NO al premierato, ma rafforzare la democrazia



Armando Dicone    11 Dicembre 2023       1

Il governo Meloni-Salvini ha approvato in Consiglio dei ministri il disegno di legge costituzionale che prevede l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri da parte degli elettori, con un premio di maggioranza del 55% dei seggi parlamentari al partito o alla coalizione del candidato premier.

Questa riforma, presentata come una misura per rafforzare la stabilità dei governi, nasconde in realtà la volontà di affermare la logica del populismo, la “madre delle riforme” demagogiche, che mina i principi fondamentali della nostra democrazia e della nostra Costituzione.

L’elezione diretta del PdC viola il principio della separazione dei poteri, che è alla base di ogni ordinamento democratico. Il PdC, infatti, sarebbe un capo politico dotato di poteri straordinari, in grado di condizionare l’attività legislativa e di controllare la maggioranza parlamentare. Il Parlamento, a sua volta, perderebbe il suo ruolo di organo rappresentativo della sovranità popolare e di controllo sull’esecutivo, riducendosi a una camera di registrazione delle volontà del premier.

Il Presidente della Repubblica, infine, vedrebbe limitate le sue funzioni di garante della Costituzione e dell’unità nazionale, in quanto non potrebbe più nominare il presidente del Consiglio, né esercitare il potere di veto sui decreti-legge.

In secondo luogo, il premierato non assicura una maggiore rappresentatività, ma al contrario favorisce la personalizzazione e la polarizzazione della politica, rendendo più difficile il dialogo e il confronto tra le diverse forze politiche e sociali.

In terzo luogo, il premierato viola il principio della rappresentanza proporzionale, che è previsto dall’articolo 48 della Costituzione, secondo cui “il voto è personale ed eguale, libero e segreto”. Il principio della rappresentanza proporzionale, infatti, implica che il Parlamento sia composto da deputati e senatori che riflettano la pluralità e la diversità delle opinioni e degli interessi dei cittadini. Il premierato, invece, prevede un sistema elettorale maggioritario, in cui il partito o la coalizione del premier ottiene il 55% dei seggi parlamentari, a prescindere dalla percentuale di voti effettivamente ottenuta. Questo sistema, però, non assicura una maggiore governabilità, ma al contrario produce una distorsione della volontà popolare, penalizzando le minoranze e favorendo il bipolarismo.

Per queste ragioni, penso che il premierato sia una riforma inaccettabile e pericolosa, che va respinta con forza da tutti i cittadini e da tutte le forze politiche che credono nella democrazia e nella Costituzione.

È necessario rilanciare il dibattito su altre riforme istituzionali, che siano in grado di rafforzare la qualità della democrazia e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, nel rispetto dei principi costituzionali:

- La democrazia interna nei partiti, che è prevista dall’articolo 49 della Costituzione, secondo cui “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. La democrazia interna nei partiti, infatti, implica che i partiti siano organizzati in modo trasparente e partecipativo, garantendo ai propri iscritti il diritto di eleggere i propri dirigenti e candidati, di esprimere le proprie opinioni e proposte, di controllare l’attività dei propri rappresentanti. La democrazia interna nei partiti, inoltre, favorisce il rinnovamento della classe politica, la responsabilizzazione dei leader, la rappresentanza delle diverse sensibilità.

- Una nuova legge elettorale di tipo proporzionale con il voto di preferenza, che sia in grado di assicurare una rappresentanza fedele e proporzionale delle diverse forze politiche e delle diverse componenti sociali e territoriali del Paese. Il voto di preferenza, inoltre, permette agli elettori di scegliere non solo il partito, ma anche i candidati da eleggere, evitando il fenomeno delle liste bloccate imposte dalle segreterie dei partiti. Una legge elettorale proporzionale con il voto di preferenza, infine, consente di evitare le distorsioni e le ingiustizie del sistema maggioritario, che premia il partito o la coalizione più votata, a scapito delle minoranze.

- Una riforma per la sfiducia costruttiva come in Germania, che consiste nell’impossibilità da parte del Parlamento di votare la sfiducia al governo in carica se, contestualmente, non concede la fiducia a un nuovo governo. In questo modo, si evita che un governo, nonostante abbia perso la maggioranza parlamentare, possa continuare a rimanere in carica nel caso in cui le forze politiche in Parlamento non riescano ad accordarsi per formare un nuovo governo. Una riforma per la sfiducia costruttiva, inoltre, impedisce che il governo possa essere fatto cadere da una minoranza di parlamentari, che potrebbero essere tentati di cambiare schieramento per motivi opportunistici o clientelari.

Queste sono le riforme necessarie e urgenti per migliorare il funzionamento delle nostre istituzioni, per ricostruire la Politica e per rafforzare la nostra democrazia.


1 Commento

  1. Piena concordanza. Adesso occorre una forte attività di formazione/promozione dei principi e dei valori della Costituzione a partire dalla scuola. Ci possiamo ancora salvare!

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