Nel dicembre dell’anno scorso – nell’articolo “Maggiore trasparenza nell’attuazione del PNRR” – lamentavo, e non ero il solo a farlo, la mancanza di trasparenza nel comportamento del Governo Draghi riguardo alla gestione del PNRR: scarsa informazione sullo stato delle riforme programmate per la realizzazione del PNRR, sull’avvio dei progetti contenuti nello stesso Piano e sulla loro attuazione in termini di dati procedurali, fisici e finanziari, nonostante esistessero (ed esistono) precisi obblighi normativi di messa a disposizione della collettività dei predetti dati in modo completo e in formato aperto e rielaborabile.
Il bailamme scoppiato il mese scorso a seguito delle dichiarazioni fatte dal Governo circa lo stato di attuazione del PNRR e lo stato dei rapporti con la Commissione Europea concernenti questo punto e delle reazioni dei partiti politici e degli organi d’informazione pubblica che, a seconda del loro modo di esprimersi, hanno accusato il Governo di dare informazioni a tale proposito o inesatte o non verosimili o false, è l’inevitabile conseguenza del predetto stato di mancanza di trasparenza messo in atto dal Governo Draghi e continuato dal Governo Meloni.
Stando alla piattaforma Open PNRR della Fondazione Openpolis di Roma, «il Governo è lontano dal completare le scadenze di fine marzo» (Open PNRR, 20 marzo 2023) e «le dichiarazioni del Governo sul PNRR non sono verosimili» (Open PNRR, 30 marzo 2023). Precisamente, la prima nota sintetizza lo stato delle scadenze dell’Italia rispetto all’Unione Europea nei seguenti termini: «entro il 31 marzo il Governo dovrà completare 12 scadenze europee. A oggi ne risultano: nove in corso, tre a buon punto e nessuna completata. Tra le varie azioni messe in atto, la riforma del Codice dei contratti pubblici e gli interventi riguardanti l’impiego dell’idrogeno per la produzione di energia e, in effetti, il Ministero più impegnato nell’attuazione del PNRR nel primo e secondo trimestre è stato e sarà quello della transizione ecologica, cui spettavano 5 scadenze. Inoltre risultano ancora non completate 12 delle 55 scadenze europee che dovevano essere conseguite entro il secondo semestre del 2022».
La seconda nota di Open PNRR fa presente che «il Governo ha annunciato che la Commissione Europea si prenderà un altro mese di tempo per valutare l’operato del nostro paese riguardo al rispetto delle scadenze del PNRR per il secondo semestre del 2022. Una verifica da cui dipenderà l’invio all’Italia della terza tranche di finanziamento, pari a 19 miliardi di euro. Questa decisione rappresenta una novità rispetto ai precedenti processi di verifica sul PNRR italiano e presenta il rischio di una battuta d’arresto. Un prolungamento delle indagini, infatti, non era stato richiesto nei semestri precedenti, né per la prima rata né per la seconda». In particolare, le scadenze su cui la Commissione Europea ha evidenziato criticità riguardano le concessioni portuali, il teleriscaldamento e i piani urbani integrati. Queste tre scadenze sono opera del Governo Draghi – nei confronti del quale la Commissione Europea ha sempre avuto un occhio di riguardo – e i dubbi della Commissione Europea dipendono da un confronto politico con il Governo Meloni più ampio che in passato.
La verifica di Bruxelles sull’operato italiano si accompagna a una fase di confronto e trattative anche su altre tematiche. In primis, la revisione del PNRR – la cui richiesta sembra far parte delle intenzioni del Governo Meloni – e l’inserimento in agenda anche del programma RepowerEU.
Le rapide osservazioni sopra riportate confermano anche il difetto – che sovente la Commissione Europea ci rimprovera – di essere lenti nel dar luogo agli interventi finanziati dai vari fondi dell’UE. La spesa concreta dei fondi è la parte su cui storicamente il nostro paese fa più fatica. Per cercare di ridurre questo buco nero, il Governo Meloni ha varato il D. L. 24.02.2023, n. 13, che contiene diverse norme di semplificazione nelle procedure di approvazione dei progetti e di attivazione degli interventi reali e che introduce anche modifiche nella struttura di gestione del PNRR.
