Condivido molte cose scritte dall’amico Aldo Novellini (“Al voto il 25 settembre”) ma il fatto di ritenere “pericolosa” la parte politica per cui non si ha intenzione di votare è una cosa, a mio avviso, molto grave in democrazia che non si può giustificare con la critica ad alcuni punti programmatici: è una critica che si potrebbe definire ontologica, che riguarda l’essenza stessa dell’avversario.
E questo mi rattrista e mi preoccupa perché in una democrazia normale non dovrebbero essere di fronte forze mortalmente antagoniste (penso ad esempio alle grandi dittature del passato) e in politica, come disse candidamente Luigi Firpo quando si candidò un tempo per il Partito Repubblicano, “alla fine si sceglie sempre il meno peggio”.
Novellini scrive che nel centrodestra la componente centrista è del tutto irrilevante. Purtroppo non so quanto lo sia in una eventuale alleanza di “salute pubblica” a sinistra: tutti contro, l’alleanza tecnica di cui il PD ha parlato (Debora Serracchiani ad Agorà Estate su Raitre: «Con Calenda facciamo un'alleanza tecnica nei collegi uninominali»). Un gran pasticcio. Una affollatissima alleanza tecnica in cui sarebbero compresi: Calenda e Di Maio, Mastella e sardine, Renzi, Bonino e Toti, Conte e Di Battista, Bonelli e Fratoianni…
E i programmi? Ho letto il commento all’articolo di Novellini di Andrea Griseri, molto lucido, che indica la necessità di una alleanza su alcuni punti programmatici, a iniziare dai problemi messi in luce dalla siccità. E a questo proposito cita ad esempio una cosa che sto dicendo anche io da qualche tempo (leggo due quotidiani israeliani): perché non mettere in agenda la costruzione di desalinizzatori dell’acqua marina? In Israele ce ne sono diversi e irrigano il deserto del Negev, oltre a fornire l’80% dell’acqua potabile a Tel Aviv. Ma nel centrosinistra sarebbero d’accordo o farebbero la fine del termovalorizzatore di Roma? Gli ambientalisti californiani, nonostante la California sia afflitta da gravi ricorrenti siccità e incendi, si sono opposti alla loro costruzione e per ora il governo dello Stato (Democratico) ha dato loro ragione. Insomma, ci si mette d’accordo solo sul DDL Zan, il Gender o la cannabis libera?
Ma potremo citare anche i rigassificatori, la TAV ecc. ecc. e la stessa guerra in Ucraina con LeU che ha posizione diverse dagli altri.
Per Letta non è facile presentarsi agli elettori, dopo aver radicalizzato le posizioni del PD difendendo l’alleanza con Conte anche dopo la scissione di Di Maio, con una giravolta di 360 gradi.
Insomma, queste elezioni le può perdere solo il centrodestra e potrebbe anche succedere viste le gaffe di Salvini e la senescenza di Berlusconi… Dimenticavo lo schieramento compatto di tutti grandi Media al fianco del centrosinistra (ovviamente ad eccezione di Mediaset e dei piccoli giornali di centrodestra).
Ma una maggioranza di centrosinistra allargata rischia di fare la fine dell’Ulivo di prodiana memoria.
Secondo me l’ideale non è la maggioranza stile CLN, ma che Calenda, invece di allearsi con il PD, avesse fatto l’accordo con Renzi e le altre forze di centro, accordo ostacolato dai radicali di +Europa e dallo stesso Calenda, sia per problemi di rapporti personali con il leader di Italia Viva, sia non volendo i radicali una alleanza con un’area cattolica importante.
Solo un centro forte può sottrarre voti al centro destra. Invece Calenda e + Europa hanno scelto la strada più tortuosa di alleanze fragili, con veti vari su vari candidati che devono sparire dai collegi uninominali ma ricompaiono nelle rispettive liste.
E questo mi rattrista e mi preoccupa perché in una democrazia normale non dovrebbero essere di fronte forze mortalmente antagoniste (penso ad esempio alle grandi dittature del passato) e in politica, come disse candidamente Luigi Firpo quando si candidò un tempo per il Partito Repubblicano, “alla fine si sceglie sempre il meno peggio”.
Novellini scrive che nel centrodestra la componente centrista è del tutto irrilevante. Purtroppo non so quanto lo sia in una eventuale alleanza di “salute pubblica” a sinistra: tutti contro, l’alleanza tecnica di cui il PD ha parlato (Debora Serracchiani ad Agorà Estate su Raitre: «Con Calenda facciamo un'alleanza tecnica nei collegi uninominali»). Un gran pasticcio. Una affollatissima alleanza tecnica in cui sarebbero compresi: Calenda e Di Maio, Mastella e sardine, Renzi, Bonino e Toti, Conte e Di Battista, Bonelli e Fratoianni…
E i programmi? Ho letto il commento all’articolo di Novellini di Andrea Griseri, molto lucido, che indica la necessità di una alleanza su alcuni punti programmatici, a iniziare dai problemi messi in luce dalla siccità. E a questo proposito cita ad esempio una cosa che sto dicendo anche io da qualche tempo (leggo due quotidiani israeliani): perché non mettere in agenda la costruzione di desalinizzatori dell’acqua marina? In Israele ce ne sono diversi e irrigano il deserto del Negev, oltre a fornire l’80% dell’acqua potabile a Tel Aviv. Ma nel centrosinistra sarebbero d’accordo o farebbero la fine del termovalorizzatore di Roma? Gli ambientalisti californiani, nonostante la California sia afflitta da gravi ricorrenti siccità e incendi, si sono opposti alla loro costruzione e per ora il governo dello Stato (Democratico) ha dato loro ragione. Insomma, ci si mette d’accordo solo sul DDL Zan, il Gender o la cannabis libera?
Ma potremo citare anche i rigassificatori, la TAV ecc. ecc. e la stessa guerra in Ucraina con LeU che ha posizione diverse dagli altri.
Per Letta non è facile presentarsi agli elettori, dopo aver radicalizzato le posizioni del PD difendendo l’alleanza con Conte anche dopo la scissione di Di Maio, con una giravolta di 360 gradi.
Insomma, queste elezioni le può perdere solo il centrodestra e potrebbe anche succedere viste le gaffe di Salvini e la senescenza di Berlusconi… Dimenticavo lo schieramento compatto di tutti grandi Media al fianco del centrosinistra (ovviamente ad eccezione di Mediaset e dei piccoli giornali di centrodestra).
Ma una maggioranza di centrosinistra allargata rischia di fare la fine dell’Ulivo di prodiana memoria.
Secondo me l’ideale non è la maggioranza stile CLN, ma che Calenda, invece di allearsi con il PD, avesse fatto l’accordo con Renzi e le altre forze di centro, accordo ostacolato dai radicali di +Europa e dallo stesso Calenda, sia per problemi di rapporti personali con il leader di Italia Viva, sia non volendo i radicali una alleanza con un’area cattolica importante.
Solo un centro forte può sottrarre voti al centro destra. Invece Calenda e + Europa hanno scelto la strada più tortuosa di alleanze fragili, con veti vari su vari candidati che devono sparire dai collegi uninominali ma ricompaiono nelle rispettive liste.
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