Confesso di non aver colto subito nella presentazione spettacolare, kitsch e improntata alla “dismisura” dell’Olimpiade francese 2024 alcun cenno alla rappresentazione dell’ Ultima Cena. Le scene eccessive e pesanti del “sabba” celebrativo, con le drag queen, con l’uomo senza volto con la torcia olimpica, e col cavallo artificiale che volava sulle acque della Senna, col braciere olimpico che si innalzava in mongolfiera mi sono parse certo sorprendenti, eccessive, ma prive di riferimenti intenzionali al cristianesimo o alle religioni abramitiche. Solo la lettura dei giornali e il confronto della scena della tavola con la Cena di Leonardo mi hanno suggerito questa possibile e certo non arbitraria, ma credo secondaria, chiave di lettura.
Quindi comprendo le legittime rimostranza della Chiesa cattolica e di altri, ma personalmente non credo che la finalità principale dell’accuratissima sceneggiatura curata da Thomas Jolly fosse la polemica antiecclesiastica, pur nelle radicate anticlericali e/o antireligiose tradizioni culturali del mondo francese.
La Francia del 2024 non è certo la Francia degli inizi del XX secolo. E l’Europa del 2024 non è l’Europa del primo XX secolo. Oggi siamo ben oltre l’anticlericalismo e la polemica anti-religiosa. Siamo di fronte a qualcosa di ben più inquietante culturalmente e ben più strumentalizzabile sul piano politico.
A mio avviso, ma è questa una ipotesi interpretativa, la chiave di una possibile diversa interpretazione sta in un personaggio, la cui identità non mi è stata chiara a prima vista. Non avevo capito che il personaggio che compare seminudo e tinto in azzurro, semi-sdraiato sul tavolo – un personaggio che a me suggeriva gli eccessi della cena di Trimalcione, del Satyricon di Petronio, piuttosto che la Cena descritta dai Vangeli – era addirittura Dioniso, la divinità pagana dell’amore sensuale e del vino. Una volta appurato il particolare si apre una possibile e diversa interpretazione dell’insieme. Non si tratta affatto di anticlericalismo, ma di una sorta di neo-paganesimo, in salsa nietzscheana.
Com’è noto, in Nietzsche Dioniso è il Cristo rovesciato, una sorta di Anti-Cristo. Dioniso martirizzato è contrapposto al “crocifisso”. Dioniso non è una esortazione a liberarsi dalla vita, ma una sorta di promessa alla vita che rinasce dalla sua distruzione. È la contrapposizione dionisiaco/apollineo su cui si struttura il pensiero del filosofo che inserisce Cristo insieme a Socrate e Platone entro il filone apollineo, visto come negazione della vita reale.
Ora, tutta la sceneggiatura delle drag queen con tanto di barba bionda e scatenate in danze orgiastiche, del cavallo artificiale volante sulla Senna, come del braciere olimpico che si innalza in mongolfiera, altro non sono che immagine dell’auto-superamento dell’uomo, a partire dal superamento dell’identità sessuale (fatto culturale, non naturale!), esempi di trans-umanesimo e della capacità di auto-crearsi che è per Nietzsche l’approdo della modernità. L’uomo come corda tesa sull’abisso tra la bestia e l’Ubermensch, l’Oltre-Uomo.
Che c’entra Dioniso con l’attualità politica? E’ evidente che Dioniso (in versione nietzscheana) è lo “sponsor” telematico delle nuove e inedite libertà civili di cui la Francia si presenta come l’orgoglioso araldo. I “diritti civili” in Europa paiono così destinati ad assumere una nuova declinazione; essi sembrano perseguire più il potenziamento del soggetto che la tutela delle relazioni rispetto alle situazioni di fragilità, la tutela del “diritto del bisogno” e della fragilità. Le potenzialità di rafforzamento, anche tecnologico e informatico (nel segno dell’Intelligenza Artificiale), del potere del singolo devono essere lasciate libere da barriere di ogni tipo, ed essere aperte alle nuove tecnologie, anche se tali tecnologie si rivelano sempre più come mezzi in grado di assorbire e colonizzare le specificità umane, subordinando natura a “cultura” e proponendo come nuovo e realistico oltre-uomo il non più ormai fantomatico, ma realizzabile, cyborg cioè l’organismo cibernetico. Mai fermare rallentare o “governare” il “progresso”. È il “progresso” l’imperativo cui obbedire.
Secondo quelle prospettive tecno-libertarie che tanto piacciono ai tecnocrati e magnati del digitale come Mark Zukemberg, Larry Page, Bill Gates ed Elon Musk, sostenitori tutti al tempo stesso di una nuova “religione” della salvezza e di inedite possibilità di generare profitto finanziario.
