Maternità surrogata, inizio di un cammino pericoloso



Giuseppe Ladetto    5 Agosto 2023       0

In un dibattito televisivo sul tema della maternità surrogata in cui si confrontavano tre soggetti a favore della legalizzazione di tale pratica e uno contrario, ho avuto modo di ascoltare un intervento che richiede un commento.

Innocenzo Cipolletta, noto manager (che ha ricoperto importanti cariche ed è stato presidente della Confindustria), ha bollato come retrograda ogni posizione ostile alla legalizzazione della maternità surrogata, e ha aggiunto che in ogni caso si arriverà fra non molto ad un importante traguardo che supererà la questione. Non saranno più necessari “uteri in affitto” perché la tecnologia sarà in grado di creare uteri artificiali sostitutivi della donna nel compito di ospitare e nutrire l’embrione e poi il feto fino alla nascita del bambino.

Certo è un obiettivo possibile anche se, al momento, non è stato raggiunto neanche nel settore zootecnico, che ha fatto e fa da battistrada in questo campo (con la fecondazione artificiale, il trasferimento di embrioni, la clonazione).

La gravidanza grava molto sulla donna e la coinvolge fortemente. Per questo, ha scritto Jared Diamond, le madri, alla nascita dei figli, non possono abbandonarli e sottrarsi alle cure che richiedono. Lo impone loro anche un forte istinto, definito appunto “materno”.

Se con l’introduzione di uteri artificiali si solleverà la donna da questo gravoso compito, è facile prevedere che una tale “innovazione” troverà largo consenso e potrà diventare una prassi comune. Però, ne potrebbe risultare stravolta la relazione tra madre e figlio (in notevole misura soggetta a fattori governati o condizionati dall’istinto), e dovremmo interrogarci sulle eventuali conseguenze.

Ci ha detto Zigmunt Bauman che il sesso inteso come rapporto volto alla riproduzione è un fatto naturale e la riproduzione è la sua ragione primaria. Non è un prodotto culturale; è qualche cosa che condividiamo con tutti gli animali. Tuttavia, nella nostra specie, il sesso (riproduttivo) è collegato ad erotismo (la prevalente attenzione alle sensazioni di piacere che caratterizzano l’attività sessuale) ed amore (che pretende esclusività e fedeltà durevole se non eterna), un rapporto che oggi si rivela sempre più spesso conflittuale. Se la gravidanza sarà accantonata, non solo potrebbe essere indebolito il legame tra madre e figlio, ma il rapporto sopra menzionato ne risulterà stravolto. Già oggi l’erotismo tende a prevalere, privilegiando il piacere, con un progressivo indebolimento dei rapporti umani che perdono intimità ed emotività, e smarriscono la loro dimensione sociale.

Non fermiamoci agli uteri artificiali. Altri obiettivi in ambito riproduttivo sono già all’orizzonte o sperimentalmente raggiunti quanto meno in vitro o su animali: la creazione di cellule totipotenti e di cellule staminali a partire da talune cellule somatiche; l’ottenimento di gameti da cellule staminali; la realizzazione di cloni. Alla Harvard Medical School di Cambridge (USA), si sta lavorando al progetto del genoma sintetico al fine di produrre DNA (anche umano) a partire da reagenti chimici. Sono ricerche motivate in primo luogo da necessità terapeutiche (consentire di avere un figlio a coppie sterili, correggere geni difettosi causa di malattie, avere dei cloni da cui trarre tessuti ed organi compatibili con chi li dovesse ricevere, ecc.). Tuttavia tali ricerche aprono altri percorsi che possono andare ben oltre le sopracitate motivazioni. Per questa strada, la riproduzione (o la moltiplicazione) degli esseri umani potrà essere realizzata senza più bisogno di madri e padri, dell’attività sessuale di uomini e donne, e neppure di gameti.

Ora l’evoluzione, sia in ambito biologico sia culturale, fa sì che le strutture che non hanno più da svolgere la funzione per cui sono state create regrediscano, o si modifichino per svolgerne altre. Così quel già fragile equilibrio fra sesso (riproduttivo), erotismo e amore ne verrebbe definitivamente rotto a favore dell’erotismo, che tuttavia non ne uscirebbe indenne.

