Ucraina, la deriva nichilista



Beppe Mila    9 Aprile 2024       5

Sono molto o preoccupato e incapace di rendermi conto sul perché la prospettiva di una non escludibile guerra sia vissuta dalla stragrande maggioranza delle élite e dei nostri governanti come un qualcosa simile a: “Tutti insieme appassionatamente verso il baratro”.

Volevo scrivere da tempo, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i commenti sprezzanti nei confronti di papa Bergoglio in seguito alla sua intervista alla radiotelevisione svizzera in cui, come qualsiasi persona di buon senso, implorava di iniziare un negoziato.

Un po' di giornalismo vero (made in USA)

Il conflitto in Ucraina, in Italia in modo particolare, è sempre stato raccontato dimenticando quel che è accaduto dal 2014 sino al 2022 in Donbass e evitando ancora oggi di raccontare come stanno veramente le cose in Ucraina. Non occorre essere filoputiniani, basta leggere la stampa USA, decisamente più libera e meno incline a genuflettersi. Ma prima qualche numero per inquadrare il problema.

Nel 2014 l’Ucraina contava circa 50 milioni di persone; al luglio 2023 ve ne erano 28 milioni e mezzo (fonte “Corriere della Sera”, giornale certamente non filo russo), oggi sicuramente molti meno perché tutti i giorni gli uomini in età di arruolamento cercano di fuggire all’ estero e tutti i giorni a Kiev vi sono dimostrazioni di mamme, mogli e sorelle che chiedono di far tornare i loro uomini dal fronte. Notizie censurate totalmente in Italia, ma non negli Stati Uniti: ad esempio, poche settimane fa su The New Yorker è stato pubblicato un corposo reportage di Masha Gessen in cui si analizza crudamente la vita quotidiana in Ucraina, tra povertà e corruzione aumentate, in clima di legge marziale. Questo articolo è stato ripreso anche dalla rivista italiana “Internazionale” nel n. 1551 di febbraio. La stessa rivista ha pubblicato prima un reportage sulla vita nelle trincee in cui russi ed ucraini vivono come nella guerra del 15-18, al freddo ed in mezzo ai topi, e diversi altri articoli sul conflitto presi dalla stampa USA: articoli che se fossero stati scritti in Italia sarebbero sicuramente stati definiti ultra-putiniani.

Questi articoli riportano come la gente sia stanca e non sia così barricadiera come gli eroi ed eroine in tuta mimetica truccati da star che appaiono nei media europei e che in alcuni casi sono stati ospitati anche nel Senato italiano (in febbraio) come la combattente Yulia Paievska, nome in codice “Taira”, famosa per le sue gesta nel battaglione Azov.

Ora la guerra è sempre una brutta cosa e in guerra non ci sono mai vincitori, muoiono russi e ucraini, molti, troppi. Ma da noi si tende a nascondere la realtà ed a far apparire questa guerra come un videogame combattuto tra chi ha i migliori droni, le migliori difese elettroniche e così via. Soprattutto nessuno ha voluto vederne le cause, quelle che hanno portato all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, vale a dire i soprusi vissuti dalle regioni russofone del Donbass con oltre 14mila morti e la disattesa degli accordi di Minsk, in cui l’Europa avrebbe dovuto esser garante, invece non si battè ciglio quando un presidente ucraino (Poroshenko) in tv disse: “Noi avremo lavoro, loro no. Noi avremo pensioni, loro no […] I nostri bambini andranno a scuola e all’asilo, i loro si nasconderanno nelle cantine”.

I nipotini di Soros e Schwab

Per meglio comprendere quello che sta succedendo nel campo dei buoni (e quanti cattivi condizionamenti stanno facendo sulla pubblica opinione) è utile guardare a cosa fanno questi giovani nuovi leader: Justin Trudeau in Canada, Annalena Baerbock in Germania, Jacinta Arden in Nuova Zelanda, Sanna Marin in Finlandia e Maia Sandu in Moldavia.

Sono tutti giovani, belli, democratici, progressisti o verdi e fanno parte dei 100 prediletti leader del futuro indicati da Klaus Schwab, il patron di Davos ovvero il volto nero del transumanesimo.

Su Justin Trudeau parlano i fatti, fautore del più ossessivo controllo sociale digitale (basta veder i suoi diktat durante la pandemia) e orgoglioso di aver ospitato qualche mese l’ultima SS ucraina vivente in Canada presentata come combattente per la libertà con tanto di standing ovation al parlamento canadese.