Fino a oggi (D. L. 31.05.2021, n. 77, varato dal Governo Draghi) gli organismi più importanti per la gestione del PNRR erano tre: la cabina tecnica, di cui fanno parte il Presidente del Consiglio e vari ministri; la segreteria tecnica, che si occupa delle questioni tecnico-amministrative, in collaborazione con la cabina di regia; il servizio centrale, organismo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che si occupa del coordinamento delle fasi di programmazione, gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo del PNRR e che tiene i contatti con la Commissione Europea, cui è affidata la supervisione dei vari piani nazionali.
La riforma contenuta nel D. L. n.13/2023 innova profondamente in quanto prevede l’eliminazione della segreteria tecnica e il depotenziamento del servizio centrale che fa capo al MEF. Buona parte delle competenze della segreteria tecnica verranno assorbite dalla nuova struttura di missione, interna alla Presidenza del Consiglio, e sarà questa nuova struttura a tenere i contatti con la Commissione Europea. Il servizio centrale dovrà occuparsi soltanto di monitoraggio e rendicontazione; saranno inoltre smantellate le cosiddette unità di missione, cioè gli uffici di ogni ministero si occupano dell’attuazione del PNRR.
In sintesi, la riforma esalta la centralità della Presidenza del Consiglio e ridimensiona ad aspetti meramente tecnico-amministrativi il ruolo del MEF. Si può dire che l’attuale Presidente del Consiglio è più accentratrice del suo predecessore o che Mario Draghi aveva potenziato grandemente il ruolo del MEF perché a capo di questo c’era il suo più fidato collaboratore ministeriale: Daniele Franco, che aveva già lungamente cooperato con Draghi al tempo in cui questi era Governatore della Banca d’Italia, mentre Giorgia Meloni non ha la stessa illimitata fiducia nei confronti dell’attuale Ministro del MEF ?
Inoltre, ammesso che le norme contenute nel D. L. 13 riescano a velocizzare, in via teorica, il funzionamento dell’apparato tecnico e amministrativo impegnato nella gestione del PNRR, c’è comunque il dubbio che questa velocizzazione teorica vada incontro a incertezze e ritardi che normalmente si hanno in presenza di un nuovo provvedimento legislativo, fra l’altro, con l’incertezza circa l’evoluzione del processo di conversione in legge.
Il bailamme scoppiato il mese scorso a seguito delle dichiarazioni fatte dal Governo circa lo stato di attuazione del PNRR e lo stato dei rapporti con la Commissione Europea concernenti questo punto e delle reazioni dei partiti politici e degli organi d’informazione pubblica che, a seconda del loro modo di esprimersi, hanno accusato il Governo di dare informazioni a tale proposito o inesatte o non verosimili o false, è l’inevitabile conseguenza del predetto stato di mancanza di trasparenza messo in atto dal Governo Draghi e continuato dal Governo Meloni.
Stando alla piattaforma Open PNRR della Fondazione Openpolis di Roma, «il Governo è lontano dal completare le scadenze di fine marzo» (Open PNRR, 20 marzo 2023) e «le dichiarazioni del Governo sul PNRR non sono verosimili» (Open PNRR, 30 marzo 2023). Precisamente, la prima nota sintetizza lo stato delle scadenze dell’Italia rispetto all’Unione Europea nei seguenti termini: «entro il 31 marzo il Governo dovrà completare 12 scadenze europee. A oggi ne risultano: nove in corso, tre a buon punto e nessuna completata. Tra le varie azioni messe in atto, la riforma del Codice dei contratti pubblici e gli interventi riguardanti l’impiego dell’idrogeno per la produzione di energia e, in effetti, il Ministero più impegnato nell’attuazione del PNRR nel primo e secondo trimestre è stato e sarà quello della transizione ecologica, cui spettavano 5 scadenze. Inoltre risultano ancora non completate 12 delle 55 scadenze europee che dovevano essere conseguite entro il secondo semestre del 2022».
