Gender, un dibattito surreale



Paolo Girola    31 Luglio 2022       3

L’uso della parola donna è stata al centro di controversie durante alcune audizioni al Senato degli Stati Uniti.

A marzo di quest’anno il giudice (pardon, la giudice) Ketanji Brown Jackson (che il 30 giugno è diventata giudice della Corte Suprema USA) ha rifiutato di definire che cosa sia una "donna", dicendo di non essere una scienziata. Quando La senatrice Marsha Blackburn (repubblicana del Tennessee) nel corso di una audizione le chiese di definire "donna" Ketanji Brown Jackson ha risposto: "Non posso... non sono una biologa". La senatrice Blackburn ha ribattuto: "Il significato della parola donna è così poco chiaro e controverso che non può darmi una definizione?".

La cosa si è ripetuta in questi giorni sempre in una audizione al Senato USA. Una professoressa di giurisprudenza Khiara M. Bridges, docente alla UC Berkeley School of Law, ha accusato il senatore repubblicano Josh Hawley di essere "transfobico" durante una riunione della commissione giudiziaria del Senato dedicata al dibattito sulla sentenza della Corte Suprema che ha ribaltato la precedente Roe v. Wade (quella che ha stabilito che l’aborto non è un diritto costituzionale).

Perché? Il senatore aveva criticato il suo uso dell'espressione "persone con capacità di gravidanza" in sostituzione di "donne", un linguaggio che sarebbe neutrale e “ politicamente corretto” rispetto al genere.

Alcuni giornali americani hanno riportato lo scambio di battute, eccolo:

Il senatore Hawley: “Professoressa Bridges... lei ha parlato di persone con capacità di gravidanza. Sarebbero donne?"

Prof.ssa Bridges: “Molte donne, cis-donne hanno la capacità di gravidanza. Molte donne cis non hanno la capacità di gravidanza. Ci sono anche uomini trans che sono in grado di gravidanza, così come persone non binarie che sono in grado di gravidanza”.

Sen. Hawley: "Quindi questo non è davvero un problema di diritti delle donne…".

Prof.ssa Bridges: “Possiamo riconoscere che questo ha un impatto sulle donne, pur riconoscendo tutti che ha un impatto su altri gruppi. Queste cose non si escludono a vicenda, senatore Hawley”.

Sen. Hawley: "Il suo punto di vista è... è che il nucleo di questo diritto, quindi, riguarda cosa?"

Prof.ssa Bridges: "La sua linea di domande è transfobica e espone le persone trans alla violenza non riconoscendole".

Sen. Hawley: "Sta dicendo che sto inducendo le persone alla violenza, chiedendo se le donne sono o meno le persone che possono avere gravidanze?".

Prof.ssa Bridges: "Voglio notare che una persona transgender su cinque ha tentato il suicidio".

Sen. Hawley: “A causa della mia linea di domande? Quindi non possiamo parlarne?".

Prof.ssa Bridges: "Perché negare l'esistenza delle persone trans e fingere di non sapere che esistono…".

Sen. Hawley: "Nego l'esistenza delle persone trans chiedendole se lei parla di donne quando dice che hanno una gravidanza?".

Prof.ssa Bridges: "Crede che gli uomini possano rimanere incinti?".

Sen. Hawley: "No, non credo che gli uomini possano rimanere incinti".

Prof.ssa Bridges: "Quindi sta negando che le persone trans esistano".

Tutto questo si commenta da solo. Noto che la nostra società, che si crede illuminata dalla scienza, sta ripiombando in un oscurantismo che mi ricorda la caccia agli untori di manzoniana memoria e la definizione della peste del povero don Ferrante: non è sostanza e non è accidente quindi non esiste. E morì di peste.

Nei Promessi sposi (scritti per altro in un tempo in cui la medicina non aveva le conoscenze di oggi) Manzoni si domanda come poté accadere la caccia agli untori, con il silenzio complice di molti scienziati e dalle persone più colte, e concluse citando il Muratori: il buon senso se ne stette zitto per paura del senso comune.

“Il Foglio”, unico fra i grandi media italiani, ha dato notizia dell’appello firmato da centinaia fra medici, studiosi e intellettuali contro l’ideologia transgender nei bambini, appello pubblicato sul settimanale francese “Le Point” e sul quotidiano belga “Le Soir” (la femminista Elisabeth Badinter, il filosofo Rémi Brague, la politologa Chantal Delsol, l’ex presidente del Comitato di bioetica Didier Sicard e tanti altri).

Nell’appello si legge : “Noi scienziati, medici e studiosi delle scienze umane e sociali, facciamo appello ai media per presentare studi seri e scientificamente accertati riguardanti il ‘cambiamento di genere’ dei bambini nei programmi destinati a un vasto pubblico”. E prosegue: “Bambini e adolescenti vengono esibiti in programmi con i genitori per mostrare quanto sia benefico il cambiamento di genere senza che nessuno esprima la minima riserva o fornisca dati. Gli scienziati critici vengono insultati. Questi programmi ripetitivi hanno un effetto di indottrinamento sui giovani e i social lo accentuano. Ci opponiamo fermamente all’affermazione che donne e uomini siano semplicemente costrutti sociali. Non puoi scegliere il tuo sesso e ce ne sono solo due”.

Dunque gli scienziati critici vengono insultati: ma non solo, perdono pure il posto, come è successo allo psichiatra David Bell, (anche lui fra i firmatari dell’appello), ex presidente della British Psychoanalytic Society, a lungo dirigente della Tavistock Clinic di Londra, la più grande clinica inglese specializzata nel cambio di sesso dei minori. Bell ha compilato un rapporto in cui si riportavano le preoccupazioni di molti medici per il modo in cui si trattavano i minori. Un rapporto che gli è costato un’azione disciplinare, cui hanno fatto seguito le dimissioni. Era una questione di coscienza. “Non potevo andare avanti così… non potevo più vivere così, sapendo del cattivo trattamento che viene riservato ai bambini”.

