibile alla sinistra ex e post comunista.
L’unico elemento che si può e si deve sottolineare e che lo differenzia profondamente dalla destra italiana, è che lo storico e strutturale anticomunismo di De Gasperi fu sempre e solo “un anticomunismo democratico”. E quindi squisitamente politico e mai ideologico come, del resto, lo ha sempre concepito la miglior tradizione democratico cristiana e cattolico popolare. Basti ricordare, per fare un solo esempio, al “preambolo” ideato e scritto da Carlo Donat-Cattin al congresso DC del 1980 quando disse, a proposito del rapporto con i comunisti del tempo, “che non esistevano, allo stato dei fatti, le condizioni politiche per un’alleanza con il PCI”.
Ecco perché, quando ricordiamo De Gasperi e il suo magistero politico e istituzionale, non possiamo non dire che si tratta del miglior progetto espresso dalla storia, dalla tradizione, dalla cultura e dal pensiero del cattolicesimo politico italiano. Nulla a che vedere, quindi e di conseguenza, con la cultura, il pensiero, la tradizione e la storia della sinistra italiana. E distinto e distante dalla storia della destra. Perché Alcide De Gasperi, molto più semplicemente, appartiene a quel “centrismo” dinamico, innovativo, riformista e di governo che ha caratterizzato storicamente la presenza dei cattolici impegnati in politica.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
Ora, come ricordavo poc’anzi, è curioso che a destra ma, soprattutto, a sinistra rivendichino l’eredità politica di uno statista che certamente non è classificabile con gli attuali paradigmi politici e culturali. Del resto, come sia possibile per gli eredi della cultura comunista, gramsciana, togliattiana e berlingueriana individuare degli elementi di seria convergenza politica e culturale con il progetto degasperiano resta sostanzialmente un mistero. Un mistero politico innanzitutto.
Stupisce, al riguardo, che i vari commentatori della sinistra sui quotidiani “amici” e nei vari talk televisivi non lo ricordino con onestà intellettuale. Anche perché si tratta di rispettare la semplice verità storica. Senza alcuna presunzione politica ed arroganza intellettuale.
Cosa c’entri, quindi, la sinistra italiana, nelle due diverse e multiformi espressioni, con il magistero degasperiano resta un enigma. Dalla politica estera al ruolo dell’Europa, dal sistema istituzionale alla cultura delle alleanze, dal progetto politico centrista al modello economico e sociale ai riferimenti culturali e ideali nulla accomuna questo progetto alla sinistra italiana. Non c’è un solo elemento strutturale attorno al quale la sinistra italiana possa rintracciare un filo di collegamento con la lezione politica ed istituzionale di Alcide De Gasperi. Forse è arrivato il momento di ricordarlo con chiarezza e senza ipocrisia. E cioè, l’esperienza storica e politica di Alcide Gasperi è alternativa alla sinistra ex e post comunista. Con buona pace di tutti i sepolcri imbiancati adusi a riscrivere la storia a piacimento. Ovvero, a seconda delle convenienze del momento. Una regola che vale per tutti i commentatori e gli opinionisti della sinistra italiana che dopo aver criminalizzato per anni la Dc e la sua classe dirigente adesso la rimpiangono o ne cantano le lodi. Una volta accertato che entrambi appartengono definitivamente e irreversibilmente agli archivi storici.
E lo stesso giudizio vale per la destra italiana. Anche se, su questo versante, c’è minor ipocrisia e falsità per la semplice ragione che nel nostro Paese storicamente l’informazione, la cultura e tutto ciò che è riconducibile alla propaganda attraverso i media – di qualsiasi genere siano – appartengono in modo strutturale al pianeta della sinistra. Una sistema, però, riconducibile alla sinistra ex e post comunista.
L’unico elemento che si può e si deve sottolineare e che lo differenzia profondamente dalla destra italiana, è che lo storico e strutturale anticomunismo di De Gasperi fu sempre e solo “un anticomunismo democratico”. E quindi squisitamente politico e mai ideologico come, del resto, lo ha sempre concepito la miglior tradizione democratico cristiana e cattolico popolare. Basti ricordare, per fare un solo esempio, al “preambolo” ideato e scritto da Carlo Donat-Cattin al congresso DC del 1980 quando disse, a proposito del rapporto con i comunisti del tempo, “che non esistevano, allo stato dei fatti, le condizioni politiche per un’alleanza con il PCI”.
Ecco perché, quando ricordiamo De Gasperi e il suo magistero politico e istituzionale, non possiamo non dire che si tratta del miglior progetto espresso dalla storia, dalla tradizione, dalla cultura e dal pensiero del cattolicesimo politico italiano. Nulla a che vedere, quindi e di conseguenza, con la cultura, il pensiero, la tradizione e la storia della sinistra italiana. E distinto e distante dalla storia della destra. Perché Alcide De Gasperi, molto più semplicemente, appartiene a quel “centrismo” dinamico, innovativo, riformista e di governo che ha caratterizzato storicamente la presenza dei cattolici impegnati in politica.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
Statista di primo ordine. Democratico, europeista convinto, aperto all’atlantismo. Tenace nel guardare e nel raggiungere il bene comune, nel costruire la pace.
Condivido. E’ importante ricordare la specificità di De Gasperi. Bene, tuttavia, che altri “campi” si riconoscano almeno oggi nei valori professati dal grande statista.