Il godimento sessuale è al vertice delle sensazioni piacevoli. Già oggi, una strategia della vita imperniata sulla raccolta di sensazioni piacevoli, scrive Bauman, si trova ad essere amplificata dalla versione postmoderna dell’erotismo con tutte le contraddizioni implicite. C’è l’innata monotonia del sesso (che lascia poco spazio all’inventiva tipica della cultura). Ne consegue la ricerca di esperienze sempre più forti, variabili, nuove e senza precedenti, ma nessuna esperienza in tale senso alla fine risulta gratificante. Di qui, il ruolo giocato dalle droghe e dagli allucinogeni che sempre più si accompagnano alle pratiche erotiche.

Non dobbiamo sforzarci per immaginare i possibili sviluppi del quadro descritto. Ha già provveduto anni fa (1932) Aldous Huxley proponendone la rappresentazione nel Mondo nuovo.

L’autore ci presenta una immaginaria società del futuro, in cui ogni aspetto della vita viene pianificato. Gli esseri umani sono concepiti e prodotti in provetta; non patiscono fame e malattie, né sono oppressi da lavori faticosi, mentre possono accedere a ogni piacere materiale. Per godere di tutto ciò, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. A tal fine, è stata cancellata in loro ogni memoria insieme a ogni traccia del passato. Inoltre, poiché il funzionamento della società comporta lo svolgimento di molteplici attività che richiedono competenze diversificate e di differente livello di capacità, nel mondo nuovo, si producono esseri umani adeguatamente progettati per gli specifici compiti che li attendono e che eseguiranno con piena soddisfazione.

Secondo il cardinale Joseph Ratzinger, quando si afferma il principio per il quale è lecito all’uomo fare tutto ciò che tecnicamente è in grado di fare, ci si incammina verso una nuova forma di totalitarismo che fa appunto diventare realtà le visioni di Huxley. Infatti, ci dice, la dominante trasformazione della natura a fini di sfruttamento, coinvolge lo stesso essere umano che non deve più essere generato irrazionalmente, ma prodotto razionalmente: così l’uomo dispone dell’uomo ridotto a prodotto e gli esemplari imperfetti vanno scartati. La sofferenza deve scomparire perché la vita sia solo piacevole. In questa prospettiva, la ponderazione dei beni (il criterio costo/beneficio) rappresenta l’unica via per il discernimento di norme morali. Del destino degli uomini decidono coloro che dispongono del potere scientifico e coloro che amministrano i mezzi: nasce una nuova classe dominante e nascono nuove oppressioni.

Il Mondo nuovo è stato interpretato come la critica di una società industriale di taglio fordista dove tutto è sacrificato alle esigenze della produzione. Tuttavia, il messaggio di Huxley va oltre la critica di quel particolare modello di società industriale, ma investe la stessa modernità con la centralità che in essa assume lo sviluppo tecnologico.

La tecnologia deve essere finalizzata al soddisfacimento delle necessità dell’uomo e su di esse modellarsi, oppure procedere mossa dalla razionalità strumentale che la alimenta imponendo agli esseri umani di adattarsi a quanto ne scaturisce? Da molto tempo, essa si muove in linea con quanto prospetta il secondo quesito.

Infatti, i tecnologi sostengono che è impossibile governare l’innovazione perché ciò implica la capacità di anticipare il futuro, e perché l’innovazione è il risultato aleatorio, e sovente non previsto, dell’attività di ricerca che le imprese conducono.

Però, di fronte ai pericoli derivanti da questa corsa ormai fuori controllo, Anthony Giddens scrive che, se si vogliono evitare i rischi seri e irreversibili dello sviluppo tecnologico, non basta valutare di volta in volta l’impatto della tecnica sulle cose, ma occorre riesaminare la logica stessa di uno sviluppo scientifico e tecnologico inarrestabile: l’umanizzazione della tecnologia implicherà la crescente introduzione di problematiche morali nel rapporto ormai ampiamente strumentale tra esseri umani e ambiente creato.

Invece, per Emanuele Severino, non è possibile arrestare o modificare il cammino della tecnica, e, con la piena affermazione della tecnocrazia, non ci sarà più spazio nella società per la religione, per l’umanesimo e per la democrazia.

Chi ha ragione? Difficile dirlo. Comunque possiamo essere certi che la prospettiva ventilata da Cipolletta apra la strada a un cammino pericoloso, e che altrettanto vada in tale negativa direzione ogni passo fondato sul disconoscimento della componente biologica dell’essere umano, come, ad esempio, quando si afferma che il genere non ha una base biologica (il sesso), ma è dettato dalla percezione soggettiva che ciascuno ha di sé.


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