I “nuovi diritti civili” nel contesto attuale, non solo francese, sono peraltro un utilissimo surrogato, per costruire un comodo consenso specie per le Sinistre, rispetto ai diritti sociali ed economici, ormai off limits nelle scelte di molti Stati e governi, ed emarginati nei programmi della Sinistra progressista, che non riesce ad affrontare il problema alle radici con misure realizzabili e non demagogiche.
Di fronte a questo “superamento dell’umanità” che è certo una “morte dell’uomo” (siamo ormai ben oltre la “morte di Dio”), di fronte al trans-umano che subentra all’inter-umano che abbiamo cercato faticosamente di realizzare, non si può far a meno di notare che c’è qualcosa che resiste e si oppone.
Persino nella iper-ideologizzata cerimonia di apertura dell’ Olimpiade, non si poteva non notare un evidente contrasto rispetto a questa pervicace ossessione del dis-incarnamento della persona umana, del superamento dei limiti e dei sentimenti propri dell’uomo nella sua natura personale e relazionale.
Si è trattato delle parole e della musica, espressione della umanità incancellabile, dell’Inno all’amore di Edith Piaf cantato stupendamente da Celine Dion. Un inno che non è un omaggio ad alcun oltre-uomo o ad alcuna potenza eccezionale, ma all’umanità della persona che semplicemente vive all’interno di relazioni inter-umane (non trans-umane) grazie alla forza invisibile, ma invincibile dell’amore vero, quello che lega in profondità le persone, oltre i conflitti, oltre le tragedie e oltre la morte e che non ha neppure bisogno, per essere libero, di rimuovere l’ idea di divinità che viene citata infatti nell’ultimo verso della canzone della Piaf (Dieu reunit ceux qui s’aiment). Questa la vera “grandeur” della Francia e dell’Europa, che non ha molto a che vedere col povero Dioniso e col mito dell’oltre-uomo.
Va detto che la Destra, che grida all’anticlericalismo e che utilizza strumentalmente tutto questo per denunciare il disfacimento dell’Occidente e l’insulto al Cristianesimo, non mette a fuoco il vero problema – rispetto al quale essa è impotente – e cioè il trans-umanesimo, che essa astutamente accetta entro la prospettiva liberista, inconfessabile e dissimulata, ma necessaria per legittimarsi al potere. Come ogni tanto emerge da piccoli, ma significativi dettagli, come la vicinanza a soggetti come Elon Musk in convegni di partito.
Altri invece, come il “centro” macroniano, a loro volta, forse più astutamente, utilizzano il trans-umanesimo come un “cavallo di Troia” per incamerare il supporto di una sinistra assolutamente incapace di capire le nuove dimensioni dell’emancipazione umana, economica e sociale e, probabilmente, contenta di accettare il trans-umanesimo, in nome di quel “progressismo” unilaterale e deterministico che non si pone mai i problemi del limite. E che non riuscirà mai a contrastare davvero i poteri finanziari che soprattutto della cultura del trans-umanesimo si alimentano.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Quindi comprendo le legittime rimostranza della Chiesa cattolica e di altri, ma personalmente non credo che la finalità principale dell’accuratissima sceneggiatura curata da Thomas Jolly fosse la polemica antiecclesiastica, pur nelle radicate anticlericali e/o antireligiose tradizioni culturali del mondo francese.
La Francia del 2024 non è certo la Francia degli inizi del XX secolo. E l’Europa del 2024 non è l’Europa del primo XX secolo. Oggi siamo ben oltre l’anticlericalismo e la polemica anti-religiosa. Siamo di fronte a qualcosa di ben più inquietante culturalmente e ben più strumentalizzabile sul piano politico.
A mio avviso, ma è questa una ipotesi interpretativa, la chiave di una possibile diversa interpretazione sta in un personaggio, la cui identità non mi è stata chiara a prima vista. Non avevo capito che il personaggio che compare seminudo e tinto in azzurro, semi-sdraiato sul tavolo – un personaggio che a me suggeriva gli eccessi della cena di Trimalcione, del Satyricon di Petronio, piuttosto che la Cena descritta dai Vangeli – era addirittura Dioniso, la divinità pagana dell’amore sensuale e del vino. Una volta appurato il particolare si apre una possibile e diversa interpretazione dell’insieme. Non si tratta affatto di anticlericalismo, ma di una sorta di neo-paganesimo, in salsa nietzscheana.