Annalena Baerbock, ministro degli Esteri della Germania, studi alla London School of Economics che sogna il via libera alle Sturmtruppen nelle steppe orientali e l’invio con corriere espresso dei missili Taurus all’Ucraina.

Jacinta Arden ha governato bene la Nuova Zelanda, tutti si aspettavano che continuasse ma al momento delle elezioni con una vittoria certa in tasca improvvisamente si è ritirata a vita privata senza dare spiegazioni. Forse spaventata dalla piega che prende la globalizzazione?

Maia Sandu è amata e odiata in Moldavia, ma è oggetto di frequentissime visite da parte del figlio di George Soros, indubbiamente per far sì che la Moldavia rompa gli indugi, voglia far parte della NATO e si decida ad abbandonare i tradizionali buoni rapporti con Mosca.

Ma la star di tutto è indubbiamente Sanna Marin, la ex premier finlandese che lo scorso anno invadeva giornali e riviste tanto da rubare le prime pagine alla principessa inglese Kate. Di lei si raccontava tutto anche i suoi piccoli peccati in discoteca, tutto per farla sembrare una Madonna laica. Perché? Perché la Marin ha deciso che dopo decenni di pace e di neutralità la Finlandia doveva entrare nella NATO: così è stato, senza una votazione o un referendum da parte dei finlandesi. Finito di svolgere il compito, è scomparsa dai giornali, non fa più la parlamentare ma lavora come consulente strategica per l'Institute for Global Change dell'ex primo ministro britannico Tony Blair. "È una fondazione senza scopo di lucro abbastanza grande che opera in più di 30 Paesi – spiega Sanna Marin –. Il mio ruolo principale sarà quello di consigliare i governi e i leader di diversi Paesi su questioni politiche che mi sono familiari". Ora tutti possono fare il mestiere che più gradiscono, però la Finlandia per oltre mezzo secolo ha basato buona parte della sua economia (si parla più di un terzo) con l’interscambio con Mosca. Dopo la giravolta, ovviamente le esportazioni verso la Russia sono crollate, l’economia è in forte recessione e questa è la quinta settimana che in Finlandia diversi settori pubblici e dei servizi scioperano contro la perdita di posti di lavoro e aumenti nel welfare. Peccato che in Italia nessun giornale ne parli.

L’Ucraina e papa Francesco

Ma veniamo all’oggi, sul campo sembra (e il condizionale è d’obbligo) che l’Ucraina sia in difficoltà nonostante 32 Paesi, tra cui l’Italia, abbiano inviato armi a profusione, e che nelle regioni orientali sia ormai consolidata la presenza russa e si sta già ricostruendo, vedi Mariupol. Quindi, al di là della fonte da cui proviene il suggerimento, l’invito a trattare dovrebbe esser visto da tutti come una cosa altamente positiva. Invece no. Tralasciando commenti tipo “Il Papa pensi a mettere ordine tra i suoi preti” o “Pensi a rendere il vaticano più democratico”, che non meritano alcuna considerazione, è da ricordare il commento dell’ambasciata ucraina presso il Vaticano: “Il Papa dice che dobbiamo trattare: ma come si può trattare con Hitler?”.

All’ambasciata ucraina dovremmo ricordare che nell’ultimo conflitto mondiale, con sei milioni di ebrei sterminati, una parte importante è da imputare ai nazionalisti ucraini che collaborarono attivamente con i nazisti tedeschi, come nel tristemente famoso massacro di Babij Jar, una gola vicino a Kiev in cui tra il 29 e il 30 settembre 1941 furono trucidati 33.771 ebrei. Ad est fu l’Armata Rossa a sconfiggere Hitler, non certo la divisione delle Waffen SS Galizien, formata da soli ucraini.

In conclusione

Tutto quanto ricordato sommariamente sopra, oggi a me pare che in Occidente oggi non conti nulla. Si pensa che bisogna colpire una volta per tutte l’orso russo responsabile dell’aggressione all’Ucraina e di tutti i mali del mondo. Certamente Putin ha molte colpe. Ma la guerra è una sconfitta per tutti. Perché nessuno ricorda che solo pochi anni fa anche in Canavese sono ancora stati riportati i resti di alpini caduti nella ritirata del Don?

