La scelta è stata repentina, l’entusiasmo contenuto. Si può sintetizzare così la novità esplosa con l’abbraccio tra Renzi e Schlein, complice una partitella di calcio. Dopo aver celebrato le virtù del Centro, armeggiando in modo dubbio per farlo e disfarlo a piacimento, l’ex premier ha messo tutti di fronte all’atto compiuto. Innanzi tutto nel suo partito, Italia Viva, dove il povero Marattin è passato da candidato alla segreteria a prossimo defenestrato, se non deciderà di togliere il disturbo senza attendere l’inevitabile.
Anche Renzi, dunque, prende posto nel cosiddetto campo largo. Si attendeva una spiegazione e, in qualche modo, se ne è avuta traccia leggendo sul “Tempo” il nesso della logica renziana. “Il fatto di aver scelto di stare ovunque con il centrosinistra – scrive Renzi – nasce da un dato di fatto. Le Europee hanno dimostrato che il Terzo Polo è irrilevante. E se lo è in una competizione con il proporzionale, immaginatevi cosa potrà accadere in uno scontro a due col maggioritario”.
E subito dopo aggiunge: “A me dispiace molto: ho preso più di duecentomila preferenze personali. Avrei voluto rappresentarle a Bruxelles. Ma l’Italia ama il bipolarismo più di quanto lo amiamo noi. E allora è il tempo della chiarezza. Dunque o si sta con il centrodestra o con il centrosinistra. Noi di Italia Viva abbiamo scelto di stare con il centrosinistra, in modo trasparente e intellettualmente onesto. Porteremo i nostri valori e ci confronteremo sul piano programmatico”.
Ecco, il punto centrale di questo teorema liofilizzato è l’irrilevanza del Terzo Polo, in pratica determinata dal disincanto dell’elettorato. E tuttavia, a stare sul punto, l’elettorato non ha proprio visto alle europee la sagoma politica di questo Terzo Polo: un’offerta frammentata, sempre sull’orlo della polemica tribale tra Italia Viva e Azione, non poteva che produrre la reazione negativa di una parte non piccola della pubblica opinione. Invece di fare mea culpa, Renzi scarica sull’elettorato il fallimento di una proposta che appariva comunque inconsistente, addirittura fastidiosa per la iattanza del contendere fasullo, sullo stesso terreno, di chi doveva unire e unirsi, per dare un senso al Centro.
È questa l’intelligenza e la responsabilità di chi si vanta di essere al servizio di un progetto ambizioso per l’Italia?
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
Anche Renzi, dunque, prende posto nel cosiddetto campo largo. Si attendeva una spiegazione e, in qualche modo, se ne è avuta traccia leggendo sul “Tempo” il nesso della logica renziana. “Il fatto di aver scelto di stare ovunque con il centrosinistra – scrive Renzi – nasce da un dato di fatto. Le Europee hanno dimostrato che il Terzo Polo è irrilevante. E se lo è in una competizione con il proporzionale, immaginatevi cosa potrà accadere in uno scontro a due col maggioritario”.
E subito dopo aggiunge: “A me dispiace molto: ho preso più di duecentomila preferenze personali. Avrei voluto rappresentarle a Bruxelles. Ma l’Italia ama il bipolarismo più di quanto lo amiamo noi. E allora è il tempo della chiarezza. Dunque o si sta con il centrodestra o con il centrosinistra. Noi di Italia Viva abbiamo scelto di stare con il centrosinistra, in modo trasparente e intellettualmente onesto. Porteremo i nostri valori e ci confronteremo sul piano programmatico”.
Ecco, il punto centrale di questo teorema liofilizzato è l’irrilevanza del Terzo Polo, in pratica determinata dal disincanto dell’elettorato. E tuttavia, a stare sul punto, l’elettorato non ha proprio visto alle europee la sagoma politica di questo Terzo Polo: un’offerta frammentata, sempre sull’orlo della polemica tribale tra Italia Viva e Azione, non poteva che produrre la reazione negativa di una parte non piccola della pubblica opinione. Invece di fare mea culpa, Renzi scarica sull’elettorato il fallimento di una proposta che appariva comunque inconsistente, addirittura fastidiosa per la iattanza del contendere fasullo, sullo stesso terreno, di chi doveva unire e unirsi, per dare un senso al Centro.
È questa l’intelligenza e la responsabilità di chi si vanta di essere al servizio di un progetto ambizioso per l’Italia?
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
Mah..io resto convinto, eccesso di ottimismo forse, che gli italiani sentano magari inconsapevolmente un gran bisogno di centro. Intendendosi per Centro non tanto una collocazione geografica nel sacro emiciclo ma innanzitutto una metodologia. Un modo di ragionare che superi le semplificazioni manichee, una politica centrata sui problemi reali e sulla difficoltà delle loro soluzioni senza slanci demagogici, la percezione della complessità e della natura delle cose dove non è possibile separare con un taglio netto il bene ed il male, una disponibilità all’ascolto e al dialogo pur nella nitida adesione a un insieme di valori e principi. Questa è la dimensione, mentale oserei dire, di cui il Paese è alla ricerca che non poteva certo essere incarnata autorevolmente dai due simpatici funamboli. Del resto intestarsi un brand politico è ormai divenuto una moda. Ho tanti amici che si sono occupati e si occupano seriamente di questioni ambientali inorriditi e sconcertati di fronte alle manovre del geom.Bonelli che ha messo il cappello sull’ambientalismo italiano ottenendo effimeri successi elettorali attraverso la sponsorizzazione di candidati improbabili.E allora? Il Centro ci aspetta , è un’opportunità ma anche una grande responsabilità…..