Francia: tra ballottaggi e desistenze



Aldo Novellini    5 Luglio 2024       1

Primo turno in Francia come da copione: in testa il Rassemblement national (Rn) con il 33 per cento, a ruota il Nuovo fronte popolare (Nfp) con il 28 e in terza posizione al 20 per cento Ensemble, il cartello centrista del presidente Macron. Chiudono i gollisti che con il 7 per cento salvano la baracca ma la cui prospettiva futura sarà quella di decidere se stare con Marine Le Pen (come ha fatto il loro presidente Eric Ciotti) o arruolarsi tra i macroniani, sperando di prenderne il posto alla guida del centro-destra moderato grazie al miglior radicamento territoriale.

Esaurita la prima tornata, prossima tappa è il ballottaggio dove saranno giocate centinaia di sfide nei collegi uninominali. In larga parte di essi si trova in testa il Rn. Per sbarrare la strada all'estrema destra, i centristi e la sinistra hanno dato vita ad un fronte repubblicano che in concreto significa il ritiro dei candidati arrivati terzi, dell'una o dell'altra famiglia politica. Una desistenza grazie alla quale, con la sommatoria dei voti presi al primo turno, può avvenire il sorpasso sull'esponente nazionalista in lizza.

La sinistra, come sempre in occasioni del genere - la prima volta nel 2002 riversando i propri voti su Jacques Chirac per impedire l'ascesa di Le Pen padre all'Eliseo - ha risposto in maniera compatta e convinta, ritirando praticamente tutti i propri candidati laddove erano in terza posizione rispetto a gollisti e centristi. Grosso modo la stessa cosa, pur con qualche reticenza, ha fatto Ensemble, dando spazio al Nfp dove questo si trovava in vantaggio. I gollisti, o repubblicani che dir si voglia, hanno invece risposto negativamente, mantenendo in pista i propri esponenti, ma al tempo stesso – come è il caso del presidente dell'Alvernia-Rodano-Alpi, Laurent Wauquiez – giovandosi dell'uscita di scena della sinistra.

Tutto bene, dunque? Difficile rispondere. Intanto bisogna vedere se il fronte repubblicano avrà successo perché non basta che a suo favore si esprimano i diversi leader di partito, occorre anche che questa strategia sia capita, e soprattutto, seguita dagli elettori. Cosa tutt'altro che scontata. In particolare difficoltà si trova l'elettorato centrista chiamato a sostenere non solo candidati socialisti, e qui non ci sarebbero soverchi problemi, ma anche, se del caso, esponenti della France Insoumise di Jean-Luc Melenchon la cui radicalità indispettisce persino molti militanti di sinistra. Da verificare quindi quello che avverrà realmente sul campo.

Sebbene i sondaggi siano sospesi come è d'uso in prossimità del voto, si fa luce la possibilità che il Rn non riesca a conseguire la maggioranza assoluta, fissata – lo ricordiamo – a 289 seggi sui 577 di cui è composta l'Assemblea nazionale. Se così fosse si tratterà di vedere quanto ampio sarà lo scarto dalla fatidica soglia. Mancassero 25-30 seggi può darsi che con qualche accomodamento potrebbe comunque nascere un governo targato Rn. Qualora invece il distacco fosse più elevato l'approdo dei nazionalisti a Matignon diverrebbe complicato e potrebbe ipotizzarsi un esecutivo comprendente centristi, repubblicani e socialisti. Un accordo, comunque, non facile da attuare. Il maggioritario della Quinta repubblica, in vigore ormai da oltre sessant'anni, ha disabituato la classe politica a realizzare delle intese successive al voto. Una soluzione sarà certo trovata, ma non mancheranno le fibrillazioni.

C'è però da chiedersi se un eventuale successo del cosiddetto fronte repubblicano, relegando all'opposizione il Rn, sia davvero la cosa migliore. Questo significherebbe infatti regalare all'estrema destra tre anni di comoda opposizione, tra demagogia e populismo a buon mercato, sicuramente vantaggiosa in termini elettorali. Con buone probabilità di vedere Marine Le Pen ultrafavorita alle presidenziali del 2027 contro qualsiasi altro possibile candidato.

Francamente meglio allora che il Rn governi subito, dividendo il potere a mezzadria con il presidente Macron e logorandosi nella quotidiana attività di governo, piuttosto che ritrovarcelo, con Le Pen installata all'Eliseo, con tutti i poteri nelle mani. Questo sì, il vero grande rischio che si sta correndo in Francia, lasciando l'Europa col fiato sospeso.


1 Commento

  1. 7 luglio: elezioni in corso con i sondaggi dell’ultima ora che fanno prevedere un risultato incerto e soluzioni problematiche.
    La scadenza ravvicinata delle elezioni presidenziali del 2027 pongono difficili e azzardate scelte di strategia politica sia allo schieramento della destra sia a quello del male assortito Fronte popolare, nella probabile ipotesi di un risultato che costringa, in qualche modo, ad alleanze tattiche innaturali di breve periodo e cariche di rischi in vista dell’obiettivo delle presidenziali.
    Ancora poche ore e poi si svelerà l’arcano.

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*