Ho tralasciato l’economia, ma tutti sappiamo come questo conflitto abbia già una vittima certa: l’Europa. Sperando poi che la richiesta del segretario della NATO Stoltemberg di 100 miliardi di euro all’Ucraina nei prossimi anni non venga mai accolta.

Proprio non capisco questa incoscienza verso un dramma che potrebbe diventare una catastrofe, forse persin l’ultima per tutta l’Europa, visto il livello distruttivo delle armi odierne. Sono molto preoccupato da questa deriva nichilista. E mi pongo, vi pongo, la domanda, perché?


5 Commenti

  1. Articolo interessante, con qualche singolare omissione. Peccato non consideri ad esempio la scelta atlantica della Svezia e soprattutto l’atavica mira espansionistica della Russia.

  2. Credo vada colto l’invito di Mila a guardare alla verità storica dei fatti in Ucraina. La tragedia, aggravata dall’invasione russa del 2022, è cominciata 10 anni fa, quando iniziò a prevalere la volontà di spartirsi l’Ucraina in modo violento anziché riconoscerne e rafforzarne lo status di paese cuscinetto tra Est e Ovest e, come tale, avente nella neutralità la garanzia della propria sicurezza e prosperità, mandate in frantumi da interessi avversi tanto al bene degli ucraini quanto a quello degli europei. Tutte le guerre finiscono. E quando anche questa guerra terminerà, l’Occidente troverà una situazione più favorevole di quella precedente a questo conflitto decennale? In particolare all’Europa, quanto conviene tenere una linea che sta spingendo sempre più la Russia a rafforzare i propri legami con l’Asia anziché con l’Europa?

  3. Gli italiani non vogliono la guerra, personaggi come Josep Borrell – Ursula von der Leyen, Biden, Stoltemberg, Zelensky, Crosetto, Tajani, sono tutti guerrafondai! Meloni sul tavolo internazionale si è prontamente accodata ed è entrata nel coro della NATO, legittimandosi a Washington e nelle cancellerie europee, anche il presidente del Senato non fa bella figura.
    Basta armamenti e immigrati irregolari, non favoriscono la pace, le sanzioni c’impoveriscono, 500mila morti recenti sono tantissimi!!!
    Condivido le riflessioni di Mila e Da Vicino, sono suffragate dal documentatissimo libro storico “UCRAINA” di Gianfranco Peroncini, che consiglio di leggere ai governanti europei, tutti non all’altezza degli eventi. Lo scontro epocale di due nazioni: l’Ucraina in parte cattolica con origini vichinghe e la Russia greco ortodossa, con origini slave, si sono amate sotto l’impero sovietico, ma ora per interesse si cavano gli occhi. Come elementi di disturbo e opportunismo si sono inserite Nato e Usa, la Germania per il risentimento dovuto alla disastrosa sconfitta di Stalingrado (300.000 soldati tedeschi uccisi dai russi).
    In questo quadro nefasto le ONG al Soldo del ricattatore SOROS, avvelenano l’Italia! Il recente patto UE dei migranti è una sceneggiata elettorale che ci danneggia (una vera schifezza). Con l’islamizzazione ad oltranza, non ci sarà mai integrazione, le differenze culturali sono incolmabili, prova ne sia la recente ribellione delle donne arabe contro il Politecnico di Milano e Sumahoro il bidonista, chiedono a gran voce la festa nazionale per il ramadaman. Basta armamenti, gli immigrati irregolari non favoriscono la pace; ma le sanzioni impoveriscono l’Umanità: 500mila morti recenti, sono tantissimi!!! Nino Cartabellotta Presidente di Gimbe, lancia l’allarme, quasi 2 milioni di italiani non si curano per motivi economici. Il Papa fa bene ad intervenire! All’Italia è dovuto un fondo di solidarietà UE, non solo per i danni delle sanzioni ma anche per quelli causati dalle ONG di SOROS. Per tentare di risolvere lo stallo di un confronto, nel quadro di un gioco pericoloso, avrebbe dovuto fungere da mediatrice un’Europa senza dignità politica e diplomatica e non supina esecutrice della volontà USA. Il confronto Est-Ovest, affosserà per decenni la prospettiva d’integrare la Russia con l’Europa, in un sistema di pace e di cooperazione internazionale.

