I media e la piazza per la pace



Giuseppe Davicino    12 Novembre 2022       4

Nelle manifestazioni di piazza si possono sempre rinvenire delle contraddizioni, vale anche per le piazze per la pace di sabato scorso, ma credo che il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio abbia ragione a denunciare la tendenza del sistema dei media a produrre quella che egli ha definito sul suo quotidiano una “deformazione dell’impegno per la pace”(CLICCA QUI). La critica di Tarquinio ai media appare fondata, e persino benevola. Vale per i sistemi autocratici a Est o ovunque essi si trovino, ma vale anche per ragioni diverse, ad Ovest.

Infatti in Occidente la catena dell’informazione è così ben controllata dai poteri economici che realmente comandano, al di là delle istituzioni, da aver ribaltato il ruolo del giornalismo. La stampa da watchdog della libertà appare essersi trasformata spesso nel senso contrario, in cane da guardia del potere vero, degli interessi di pochissimi non di rado a scapito del bene comune.

Lo si vede da come è cambiato il rapporto tra intervistatore e intervistato. Il giornalismo mainstream, sulle questioni cruciali che decidono il futuro delle persone e degli stati, tende ormai a non porre domande bensì a fare esami al politico di turno, non lo interpella sulla sua (del politico) agenda ma sull’agenda dei poteri da cui la stampa dipende, e ne valuta il grado di adesione. Così i media incalzano i politici quando vedono che questi ultimi si mostrano tiepidi o esitanti ad annunciare ogni successivo passo in avanti, restii ad adottare ulteriori misure verso l’obiettivo stabilito dall’alto da pochissimi. Il tema della pace non fa eccezione.

Per tali ragioni la posizione di Tarquinio sulla guerra in Ucraina mi pare importante soprattutto per il metodo. In questi tempi da fine impero, dove l’Occidente per salvarsi dal declino deve scegliere tra il venire a patti con i restanti quattro quinti dell’umanità, ovvero l’apertura al multipolarismo, oppure permanere nell’attuale avventuroso arroccamento nell’unilateralismo, ogni volta che la Chiesa, la gerarchia piuttosto che il laicato, le varie articolazioni del mondo cattolico assumono una posizione capace di autonomia sulle questioni dirimenti, è un fatto positivo per il bene comune, la democrazia e per un’avvenire degno dell’umanità, diverso da quello distopico progettato dai vari club dei miliardari.

E credo anche che in questo milieu vada situata, laicamente, l’azione di parte di quanti fra noi credono nel ruolo di un centro popolare. Chi sostiene l’iniziativa di un nuovo centro credo debba essere molto grato a Renzi e Calenda per il risultato conseguito alle scorse elezioni. Come anche risulta indispensabile un percorso organizzativo di tipo federativo.

Ma il progetto di centro non può decollare solo affidandosi a chi di volta in volta è in grado di assicurargli visibilità. Andrà bene certo anche il sostegno a Letizia Moratti in Lombardia ma a patto che almeno la componente cattolico-democratica e popolare sappia misurarsi con l’impresa di tradurre politicamente le istanze e le preoccupazioni di natura sociale e politica che si manifestano nel mondo cattolico, sulla pace come su tutte le altre grandi questioni aperte di questa epoca.


4 Commenti

  1. Condivido la rappresentazione fatta da Davicino di una informazione mediatica asservita a quei gruppi dirigenti occidentali (capitanati dai democratici nordamericani) che cercano di tenere in piedi l’unipolarismo all’insegna del neoliberalismo. Non credo tuttavia che le forze ispirate da una diversa e meno avventurosa concezione delle relazioni internazionali (come quanti sono aperti al messaggio della Chiesa in tema di pace) possano trovare un qualche comune percorso con Calenda e Renzi, (e quel Centro che i due incarnano), atlantisti militanti senza dubbi o tentennamenti, e totalmente schierati su posizioni oltranziste nella guerra in corso.

  2. E’ un bel pezzo fin che si parla dei cattolici, di Avvenire e di Tarquinio… ma esser grati al pariolino guerrafondaio ed egocentrico Carlo Calenda proprio no! Pronto ad allearsi anche con il diavolo per raggiungere i suoi scopi, passando disinvoltamente dall’esser fan dei tecnocrati a Letizia Moratti, auspicando sempre il sogno mai sopito di un grande accordo con il PD (in cui però lui detti molte regole). Ma tutto questo fa parte del gioco, il peggio è che lui organizza a Milano, chiamandola per la pace, una manifestazione per la guerra ad oltranza, per la fornitura di armi senza limiti e con la partecipazione di personaggi con simboli nazisti! Il meglio però è che in tutto questo qualcuno cantava ” Bella ciao” in quella manifestazione. I veri partigiani, le vere staffette 18enni che hanno passato l’inverno del 44-45 dormendo nelle tombe dei cimiteri per sfuggire ai repubblichini, come ad esempio mio papà assieme al coetaneo Roberto Piatti che poi è poi stato 29 anni sindaco socialista di Mazzè, si stanno rivoltando nelle tombe! Per ricordare un po’ una parte di storia.

  3. Egr. G. Davicino,
    quel che Lei descrive avvenire nella stampa, quale servizio essa svolga al servizio di altri e non del pubblico e che lamenta Marco Tarquinio a proposito delle manifestazioni recenti per la pace, è esattamente quel che il Tarquinio fa sul suo giornale. Basta considerare i nomi dei suoi intervistati, tutti più o meno appartenenti ad una linea politicoideologica ben nota, e verificare i molti silenzi su altre opinioni di altre gruppi. Chi di spada ferisce…con quel che segue. Quindi niente di nuovo sotto il sole, nemmeno dell’informazione giornalistica. Stante che si può mentire, e ciò avviene, anche astenendosi dal dire la verità.
    Buona giornata.

  4. Condivido le perplessità manifestate dagli amici Ladetto e Mila su Calenda. Il mio elogio era riferito solo al fatto che qualcuno ha occupato lo spazio politico del centro alle scorse elezioni.
    Finché come area politica cattolico popolare non ci siamo, non esistiamo sotto il profilo organizzativo, dobbiamo rassegnarci a quel che altri propongono.
    Ma credo che i tempi siano maturi per ricostruire una federazione fra le diverse espressioni di questa nostra comune identità politica. La candidatura di Elly Schlein, se andrà a buon fine, potrebbe liberare una consistente componente in uscita dal Pd.
    L’obiettivo è puntare a costruire una forza politica di centrosinistra che ribalti i rapporti forza con la sinistra in favore del centro.
    E non sarà ininfluente per gli sviluppi delle vicende politiche italiane il processo avviato dopo le elezioni di midterm negli Stati Uniti, che senz’altro Mila continuerà a illustrarci su Rinascita Popolare.

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*