Il richiamo di Liliana Segre



Aldo Novellini    16 Ottobre 2022       2

Non sappiamo se il prossimo Governo sarà davvero di alto profilo, come vorrebbe la premier in pectore Giorgia Meloni. Ce lo auguriamo per il bene del Paese o della Nazione, come abitualmente usa dire la destra. Certamente di alto, anzi di altissimo profilo è stato però il discorso inaugurale della legislatura tenuto dalla senatrice a vita Liliana Segre.

Un richiamo che rimarrà impresso nella nostra memoria. Parole che innanzi tutto si sono rifatte alle dolorose vicende della sua infanzia, quando visse sulla propria pelle l'abominio delle leggi razziali e a sette anni si vide chiudere le porte della scuola. Più di ottanta anni dopo quella bambina si trova oggi nel Senato della Repubblica. E per molti versi in questo tragitto personale può anche scorgersi la traccia del lungo percorso del nostro Paese dagli anni bui della dittatura fascista a quelli di un'Italia libera e democratica.

Sullo sfondo la Costituzione, questa magnifica Carta che attraverso i suoi principi disegna la trama della nostra convivenza civile. Emblema più significativo il suo terzo articolo, nel quale non soltanto viene bandita qualsiasi discriminazione basata su razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Il che già non sarebbe poco. Ma a questo aggiunge l'impegno della Repubblica, ovvero della nostra intera comunità nazionale, <<a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza tra i cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione economica e sociale del Paese>>.

Libertà ed uguaglianza, dunque, non solo sancite a livello formale, come nei classici canoni del liberalismo, ma ribadite con vigore anche sul piano sostanziale, come segno di un'autentica e reale solidarietà umana ancor prima che politica. E della politica, se vuole riprendere il ruolo che le spetta, è primario compito proprio la rimozione di quegli ostacoli, perché da questo tessuto solidale si alimenta il nostro vivere insieme in quanto comunità nazionale.

La Costituzione non è un semplice pezzo di carta ma un insieme di valori che testimoniano, oggi come ieri e come domani, il sacrificio dei centomila caduti nella lotta per la libertà. Riecheggiano perenni le parole di Piero Calamandrei: “Se volete o giovani scoprire le radici della nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, ...”. Un patrimonio morale nel quale possono identificarsi tutti gli italiani.

<<Le grandi Nazioni – ci dice la Segre – dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle grandi ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così per il popolo italiano? >>. Il 25 aprile Festa della Liberazione, il 1° maggio Festa del lavoro e il 2 giugno Festa della Repubblica sono tre giornate che appartengono a tutti e che invece, troppo spesso non sono vissute come tali.

Inutile nasconderlo, la ricorrenza ancor oggi messa in discussione è soprattutto quella del 25 aprile, percepita da una non trascurabile fetta di popolazione, come una festa di parte, della sola sinistra. Essa va invece riconosciuta come momento fondante della nuova Italia libera e democratica, di una patria finalmente liberata anche dall'oppressione straniera e capace di riscattare la propria dignità. Una destra, veramente nazionale come afferma di essere, da parecchio tempo avrebbe dovuto riflettere su questo aspetto.

Una grande Nazione è quella che sa ritrovarsi attorno a momenti comuni che stanno al di sopra della contesa quotidiana con le sue legittime asprezze dialettiche e politiche. Il tutto, entro una cornice di valori condivisi con autentico spirito repubblicano. Oggi alla destra di ascendenza missina giunta alla guida del Paese, viene offerta la grande opportunità storica di vivere questo passaggio, verso il definitivo e convinto abbraccio delle radici dell'Italia libera e democratica. E' davvero venuto il tempo di fare questo passo.


2 Commenti

  1. Purtroppo bisogna riconoscere che i primissimi passi di questo nuovo corso politico vanno in direzione diametralmente opposta.
    Le due massime cariche istituzionali, le presidenze del senato e della camera, dovrebbero essere ricoperte da persone dotate di equilibrio ed imparzialità in modo tale da salvaguardare le tantissime e differenti componenti della società.
    Invece, pare che i due rappresentanti appena eletti, nonostante le iniziali affermazioni di intenti, presentino connotati di grande divisività.
    Infine, la tanto sbandierata unità di intenti e di programmi si sta frantumando sotto i colpi della spartizione di potere secondo il vecchio collaudato copione.

  2. Ho 81 anni ed ho, mio malgrado, vissuto da piccolo i GUAI della Grande Guerra voluta e causata dai nazisti e, purtroppo appoggiata, malauguratamente dal governo italiano del momento che era fascista, ma cappeggiata da un ex segretario del partito Socialista (!!). L’accoglienza della coalizione vincente alle CAMERE RIUNITE da parte Presidente designato (senatore più anziano) a me è apparsa fortemente, ed aggiungo inopportunamente, ostile e tutt’altro che un benvenuto di buon lavoro! Ritengo ciò fortemente sbagliato, divisivo e foriero di non buoni auspici. Credo sicuramente che i tristi ricordi ed eventuali preoccupazioni di ciò che è avvenuto nel passato non ha niente a che vedere con la situazione attuale. I problemi, grazie a DIO (?), son ben altri! Siamo di fronte ad una coalizione di destra che credo sicuramente democratica, come quelle che governano molti Paesi liberi e democratici dell’occidente. Quindi, è fortemente inopportuno seminare ombre risalenti al nazifascismo! Lasciamo, quindi, lavorare questa maggioranza che gli italiani hanno voluto e, per favore, senza gratuite e dannose aggressioni!
    I signori rispettabili, che sono ancora innamorati della sinistra, a prescindere, non possono vantare attualmente nessun esempio di virtù e di proficua gestione della cosa pubblica, anzi! Essi, lo sappiamo, guardando i loro modelli, vogliono imporre la “loro democrazia” anche e sopratutto con le armi o con l’annientamento dei popoli che si oppongono!

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