  4. Ringrazio chi ha commentato, condivido le riflessioni di Davicino ed Arpaia (accidenti che elenco di guai nel commento di Filippo) e ringrazio per davvero Pier Giuseppe Levoni, perchè le critiche aiutano e molto. Una breve risposta nel merito: per quanto riguarda la Svezia, beh direi che la sua scelta di far parte della Nato fa parte di una ubriacatura collettiva, del resto non sempre la maggioranza ha ragione: basti pensare che duemila anni fa, la maggioranza scelse Barabba al posto di Gesù. Sull’espansionismo russo mi pare che si esageri, tolta l’avventura in Afghanistan subito imitati dagli USA alla loro partenza, non mi pare che nella storia ci siano stati casi da paragonare, tanto per fare un esempio, alle ingerenze statunitensi in America latina o in Irak o in Libia. Detto ciò vorrei portare un contributo personale sul conflitto russo-ucraino. Io non ho neanche un solo amico/a russo, non perchè non mi piacciono ma perchè non ne ho mai avuto occasione. Conosco però diverse persone ucraine e moldave ed un paio di volte sono stato in Moldavia per qualche giorno. Lo so, questo non mi da la patente di esperto internazionale però qualcosa in più parlando con le persone si impara rispetto ai tg.
    Allora, tanto per fare esempi reali, nella Moldavia del nord, praticamente in ogni famiglia c’è un fratello che lavora in Ucraina, un cognato che lavora in Russia e così via. Andavano tutti d’accordo e le tradizioni erano e sono comuni a incominciare dalla cucina e dal come si festeggiano le ricorrenze ortodosse. Il borsch è uguale a Dnipro (Ucraina), a Nisporemi (Moldavia) o a Rostov (Russia) ed è ottimo e corroborante specie in inverno, ma noi occidentali anche su questo piantiamo il coltello della discordia promovendo quello ucraino come il vero borsch! Zelensky per decreto ha cambiato la data del Natale ortodosso uniformandolo al nostro… una badante ucraina che vive appunto al confine moldavo,quando è ritornata a casa per le festività ha così risposto alla mia domanda su come avrebbe fatto a festeggiare il Natale il 25 dicembre: “Io il Natale lo festeggio quando è ora e come è sempre stato, non come dice Zelensky”. Mi sono dilungato su questi particolari apparentemente secondari perché in sostanza la popolazione civile vive un dramma che così si può riassumere: “Eravamo tutti amici, andavamo d’accordo, ma ora ogni giorno che passa con sempre morti in più come sarà possibile ricominciare?”.
    Ora è vero che in Ucraina vi è una certa componente nazista da non sottovalutare ma non tutti sono così , anche in Italia avevamo i repubblichini, i partigiani e la popolazione civile ma fortunatamente i giusti erano i partigiani e ovviamente gli alleati. In Ucraina no, l’occidente ha scelto il rappresentante di un potere corrotto fino al midollo, che ha abolito 11 partiti in un colpo solo, che fa liste di proscrizione e dove comandano le bande di estrema destra. Se si potessero svolgere elezioni vere c’è qualcuno che pensa sia possibile per Zelensky vincere? Suvvia, siamo seri. Ecco in conclusione io penso che noi occidentali dovremmo sprofondare nel più profondo girone dantesco per il fatto che aiutiamo un despota e contribuiamo così a creare vittime e distruzioni.