Com’è noto, in Nietzsche Dioniso è il Cristo rovesciato, una sorta di Anti-Cristo. Dioniso martirizzato è contrapposto al “crocifisso”. Dioniso non è una esortazione a liberarsi dalla vita, ma una sorta di promessa alla vita che rinasce dalla sua distruzione. È la contrapposizione dionisiaco/apollineo su cui si struttura il pensiero del filosofo che inserisce Cristo insieme a Socrate e Platone entro il filone apollineo, visto come negazione della vita reale.
Ora, tutta la sceneggiatura delle drag queen con tanto di barba bionda e scatenate in danze orgiastiche, del cavallo artificiale volante sulla Senna, come del braciere olimpico che si innalza in mongolfiera, altro non sono che immagine dell’auto-superamento dell’uomo, a partire dal superamento dell’identità sessuale (fatto culturale, non naturale!), esempi di trans-umanesimo e della capacità di auto-crearsi che è per Nietzsche l’approdo della modernità. L’uomo come corda tesa sull’abisso tra la bestia e l’Ubermensch, l’Oltre-Uomo.
Che c’entra Dioniso con l’attualità politica? E’ evidente che Dioniso (in versione nietzscheana) è lo “sponsor” telematico delle nuove e inedite libertà civili di cui la Francia si presenta come l’orgoglioso araldo. I “diritti civili” in Europa paiono così destinati ad assumere una nuova declinazione; essi sembrano perseguire più il potenziamento del soggetto che la tutela delle relazioni rispetto alle situazioni di fragilità, la tutela del “diritto del bisogno” e della fragilità. Le potenzialità di rafforzamento, anche tecnologico e informatico (nel segno dell’Intelligenza Artificiale), del potere del singolo devono essere lasciate libere da barriere di ogni tipo, ed essere aperte alle nuove tecnologie, anche se tali tecnologie si rivelano sempre più come mezzi in grado di assorbire e colonizzare le specificità umane, subordinando natura a “cultura” e proponendo come nuovo e realistico oltre-uomo il non più ormai fantomatico, ma realizzabile, cyborg cioè l’organismo cibernetico. Mai fermare rallentare o “governare” il “progresso”. È il “progresso” l’imperativo cui obbedire.
Secondo quelle prospettive tecno-libertarie che tanto piacciono ai tecnocrati e magnati del digitale come Mark Zukemberg, Larry Page, Bill Gates ed Elon Musk, sostenitori tutti al tempo stesso di una nuova “religione” della salvezza e di inedite possibilità di generare profitto finanziario.
I “nuovi diritti civili” nel contesto attuale, non solo francese, sono peraltro un utilissimo surrogato, per costruire un comodo consenso specie per le Sinistre, rispetto ai diritti sociali ed economici, ormai off limits nelle scelte di molti Stati e governi, ed emarginati nei programmi della Sinistra progressista, che non riesce ad affrontare il problema alle radici con misure realizzabili e non demagogiche.
Di fronte a questo “superamento dell’umanità” che è certo una “morte dell’uomo” (siamo ormai ben oltre la “morte di Dio”), di fronte al trans-umano che subentra all’inter-umano che abbiamo cercato faticosamente di realizzare, non si può far a meno di notare che c’è qualcosa che resiste e si oppone.
Persino nella iper-ideologizzata cerimonia di apertura dell’ Olimpiade, non si poteva non notare un evidente contrasto rispetto a questa pervicace ossessione del dis-incarnamento della persona umana, del superamento dei limiti e dei sentimenti propri dell’uomo nella sua natura personale e relazionale.
Si è trattato delle parole e della musica, espressione della umanità incancellabile, dell’Inno all’amore di Edith Piaf cantato stupendamente da Celine Dion. Un inno che non è un omaggio ad alcun oltre-uomo o ad alcuna potenza eccezionale, ma all’umanità della persona che semplicemente vive all’interno di relazioni inter-umane (non trans-umane) grazie alla forza invisibile, ma invincibile dell’amore vero, quello che lega in profondità le persone, oltre i conflitti, oltre le tragedie e oltre la morte e che non ha neppure bisogno, per essere libero, di rimuovere l’ idea di divinità che viene citata infatti nell’ultimo verso della canzone della Piaf (Dieu reunit ceux qui s’aiment). Questa la vera “grandeur” della Francia e dell’Europa, che non ha molto a che vedere col povero Dioniso e col mito dell’oltre-uomo.
