Più che mai serve il disarmo nucleare



Giuseppe Rotunno    7 Giugno 2024       1

Il trattato per la riduzione dei missili balistici, conosciuto in inglese come ABM Treaty, è stato firmato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel maggio del 1972, ovvero mentre imperversava la Guerra Fredda, dal presidente americano Richard Nixon ed il leader sovietico Leonid Breznev, con l’intento di concretizzare la necessità di fermare la corsa alle armi nucleari, la quale era partita dopo Hiroshima e Nagasaki. In quel frangente, per la prima volta, si è avvertita l’urgenza di arrestare il riamo. Questo trattato, sostanzialmente, intendeva diminuire il numero di scudi missilistici e, di conseguenza, anche i dispositivi d’arma nucleari e di ordigni d’attacco. Tale accordo però, frutto di determinazione strategica e politica da parte delle due superpotenze, non è riuscito a fermare il riarmo nucleare allora in corso, il quale è proseguito fino al 1986 con l’inizio dell’accordo di disarmo. Ciò ci ha insegnato che, gli accordi politici da soli, non bastano e serve il disarmo concreto.

Ad oggi, in un momento storico fortemente segnato da tensioni e conflitti crescenti di carattere globale, in un contesto di multipolarismo, anche nucleare, è fondamentale che si inizi a portare avanti l’effettiva eliminazione delle armi nucleari altrimenti, come nel 1972 nonostante le buone intenzioni, le dimensioni degli arsenali raddoppieranno. Il rischio, in questo tempo, è molto superiore e, con ogni sforzo necessario, occorre perseguire la pace. Civiltà dell’Amore è impegnata a 360 gradi nella diffusione di una cultura della fraternità perché, otto miliardi di persone, di fronte a quella che, papa Francesco, ha definito “Terza guerra mondiale a pezzi”, sono in pericolo.

Tutti noi ci troviamo di fronte a una responsabilità per il futuro di tutta l’umanità. Serve una politica nuova dei cristiani, ad ogni livello, i quali devono saper dare la precedenza alla pace e al disarmo, facendo largo ad una visione che metta al centro lo sviluppo umano integrale. Russia e Stati Uniti, ad esempio, sono due popoli di antica tradizione cristiana e, in questa era globale, stanno attraversando una profonda crisi di identità e, ognuno a modo loro, cercano di riaffermarla.

Devono avere il coraggio di convertire le loro armi nucleari e gli arsenali in strumenti di pace, in caso contrario perderanno totalmente la loro identità e devono decidere se concentrarsi sulle loro radici cristiane e, di conseguenza sul perseguimento della pace o precipitare nello sbando più totale, senza se e senza ma.