  5. Unilateralismo, Multilateralismo o Nuovo ordine Internazionale?
    Il G7 odierno a Presidenza Italiana si trova al centro di uno dei peggiori momenti storici contemporanei. Mentre imperversa il disperato tentativo russo di piegare la resistenza ucraina attraverso una pioggia di missili (di fabbricazione russa, iraniana e coreana), Israele è stato chiamato a difendersi dall’annunciato attacco iraniano composito (droni e missili). Minaccia sventata dalla difesa antimissilistica israeliana coadiuvata e assistita dalle forze dell’aviazione statunitense, britannica e con l’ausilio inedito della Giordania, in concorso con la Francia, molto importante ai fini di una soluzione pacifica gradita anche al mondo arabo moderato. Intanto proseguono le attività militari di presidio nel Mar Rosso per contenere gli attacchi di droni e missili degli Huthi yemeniti sostenuti, manco a dirlo, dai pasdaran iraniani. Temporaneamente ridotti gli aiuti militari russi impegnati su altro fronte, riforniti di armamenti da Iran e Corea del Nord. In queste difficili condizioni urge un supplemento di riflessioni su Unilateralismo, Multipolarismo o Nuovo Ordine Internazionale da perseguire a fini di pace.
    Mentre il G7 a presidenza italiana è in corso, USA, UK e Francia, attori del Consiglio Permanente di Sicurezza, sono operativi al fianco di Israele. Il G7, composto da USA, Gran Bretagna, Canada, Giappone, Italia, Germania e Francia ancora non si è espresso ufficialmente. Gli europei parlano, i membri del CPS agiscono. Ravviso una qualche discrasia in tutto ciò. Premetto che non attribuisco colpe a Stati Uniti d’America e Gran Bretagna se gli stati europei non hanno voce in capitolo, eccetto la Francia altro membro del CPS dell’ONU, essendo responsabilità esclusiva degli europei il mancato compimento dell’unità politica. La vulgata in voga oggi accredita agli USA la volontà di imporre al mondo globale, ivi compresi gli europei, una egemonia decisionale anche al di fuori delle regole riconosciute. Inoltre governerebbero la NATO (alleanza militare difensiva) a scopi espansionistici orientali, mettendo di fatto all’angolo la Federazione Russa, obbligata a riconquistare militarmente territori adiacenti ed a trovare nuove alleanze asiatiche per garantirsi sicurezza e sviluppo. Si aggiunge il diritto all’autodeterminazione delle minoranze linguistiche russofone. Si tacciano di guerrafondai coloro che non si adeguano alla vulgata e si prospettano secoli di pace se il Cremlino dovesse imporre una nuova linea rossa da non oltrepassare. Soprattutto dai cattivi occidentali. Senza dimenticare i nuovi paesi emergenti che bussano alle porte del governo del mondo per sedersi a tavola e trasformare lo stesso in un complesso di interessi a guida multipolare.
    Opino su queste “letture” che affrontandole con gli occhi e la mente delle culture terrene occidentali, liberaldemocratiche o marxiste, idealiste positiviste o materialiste storiche non si giunge a conclusione. Serve una catarsi politica e culturale, dopo la “caduta delle ideologie”, ripartendo dalla filosofia moderna introdotta da Vico, con le sue riflessioni sulla relazione intima tra fare e conoscere, sul valore del pensiero vissuto negli avvenimenti, primo a definire la processualizzazione storica. Necessita indi tuffarsi nel POPOLARISMO Sturziano che completa e trascende gli studi di Vico con il suo “metodo”. Sublime! Bene, come declinare in concreto? Muovendo la riflessione dai capisaldi di riferimento, a mio giudizio, che delineo sommariamente così:
    a) il terrorismo internazionale di matrice religiosa;
    b) le nuove potenze in fase di sviluppo finale (inteso come status di “società del benessere”);
    c) le risorse naturali disponibili, contingentate e monopolizzate;
    d) gli sviluppi della terza rivoluzione industriale, quella informatica concentrata sull’intelligenza artificiale;
    e) la crisi morale, civile, economica, sociale, democratica delle “società del benessere” occidentali;
    f) il ruolo della Cina comunista;
    g) il futuro della Federazione Russa dopo la guerra;
    h) il futuro degli Stati Europei;
    l) un Nuovo Ordine Internazionale?
