Brighella e Arlecchino



    15 Giugno 2024       0

Difficile indicare chi di loro nel teatrino della politica veste meglio i panni a pezze multicolori dell’uno o l’abito bianco dell’altro. Diciamo che sono intercambiabili nei ruoli delle due maschere bergamasche. Certo è che Matteo Renzi e Carlo Calenda sono riusciti nell’impresa di collezionare un doppio flop elettorale che rimarrà negli annali. E questi due dovevano essere i pilastri su cui rifondare un centro… Fesso chi lo ha pensato!

Se l’Italia fosse un Paese solo serio a metà, di entrambi non sentiremo più parlare perché sopraffatti dalla vergogna e ritirati a vita privata. Invece siamo il Paese della Commedia dell’Arte, della politica da avanspettacolo in cui i guitti calcano il palcoscenico, l’unico risultato che abbiamo ottenuto è un totale silenzio di quarantott’ore prima di blaterare frasi che hanno fatto rimpiangere il silenzio: da Calenda ovviamente nessuna autocritica (“la nostra campagna è stata impeccabile”) e l’incredibile proposta di aprire “una grande Costituente dell’area liberaldemocratica, riformista e popolare”. Ma come? Dopo non averlo fatto per costituire il Terzo Polo, ridotto alla sommatoria dei due ego smisurati? Dopo non averlo fatto per aprire le porte e rinforzare quel dignitoso 8% ottenuto dal Terzo Polo alle politiche del 2022? Adesso vieni a cercare rinforzi? E citi addirittura i “popolari”, quei cattolici democratici che hai puntualmente snobbato, limitandoti ad accogliere la Bonetti e Rosato in fuga da Renzi per fargli dispetto?

Dal senatore di Firenze è arrivata solo la flebile lamentela dell’indisponibilità di Calenda a correre uniti… Ma come? dopo aver fatto saltare il Terzo Polo con penose liti tra comari (ci scusino le comari...) per l’impossibilità di concepire un pollaio con due galletti (ci scusino i galletti…). Vabbe’, dopotutto Renzi è quello che un anno e mezzo fa dichiarò “nel 2024 noi saremo il primo partito e Meloni andrà a casa”.

Ormai è diventato un Re Mida al contrario, tutto ciò che tocca si trasforma nell’esclamazione di Cambronne: questa volta è riuscito a dissolvere lo storico zoccolo di consenso che Emma Bonino aveva sempre ottenuto nel suffragio europeo. Risultati alla mano, Renzi è ormai un appestato della politica, ma resiste e resisterà ancora a lungo: nella politica spettacolo hanno sempre prosperato fenomeni da baraccone e abili saltimbanchi. Va però detto che il pubblico ormai lascia il teatro sempre più vuoto...


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