La seconda nota di Open PNRR fa presente che «il Governo ha annunciato che la Commissione Europea si prenderà un altro mese di tempo per valutare l’operato del nostro paese riguardo al rispetto delle scadenze del PNRR per il secondo semestre del 2022. Una verifica da cui dipenderà l’invio all’Italia della terza tranche di finanziamento, pari a 19 miliardi di euro. Questa decisione rappresenta una novità rispetto ai precedenti processi di verifica sul PNRR italiano e presenta il rischio di una battuta d’arresto. Un prolungamento delle indagini, infatti, non era stato richiesto nei semestri precedenti, né per la prima rata né per la seconda». In particolare, le scadenze su cui la Commissione Europea ha evidenziato criticità riguardano le concessioni portuali, il teleriscaldamento e i piani urbani integrati. Queste tre scadenze sono opera del Governo Draghi – nei confronti del quale la Commissione Europea ha sempre avuto un occhio di riguardo – e i dubbi della Commissione Europea dipendono da un confronto politico con il Governo Meloni più ampio che in passato.
La verifica di Bruxelles sull’operato italiano si accompagna a una fase di confronto e trattative anche su altre tematiche. In primis, la revisione del PNRR – la cui richiesta sembra far parte delle intenzioni del Governo Meloni – e l’inserimento in agenda anche del programma RepowerEU.
Le rapide osservazioni sopra riportate confermano anche il difetto – che sovente la Commissione Europea ci rimprovera – di essere lenti nel dar luogo agli interventi finanziati dai vari fondi dell’UE. La spesa concreta dei fondi è la parte su cui storicamente il nostro paese fa più fatica. Per cercare di ridurre questo buco nero, il Governo Meloni ha varato il D. L. 24.02.2023, n. 13, che contiene diverse norme di semplificazione nelle procedure di approvazione dei progetti e di attivazione degli interventi reali e che introduce anche modifiche nella struttura di gestione del PNRR.
Fino a oggi (D. L. 31.05.2021, n. 77, varato dal Governo Draghi) gli organismi più importanti per la gestione del PNRR erano tre: la cabina tecnica, di cui fanno parte il Presidente del Consiglio e vari ministri; la segreteria tecnica, che si occupa delle questioni tecnico-amministrative, in collaborazione con la cabina di regia; il servizio centrale, organismo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che si occupa del coordinamento delle fasi di programmazione, gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo del PNRR e che tiene i contatti con la Commissione Europea, cui è affidata la supervisione dei vari piani nazionali.
La riforma contenuta nel D. L. n.13/2023 innova profondamente in quanto prevede l’eliminazione della segreteria tecnica e il depotenziamento del servizio centrale che fa capo al MEF. Buona parte delle competenze della segreteria tecnica verranno assorbite dalla nuova struttura di missione, interna alla Presidenza del Consiglio, e sarà questa nuova struttura a tenere i contatti con la Commissione Europea. Il servizio centrale dovrà occuparsi soltanto di monitoraggio e rendicontazione; saranno inoltre smantellate le cosiddette unità di missione, cioè gli uffici di ogni ministero si occupano dell’attuazione del PNRR.
In sintesi, la riforma esalta la centralità della Presidenza del Consiglio e ridimensiona ad aspetti meramente tecnico-amministrativi il ruolo del MEF. Si può dire che l’attuale Presidente del Consiglio è più accentratrice del suo predecessore o che Mario Draghi aveva potenziato grandemente il ruolo del MEF perché a capo di questo c’era il suo più fidato collaboratore ministeriale: Daniele Franco, che aveva già lungamente cooperato con Draghi al tempo in cui questi era Governatore della Banca d’Italia, mentre Giorgia Meloni non ha la stessa illimitata fiducia nei confronti dell’attuale Ministro del MEF ?
Inoltre, ammesso che le norme contenute nel D. L. 13 riescano a velocizzare, in via teorica, il funzionamento dell’apparato tecnico e amministrativo impegnato nella gestione del PNRR, c’è comunque il dubbio che questa velocizzazione teorica vada incontro a incertezze e ritardi che normalmente si hanno in presenza di un nuovo provvedimento legislativo, fra l’altro, con l’incertezza circa l’evoluzione del processo di conversione in legge.
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