    Il Medio Oriente vive una condizione di terrorismo permanente. La città Santa, Gerusalemme, assediata da contrapposte e agguerrite fazioni sioniste e arabo musulmane. Gli irriducibili israeliani, singoli o organizzati in forze politiche ultra conservatrici, combattono contro le diverse etnie arabe sunnite, sciite e ibadite in conflitto tra loro per la contesa sul primato dell’eredità religiosa riconducibile al Profeta. Conflitti multipli con le fazioni terroristiche (Hamas o Hezbollah) che fomentano lo scontro religioso intrinseco e estrinseco unito nella volontà di cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica. La maggioranza moderata di ebrei israeliani e arabi palestinesi anelano a due stati in pace tra loro. E’ la proposta internazionale continuamente reiterata dal lontano 1947 (allora rifiutata dai palestinesi “sovvertiti” dai paesi arabi), ora proposta condivisa da un largo numero di attori coinvolti, eccezion fatta per gli opposti fondamentalisti. I quali sono armati e sovvenzionati da soggetti multipli con differenti interessi nello scenario geopolitico, uniti nella volontà di destabilizzazione dell’area. Le matricole degli armamenti sono principalmente iraniane e russe. Penso sia da convenire che un accordo di pace in simili condizioni possa trovarsi solo all’interno di un accordo più ampio, globale tra tutte le potenze in gioco. Appunto, anche le nuove potenze desiderose di sedere ai tavoli che decidono la storia, con qualche ragione.
    Ripeto ancora una volta, a costo di diventare pedante, la formula che governa il mondo, decisa a YALTA nel 1945 tra i vincitori della seconda guerra mondiale, Roosevelt, Churchill, Stalin. Dai Patti di Yalta originano l’ONU e il Consiglio Permanente di Sicurezza, composto da cinque membri, allargato a Francia (De Gaulle) e Cina rappresentata dal Kuomintang (Chiang Kai-shek) Partito Nazionalista Cinese. Ambedue coprotagonisti della sconfitta di Germania e Giappone, “utili” per coprire le aree continentale europea e il sud-est asiatico. Il resto del mondo a influenza dei soggetti colonialisti. Riprendo anche la vulgata a favore del cosiddetto Multipolarismo per soffermarmi brevemente sulle preoccupazioni circa i nuovi soggetti corporativi in via di affermazione: Asean, Brics e altri minori. A mio parere sono soggetti con la stessa autorevolezza del G7, pari al due di picche quando la briscola è fiori. Quello che i sostenitori del multipolarismo non spiegano è come dovrebbe avvenire in pratica, la formazione di un nuovo governo mondiale che superi i Patti di Yalta. Da inutile visionario assertore di un Nuovo Ordine Internazionale, ripropongo la mia soluzione diplomatica pacifica: convergenza immediata dei principali paesi europei, magari i fondatori, nella costituzione degli Stati Uniti d’Europa (la tanto attesa Europa Politica). Il seggio della Francia nel CPS dell’ONU dovrebbe essere riattribuito agli Stati Uniti d’Europa, operazione che necessiterebbe di passaggi diplomatici e burocratici tali da prospettare la convocazione di una Conferenza Internazionale per nuovi Patti di governo del mondo, magari a Odessa o Gerusalemme. Non vedo altre modalità pacifiche anche perché non si capisce per quale ragione qualcuno dovrebbe rinunciare a quel seggio, se non per cause di forza maggiore (guerra). Certo si dovrebbe pensare ad una traccia di regole comuni da sottoporre pacificamente al confronto di Stati civili e religiosi, sapendo che sono espressioni di civiltà, religioni e culture molto diverse tra loro. Sono sempre dell’avviso che la base di partenza debba essere una piattaforma di valori costruita intorno al “personalismo comunitario”. Vorrei dire al “POPOLARISMO Sturziano”, laico per sua natura, ma non voglio esagerare.
    Esiste anche il complesso tema degli “stati canaglia”, quelli che deliberatamente vogliono cancellarne altri dalla carta geografica per motivi religiosi o sono desiderosi di imporre la loro teocrazia agli “infedeli”. I governanti Iraniani e Afghanistani, ad esempio, da affrontare con fermezza e diplomazia volta a renderli compatibili con gli altri. Complicato. Non dimentichiamo la Federazione Russa che può essere governata solo autocraticamente necessitando a tal fine della definizione di un nemico, pensiero di Josif Stalin mantenuto vivo dai successori. Ribadisco che i tiranni vanno abbattuti, lo racconta la storia, le “conseguenze” derivanti, per i popoli tirannizzati, sono il prezzo da pagare per il ritorno alla libertà, oggi grande assente in Russia. La storia ci racconta che tutti i popoli oppressi hanno pagato a caro prezzo il ritorno alla libertà, anche noi dopo il Duce. Seguono sempre periodi di prosperità e pace. Nel caso di specie con il necessario aiuto del “deprecabile mondo occidentale”. Non ho dubbio alcuno che da tale situazione i paesi europei ne trarranno giovamento e nuova, diversa cooperazione. Senza unità politica e con eventuale sconfitta in Ucraina la prospettiva di un Nuovo Ordine Internazionale svanirà come neve al sole. In ogni caso esercizio complesso da realizzare.