L’appello è quanto mia attuale, visti la Ley Trans appena approvata in Spagna e l’iter avviato in Germania. E in Italia non va meglio, vista la possibilità di trattare con ormoni gli adolescenti cosiddetti in transizione per bloccar loro la pubertà.

Provando la massima compassione (che è un nobile sentimento) per chi si trova in certe situazioni, ho anche chiesto a un’amica psicoterapeuta di valore (di cui non faccio il nome per non esporla a rappresaglie e azioni disciplinari) se, come sostengono diversi psicologi americani, non sarebbe meglio soccorrere tramite la psicoterapia l’adolescente in crisi di identità, per cercare di fargli ritrovare una armonia con il suo sesso biologico (non entro nel merito dei suoi gusti sessuali) prima di renderlo un dipendente a vita da ormoni e altri farmaci (in pratica un malato). Mi ha riposto: ovviamente sì, ma non si può dire apertamente.

Non vi pare uno scandalo culturale e scientifico sul quale bisognerebbe riflettere seriamente, invece di emettere condanne di eresia?

Si potrà mai avere un dibattito serio nella società e fra i politici (penso anche agli amici del PD meno bacchettoni e proni al politicamente corretto)?


3 Commenti

  1. Sta emergendo in Occidente una nuova eugenetica, o meglio la camaleontica trasformazione delle eugenetiche del passato non a caso accompagnata da accessi di fanatismo e intolleranza. È questo il vero rischio di un ritorno di fiamma non tanto del fascismo ma del nazismo in prima persona poiché con quella ideologia la nuova eugenetica condivide numerosi ingredienti e la prospettiva della costruzione di un’inedita identità umana: vi è chi teorizza un imprecisato transumanesimo che altro non è se non l’ennesimo prodotto della mentalità antiumana che mira a dividere l’uomo dalla natura e poi gli uomini tra di loro, mentalità diabolica (dia-ballo, divido) in senso stretto, alternativa radicale a quell’ecologia integrale che è al centro della predicazione del Papa. Spengler pur avendo composto un discreto mattoncino a proposito di tramonto dell’Occidente avrebbe motivo di aggiungere qualche capitolo al suo capolavoro.

  2. Paolo Girola con grande coraggio osa infrangere un tabù, vale a dire che la teoria gender anziché essere ossequiata possa ancora esser criticata, pur esponendo chi ha l’ardire di farlo a rischi incalcolabili. Noi giornalisti, ad esempio, sappiamo che per superare i test triennali obbligatori di aggiornamento professionale (requisito fondamentale per mantenere l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti) occorre obbligatoriamente rispondere ai quesiti che la sessualità è fluida e che non esistono uomini e donne ma solo gente che cambia sesso. Non credo che la situazione sia diversa per gli altri ordini professionali e forse anche nei seminari la preoccupazione per il politicamente corretto rischia di prevalere sulle esigenze dell’annuncio del Vangelo. Stiamo ormai tutti sulla difensiva e implicitamente abbiamo acconsentito, per paura di non esser abbastanza politicamente corretti, che la società diventasse omosessualista. Non, come è sempre stato (nella prima repubblica quanti ministri gay ha avuto la Democrazia Cristiana? Nella Chiesa quanti vescovi e cardinali lo sono?) la tolleranza e un doveroso rispetto verso queste scelte. Ora si è passati a proporli come un modello. E noi ci siamo accontentati che l’eterosessualità, le famiglie “diverse” costituite da un uomo e una donna, fossero ancora tollerate, seppur con malcelato fastidio e disprezzo. Ma ora, ci ricorda Girola, la sfida è un’altra. Nelle società occidentali si è passati da una forte pressione sociale omosessualista ad una ancora più forte pressione al cambio di sesso. Ai bambini occidentali (delle classi inferiori ovviamente, perché la upper class è rigorosamente etero e assai prolifica) si inculca innanzitutto l’idea che non sono né maschi ne femmine, che la pubertà va bloccata in modo che possano consapevolmente decidere il loro sesso, In tutto ciò la vera vittima è la donna, che non vede più riconosciuta la sua meravigliosa diversità pur nella uguale dignità con l’uomo. Sotto questo profilo il trans è una parodia satanica di quello che San Giovanni Paolo II definiva il genio femminile. Non si può che osservare che questa deriva antiumana è possibile fermarla con il buon senso. Ognuno assuma i comportamenti sessuali che vuole nel limite del rispetto per gli altri e della decenza. Nessuno, tantomeno lo Stato deve dare patenti etiche, chi vuol esser gay lo sia, chi vuol cambiare sesso lo cambi, ma lo Stato non può imporre la fluidità sessuale a livello di massa. L’Occidente invece pare aver passato questo limite e, anche per questo, si trova in difficoltà rispetto a popoli e culture che rimangono saldamente ancorati alle leggi del diritto naturale e sono rispettosi delle leggi di natura senza per questo impedire a ciascuno l’esercizio della propria libertà. Ed è quello che l’Occidente deve riscoprire. Ma, per rimanere all’Italia che va verso il voto, quale forza politica osa fare una tale proposta di buon senso, di tolleranza, di laicità e di saggezza? Non si tratta di fare del moralismo di facciata, tantomeno di interferire in alcun modo con scelte che appartengono alla sfera intima delle persone, ma di esprimere una visione antropologica e sociale che sia capace di guardare al futuro.

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