Il mondo in tilt: troppo cibo, troppa fame



Silvio Minnetti    4 Luglio 2023       0

Per garantirci un futuro più bello ed umano dobbiamo reimparare l’empatia e la sostenibilità nonché ascoltare le nuove generazioni. Abbiamo urgente bisogno di una nuova idea di futuro per trovare la strada della felicità pubblica. Papa Francesco cosi si esprime nella prefazione al libro di Carlo Petrini e Gael Giraud, Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità, Slow Food-Lev, 2023: “In queste pagine Carlo Petrini e Gael Giraud, uno attivista settantenne, l’altro professore di economia cinquantenne, ovvero due adulti, riscontrano nelle future generazioni assodati motivi di fiducia e di speranza… E invece dobbiamo ammettere con sincerità che sono i giovani a incarnare in prima persona il cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno. Sono loro che ci stanno chiedendo, in varie parti del mondo, di cambiare. Cambiare il nostro stile di vita così predatorio verso l’ambiente. Cambiare il nostro rapporto con le risorse della Terra, che non sono infinite. Cambiare il nostro atteggiamento verso di loro, le nuove generazioni, cui stiamo rubando l’avvenire”.

I giovani stanno tornando in piazza, a modo loro, e ci stanno richiamando alle nostre responsabilità di adulti. Iniziano a fare scelte coerenti in termini di consumi, trasporti, cibo. In un certo senso ci stanno educando su questo. Diversi movimenti giovanili nel mondo coniugano la lotta per la giustizia climatica con la ricerca della giustizia sociale. I due autori propongono attraverso il dialogo, alla ricerca della verità, un modello di economia dal volto umano, sostenibile, non più legato al PIL e ad una visione economicista. Si delinea in tal modo un manifesto per uno sviluppo plausibile per il nostro pianeta e per la nostra società superando un approccio distruttivo e colonialista rispetto all’ambiente. Papa Francesco ci chiama a superare “l’economia che uccide” e che genera il grido dei poveri e della natura.

Siccità, alluvioni, migrazioni forzate parlano chiaro. Dobbiamo prenderci cura della casa comune nella transizione ecologica, prima che sia troppo tardi. Il segreto è in fondo semplice: meno spreco, più relazioni. Società, economia, politica, religioni devono trovare la strada giusta senza allarmismi e senza negare l’evidenza. È la via della felicità pubblica. Il cambiamento climatico è una opportunità, un’occasione per ripensare chi siamo, per sviluppare nelle università un pensiero economico nuovo, per avviare un concreto dialogo intergenerazionale. “Le generazioni più mature dovranno mettersi a disposizione dei giovani per trasmettere loro l’importanza dei beni relazionali. Socialità e convivialità saranno gli strumenti che nutriranno la voglia di un futuro più giusto e più sostenibile insita in ogni giovane“(Carlo Petrini).

Riemerge lo spirito di Laudato si’: “Il meno è più”. Meno consumi significano più relazioni sociali, meno spreco di risorse vuol dire più beni a disposizione di tutti, meno fossili significa un ambiente ed un clima sostenibili. Consumiamo 95 chili pro capite di carne, 135 in USA, 5 in Africa subsahariana. Ne basterebbero 60 circa per ridurre inquinamento e spreco di acqua in allevamenti intensivi. Insomma: dobbiamo dimezzare il consumo di carne guadagnando in salute e rispetto dell’ambiente. Viviamo in un paradosso:” A livello globale produciamo cibo per 12 miliardi di esseri viventi. Eppure gli abitanti della Terra sono oggi 8 miliardi. Risultato? Il 33% del cibo viene buttato. Il 33% significa milioni di tonnellate di cibo prodotte, stressando ettari ed ettari di terra fertile e utilizzando miliardi di litri d’ acqua. Una follia che non sta né in cielo né in terra”. La realtà ci dice che il modello alimentare attuale, nato dal pensiero economico neoliberista, è insostenibile. Le prove? Cambiamenti climatici, disastri ambientali, gravi ingiustizie sociali. I giovani lo hanno capito ma sono una minoranza in Occidente. Serve pertanto una alleanza intergenerazionale I politici tentennano rispetto alla inversione a U richiesta temendo di perdere il consenso. Spetta pertanto alla società civile organizzata prendere in mano le redini per affermare un nuovo paradigma dei beni comuni, della transizione ecologica, di un nuovo modello di sviluppo durevole per il 2100, con una rinnovata filiera alimentare. È ora di passare all’azione con consapevolezza e passione civile.

In sintesi, un mondo è finito, si profila un nuovo mondo. Solo una nuova spiritualità potrà accompagnare una transizione felice in una comunità di destino tra uomo e natura, come indicato nella Laudato si’. Non possiamo più andare avanti così. La filiera alimentare è in tilt per troppo cibo e troppa fame. Viviamo in un pianeta di plastica con una economia della sofferenza, generata dagli inganni del modello neoliberista. Va rivisto il ruolo delle banche, vista la finanza tossica. Vanno riviste le istituzioni internazionali alla luce del loro flop attuale. Il nuovo mondo deve vedere la società civile al primo posto insieme alla riscoperta della politica attraverso la rivoluzione dei giovani in economie comunitarie. A tavola e in banca si cambia!: “…ricostruire le basi della nostra società su beni relazionali come la compassione, l’altruismo e la fraternità, sono le sfide più grandi della nostra epoca”. (C. Petrini, p. 42) “Il programma politico di una modernità europea 2.0, il progetto per la società di domani, consiste nel superamento del neoliberismo, nel distaccarsi da esso, ovvero nella transizione ecologica che ‘taglia la testa del re’. Concretamente, si tratta di regolamentare sul serio la finanza, di restaurare lo Stato di diritto in cui vigono l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, infine di sostituire alla proprietà privata i beni comuni”. (G. Giraud, p. 43).

In conclusione, ci troviamo nel tempo delle scelte epocali. Sta facendo capolino l’homo comunitarius con una diversa concezione dell’umanità, con tendenze cooperative e non solo competitive, con attenzione ai più fragili e ai beni comuni. Intelligenza affettiva, comunità, progetti comuni devono rafforzare le relazioni per generare felicità pubblica ed equilibrio tra uomo e natura. È un ritorno alla tradizione cristiana dei beni comuni e della sinodalità, dopo i disastri dell’individualismo e dell’homo oeconomicus. È quanto papa Francesco ci sta dicendo da dieci anni con Evangelii Gaudium, Laudato si’, Fratelli Tutti.

Oggi la necessità di accelerare la transizione, dopo i disastri in Emilia Romagna e altri legati al clima è sottolineata da Leonardo Becchetti. “Le piogge intense di maggio, la recente siccità, la tragedia della Marmolada ci impongono di non perdere più tempo nel trovare alternative alle fonti fossili, nel costruire opere per l’adattamento”. L’ Arca di Noè per portarci fuori dalla crisi esiste ma siamo capaci di salire a bordo? I progetti su eolico e fotovoltaico vanno esaminati e sbloccati”. (“Avvenire”, 20 maggio 2023).

(Tratto da www.cittanuova.it)


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