    La Cina comunista guarda agli eventi con la filosofia Confuciana, seduta lungo la riva del fiume ad aspettare i cadaveri dei nemici trasportati dalle acque. Filosofia vincente, Kissinger cooperò nel 1971 attivandosi per il riconoscimento del seggio permanente al Consiglio di Sicurezza alla Cina Comunista di Mao Ze Dong in luogo del Kuomintang, usurpato del potere nel 1949 dalla rivoluzione di Mao e riparato a Taiwan. Chiang Kai-shek era ancora vivo. Bel lavoro. Complimenti a Kissinger ed ai suoi sostenitori “post mortem” attuali. Esempio di real-politik. Tutti insieme appassionatamente, di corsa, verso il baratro. Nel 1997 la World Trade Organization accoglie la Cina Comunista senza contropartita sul rispetto dei diritti, non dico civili, almeno alla vita; Cina, nel frattempo, rientrata in possesso di Hong-Kong con relativa Borsa Affari, la più importante piazza asiatica per scambi finanziari. In seguito tutti gli occidentali (quelli cattivi ma preferirei definirli stupidi) impegnati a trasferire le attività industriali e commerciali, con relativa vendita dei brevetti, in Cina, obnubilati dal miraggio iperbolici guadagni. Oggi la Cina Comunista è un gigante economico e finanziario capace di contendere il primato economico mondiale agli stessi USA. La filosofia confuciano-comunista cinese non prevede il ricorso alla guerra per vincere i nemici (tutti gli altri), si comprano a suon di dollari e Euro. Qualcuno si è accorto che uscendo da Porta Nuova a Torino non c’è più un bar dove si parla piemontese ma solo cinese? Tutto regolarmente acquistato e pagato con valige piene di contante. Non dimentichiamo l’Africa, soprattutto quella centrale, teatri di interminabili guerre tribali ma anche ricca di risorse minerarie tradizionali (le commodities) e rare o preziose, proprio quelle che alimentano le tecnologie civili e militari. Ebbene la Cina Comunista ha comprato milioni di kilometri quadrati di territori dove estrae di tutto, utilizzando esclusivamente mano d’opera importata dal proprio paese, caricata su navi container con frequenza mensile. Gli antichi stati europei colonialisti stanno a guardare. Pagando rame, alluminio, ferro a caro prezzo. Ora i cinesi dopo aver usurpato il potere al Kuomintang vogliono riprendersi anche Taiwan, ove si estrae il settanta per cento del silicio mondiale e si produce la quasi totalità dei nano-chips mondiali.
    Pensate ad un multipolarismo incentrato sulla Cina Comunista detentrice di materie prime, metalli rari e tecnologie al servizio di informatica ed intelligenza artificiale, tutto asservito alla potenza militare. Immaginate l’impossibile, una Russia vincente in Ucraina, dotata di immense risorse naturali energetiche e minerali preziosi del Donbass, alleata della Cina Comunista. Meditate amici, meditate! Cosa potrebbero fare gli oligarchi russi (prima dipendenti del Politburo, ora consiglieri di maggioranza del CdA del Cremlino) in queste condizioni? Quegli stessi oligarchi autori della fine politica di Gorbaciov, l’unico che vedeva lontano e non li garantiva, e dell’esautorazione del debole Eltsin finalizzata a ripristinare l’autocrazia a Mosca.
    In questo contesto si staglia la crisi delle “società del benessere” occidentali. Allenate da quasi ottanta anni di pace, con l’eccezione dell’esplosione etnica dei Balcani, hanno ricostruito i paesi, le infrastrutture, i tessuti sociali con l’aiuto degli USA e del Piano Marshall, protetti dalla NATO, mentre l’URSS affamava il proprio popolo e quelli dei “satelliti” spendendo tutti i denari per la competizione militare e spaziale con gli USA. Finanziando tutti gli attori destabilizzanti nelle aree ad influenza occidentale. Tutte le civiltà raggiunto il benessere civile, sociale, economico, sociale e tecnico sono decadute perché non sono state in grado di governarlo. In questo tempo tocca a noi, eredi del boom economico, affrontare la crisi demografica, la “fine del lavoro”, i nuovi esodi dal sud del mondo, la stagione dei “diritti civili” in sostituzione dei “doveri sociali”, i nuovi arcobaleni che non rappresentano più l’alleanza tra cielo e terra bensì la licenza libertina che tutto può….Forse una nuova Palingenesi politica potrà raddrizzare il cammino degli abitanti di questa terra martoriata, indirizzando le “società del benessere raggiunto” a mantenerlo e condividerlo.

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