1 Commento

  1. Ha fatto bene Giuseppe ROTUNNO a riaprire questo lodevole ed encomiabile argomento. In riferimento alla suddetta premessa, fui amico e collaboratore Prof. Ing. Enrico CERRAI, Presidente di CISE 2007 – di cui fui socio, mi coinvolse nel progetto Conversione delle Armi Nucleari in Progetti di Sviluppo per i Paesi Poveri. (uranio e plutonio militare in uranio civile come combustibile per le normali centrali EE nucleari). Presidente della omonima fondazione fu Maria Romana, figlia di Alcide De Gasperi, morta il 22 marzo 2022.
    STORIA – Nel 1987 partecipai alla campagna referendaria, condividendo la visione indiscutibile del Prof. Mario SILVESTRI, padre del Progetto CIRENE, per il mantenimento delle Centrali Elettronucleari sul territorio italiano, nello stesso anno fu avviato da parte del Prof. Edoardo AMALDI, uno dei 5 “ragazzi di via Panisperna” a Roma, un primo studio di conversione delle armi nucleari in progetti di aiuti nel Sud del mondo. L’idea iniziale fu infatti suffragata dal successo di convegni internazionali in Italia e soprattutto dai successivi accordi di disarmo nucleare e di conversione dell’uranio (1993) e del plutonio (24 gennaio 2002) tra le superpotenze. Si aprì così la possibilità che il “dividendo della pace” potesse essere destinato allo sviluppo nel Sud del mondo. Infatti, certamente dalla conversione dei notevoli quantitativi dell’uranio militare e con i fondi ricavati realizzare migliaia di microprogetti di sviluppo. Perciò in questa epoca storica si potrà destinare il dividendo della pace ad un ampio programma di aiuti mirati che i paesi ricchi potranno realizzare a favore della giustizia, della sicurezza e dello sviluppo compatibile con progetti per paesi poveri. La proposta partì dal Ministro Frattini: “Conversione delle Armi Nucleari in Progetti di Sviluppo nei Paesi Poveri”, uranio e plutonio militare in uranio civile come combustibile per le normali centrali EE nucleari. http://www.civiltadellamore.it http://www.nuclearforpeace.org
    TECNOLOGIA OGGI – ENEA studia il riciclo del combustibile nucleare, nasce il progetto presso la centrale nucleare di Doel in Belgio – per migliorare la sostenibilità e le prestazioni dei reattori nucleari di IV generazione favorendo il riciclo per ridurre le scorie a lunga vita radioattiva. L’obiettivo del progetto Pumma (Plutonium Management for More Agility) coinvolge 20 partner provenienti da 12 paesi europei, tra cui Enea per l’Italia. Nello specifico, il progetto, cofinanziato dal programma Euratom, si propone di valutare l’impatto dell’elevato contenuto di plutonio (circa il 40%) nel combustibile nucleare dei reattori veloci e di esaminare le possibili implicazioni su sicurezza e prestazioni, ma anche gli scenari di integrazione della tecnologia con quelle attualmente in uso, per un nucleare sempre più sostenibile. Insomma, nonostante l’uranio non sia del tutto in esaurimento (anche se stanno lievitando i costi di arricchimento di questo materiale e quindi i costi di produzione dell’intero ciclo produttivo), si pensa di allungare il più possibile la tecnologia nucleare da fissione cambiando i componenti che creano il “carburante” per far funzionare le centrali, per ragioni di costi ma anche ambientali, di sostenibilità, di sicurezza. Alessandro Del Nevo, responsabile della Divisione Enea di Ingegneria sperimentale presso il Dipartimento Nucleare e referente del progetto – spiega che dal MOX, composto da una miscela di ossido di uranio e plutonio, è possibile ottenere un combustibile nucleare più sostenibile e disponibile in grandi quantità. Tuttavia, occorre continuare a studiare il comportamento per migliorarne la performance e garantire l’adeguata sicurezza dell’impianto”. Nel corso del progetto, è stato raggiunto un traguardo significativo, replicando il comportamento del combustibile nucleare attraverso l’analisi Fem (Finite Element Method), la tecnica di simulazione che permette di calcolare il comportamento strutturale di un sistema complesso scomponendolo in un numero elevato di elementi che possono essere risolti in maniera più semplice”. Pertanto, sarebbe buona cosa che questa iniziativa fosse seguita da “Rinascita Popolare” aprendo un contatto con il responsabile del nostro Ministero Affari Esteri, per rendere attiva la suddetta iniziativa altamente umanitaria, in relazione al Piano Mattei. Ma sono scettico perché tutte le proposte anche le più lodate e premiate restano inevase, in primis la realizzazione del primo “Energy server fuel cell” “italiano”, cogeneratore EE di potenza ad alta resa da 1,2 MW (a carbonati fusi oppure ad ossidi solidi) alimentato a gas metano oppure a idrogeno, senza emissioni climalteranti presso la fiera di RHO. Tecnologia inventata dallo scienziato Nicola GIORDANO, che ebbi la fortuna di conoscere nel 1968 a Milano, fratello di NINO, lapiriano amico mio.

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