Va detto che la Destra, che grida all’anticlericalismo e che utilizza strumentalmente tutto questo per denunciare il disfacimento dell’Occidente e l’insulto al Cristianesimo, non mette a fuoco il vero problema – rispetto al quale essa è impotente – e cioè il trans-umanesimo, che essa astutamente accetta entro la prospettiva liberista, inconfessabile e dissimulata, ma necessaria per legittimarsi al potere. Come ogni tanto emerge da piccoli, ma significativi dettagli, come la vicinanza a soggetti come Elon Musk in convegni di partito.
Altri invece, come il “centro” macroniano, a loro volta, forse più astutamente, utilizzano il trans-umanesimo come un “cavallo di Troia” per incamerare il supporto di una sinistra assolutamente incapace di capire le nuove dimensioni dell’emancipazione umana, economica e sociale e, probabilmente, contenta di accettare il trans-umanesimo, in nome di quel “progressismo” unilaterale e deterministico che non si pone mai i problemi del limite. E che non riuscirà mai a contrastare davvero i poteri finanziari che soprattutto della cultura del trans-umanesimo si alimentano.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Molto profonda la riflessione relativa a quell’ideologia transumanista destinata cosificare l’umano subordinandolo e addirittura sostituendolo con lo strapotere impersonale della techne. Un risvolto ulteriore della deriva dell’occidente ? Certo ma anche un’operazione di potere raffinata e perversa: dove l’umano scompare e dove le identità si fanno fluide cade il principio di una dignità solida per la quale vale la pena lottare e impegnarsi: il tutto beffardamente nel nome dei diritti, di una non meglio precisata inclusività; e il gauchisme globale o non comprende questi meccanismi o ne è complice. Vorrei però spezzare una lancia a favore del povero Nietzsche: la sua geniale interpretazione del dionisiaco come forza vitale primigenia alternativa (ma complementare al tempo stesso!) all’ordine cristallino simboleggiato da Apollo, creatività, caos, arte coreutica non è da intendersi come un superamento dell’umano ma come una sua pletorica, disordinata affermazione. Il teatro è per Nietzsche il punto di incontro fra spirito apollineo, ricerca dell’ordine, della razionalità, della “forma” (che si esprime principalmente nelle arti plastiche) e spirito dionisiaco, ebbrezza, creatività , estasi (che trova nella musica il suo ricettacolo privilegiato). Il pensiero nietzschano si affaccia con prepotenza sul ‘900 ma il filosofo (muore nel 1900) è uomo del suo tempo e sullo sfondo della “Nascita della tragedia” – l’opera dove appunto incontriamo le categorie del dionisiaco e dell’apollineo- il contrasto fra classicismo e romanticismo è assolutamente centrale. Possibile che le ideologie transumane o antiumane che tanto piacciono alle élites globali contemporanee prendano a prestito qualche spunto da Nietzsche, cosa del resto abbastanza facile con un pensatore totalmente asistematico, ma lo fanno strumentalmente. E concedetemi una battuta: se anzichè un cattolico osservante io fossi un pagano mi sentirei davvero offeso a vedere il dio Dioniso ridotto in quella versione caricaturale! Un ciccione infradiciato dipinto di blu, più simile a un grande Puffo imbolsito che al demone della musica che ha ispirato gli autori di Don Giovanni e Tristano…
Condivido quanto scrive Umberto Baldocchi. Lo spettacolo voluto da Macron per l’inaugurazione dei giochi olimpici è la bandiera della nuova declinazione dei cosiddetti diritti civili volti al potenziamento del soggetto individuale per giungere, con l’eliminazione di ogni barriera, a superare la stessa dimensione umana (trans-umanesimo), a partire dalla sua componente biologica.
Ho più volte scritto su Rinascita Popolare che la modernità attuale si contrassegna proprio per il rifiuto di ogni limite, e che da questo rifiuto nascono le minacce che oggi incombono sull’umanità.
Baldocchi coglie nel segno quando imputa alla sinistra di aver adottato i diritti civili per provvedersi, a fine di consenso, di un surrogato per il sostanziale abbandono della tutela dei diritti sociali. (Lo aveva già messo in evidenza Zygmunt Bauman). Inoltre è palese (come ho scritto più volte) che i conservatori non abbiano alcuna credibilità per opporsi a tali deteriori novità quando esaltano un liberismo demolitore di tutti i valori tradizionali.
E’ bene inoltre avere ben chiaro che non è solo la Francia a farsi promotrice del trans-umanesimo perché ormai questo è l’obiettivo perseguito da tutta la classe dirigente che regge l’Europa e l’Occidente.
Se non si tiene mai conto di ciò (una questione centrale con ricadute in tutti gli ambiti), molte analisi dei fatti politici risultano sterili perché si pongono fuori di una realtà in cui l’ideologia del trans-umanesimo ha crescente peso.